Revoca della misura alternativa e detenzione domiciliare per la cura dei minori: la Consulta rimuove l’automatismo ma continua a imporre la regola di giudizio

L'Autore sottolinea come la Corte costituzionale sancisca il principio di non recessione dell’interesse del minore di fronte a preclusioni legislative ispirate a esigenze di difesa sociale. Tale principio ha condotto la Consulta nella sentenza n. 187 del 2019 a ritenere costituzionalmente illegittimo l’automatismo preclusivo alla concessione della detenzione domiciliare speciale e di quella “ordinaria” per la cura dei minori, che l’art. 58-quater, co. 1, 2 e 3, ord. penit. stabilisce per un periodo di tre anni a carico del condannato nei cui confronti sia stata revocata altra misura alternativa precedentemente concessagli. L'Autore rileva una pur timida evoluzione giurisprudenziale a seguito della quale più di recente si tende ad affermare la preminenza e la centralità della salvaguardia dell’interesse del minore cui mira la misura della detenzione domiciliare ordinaria: un interesse “esterno” ed eterogeneo rispetto alla persona del condannato e ai suoi progressi trattamentali. Alla luce di ciò, la Consulta avrebbe potuto, almeno in questa occasione, valorizzare la differente fisionomia della detenzione domestica ordinaria rispetto a quella della omologa detenzione speciale ed evitare di introdurre una presunzione relativa di pericolosità sociale della persona condannata, che neanche il legislatore ha ritenuto di prevedere nella disciplina di cui all’art. 47-ter, co. 1, lett. a) e b), ord. penit.