I libri di Meneghello sono contrassegnati da una grande circolazione delle parole altrui, spesso non nella forma della riproduzione estesa, ma sempre con una sensibilità acutissima per le dinamiche dei comportamenti verbali, per le qualità (lucidità, ironia, forza icastica e conoscitiva) ma anche per i vizi, i limiti (ossificazione, standardizzazione, falsificazione) delle parole dei personaggi messi in scena, sé compreso. La voce narrante si pone frequentemente come centro di ‘smistamento’, metabolizzazione, commento, interpretazione, valorizzazione di singoli vocaboli, espressioni, detti memorabili (nel bene o nel male) dei suoi interlocutori. Le specificità linguistiche, gli idioletti individuali, catturati e riprodotti, alimentano la pagina e ricevono nuova linfa, vengono come rivitalizzati, dalla forza creatrice e espressiva di Meneghello. Il saggio si propone di analizzare ed esemplificare le due direttrici attraverso cui Meneghello agisce nel riprodurre le parole e i discorsi degli altri e dell’Io personaggio: quella della parola citata, nei modi del discorso diretto (in qualche caso con forme del discorso indiretto libero) e quella della parola trasposta, dell’incorniciamento delle parole altrui, secondo specifici processi di stilizzazione. Se si assume come punto di osservazione questo aspetto della scrittura di Meneghello i suoi libri tendono a ribadire o ridisegnare accostamenti dettati anche da altri elementi testuali. Emergono analogia di procedure in Libera nos a malo, Pomo pero, Fiori italiani; I piccoli maestri si pongono come un unicum, per lo spazio notevole lasciato alla citazione in presa diretta delle parole dei personaggi (riproduzione estensiva dettata dall’originalità dello scambio dialogico, dal contenuto trattato, dalla memorabilità del momento in cui si svolge il dialogo); mentre Bau-sète! e Il dispatrio costituiscono un dittico interessante per il numero e la tipologia di discorsi e conversazioni citati, di dialoghi narrati ma taciuti.
Caputo, F. (2019). Confronti di parole. Il dialogo nell'opera di Luigi Meneghello. In ForMaLit (a cura di), La lingua dell'esperienza. Attualità dell'opera di Luigi Meneghello (pp. 103-122). Verona : Cierre.
Confronti di parole. Il dialogo nell'opera di Luigi Meneghello
Caputo, F
2019
Abstract
I libri di Meneghello sono contrassegnati da una grande circolazione delle parole altrui, spesso non nella forma della riproduzione estesa, ma sempre con una sensibilità acutissima per le dinamiche dei comportamenti verbali, per le qualità (lucidità, ironia, forza icastica e conoscitiva) ma anche per i vizi, i limiti (ossificazione, standardizzazione, falsificazione) delle parole dei personaggi messi in scena, sé compreso. La voce narrante si pone frequentemente come centro di ‘smistamento’, metabolizzazione, commento, interpretazione, valorizzazione di singoli vocaboli, espressioni, detti memorabili (nel bene o nel male) dei suoi interlocutori. Le specificità linguistiche, gli idioletti individuali, catturati e riprodotti, alimentano la pagina e ricevono nuova linfa, vengono come rivitalizzati, dalla forza creatrice e espressiva di Meneghello. Il saggio si propone di analizzare ed esemplificare le due direttrici attraverso cui Meneghello agisce nel riprodurre le parole e i discorsi degli altri e dell’Io personaggio: quella della parola citata, nei modi del discorso diretto (in qualche caso con forme del discorso indiretto libero) e quella della parola trasposta, dell’incorniciamento delle parole altrui, secondo specifici processi di stilizzazione. Se si assume come punto di osservazione questo aspetto della scrittura di Meneghello i suoi libri tendono a ribadire o ridisegnare accostamenti dettati anche da altri elementi testuali. Emergono analogia di procedure in Libera nos a malo, Pomo pero, Fiori italiani; I piccoli maestri si pongono come un unicum, per lo spazio notevole lasciato alla citazione in presa diretta delle parole dei personaggi (riproduzione estensiva dettata dall’originalità dello scambio dialogico, dal contenuto trattato, dalla memorabilità del momento in cui si svolge il dialogo); mentre Bau-sète! e Il dispatrio costituiscono un dittico interessante per il numero e la tipologia di discorsi e conversazioni citati, di dialoghi narrati ma taciuti.File | Dimensione | Formato | |
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