Nella scuola primaria, il tempo per le lezioni varia da 24 a 27 ore (il 38,4% degli studenti nell’a.s. 2015-2016), 30 ore (23,7%) fino alle 40 ore del “tempo pieno” (39,3%). Il tempo pieno non è scelto in modo uniforme sul territorio nazionale: nel 2015-16 il 58,5% degli studenti del Nord Italia ha frequentato una classe a tempo pieno, il 26% del Centro e solo il 15,5% nel Sud. È la legge 820/1971 a introdurre il tempo pieno nella scuola primaria: questa opzione nasce per realizzare un progetto educativo innovativo basato su valori di stampo democratico: obiettivo primario era quello di migliorare le condizioni culturali di ampia parte dei giovani studenti e in particolare di quelli che non potevano avere una valida assistenza familiare negli studi. Alla base del sistema del tempo pieno vi è un progetto educativo e organizzativo di tipo intensivo e inclusivo che coinvolge gli attori locali. Da un lato, i legami della scuola con la comunità locale e la cultura tradizionale e, dal l’altro, l’accettazione della diversità, il rispetto e la valorizzazione delle radici e delle identità individuali sono alla base dell’impianto progettuale di questa articolazione oraria. Il contributo vuole analizzare l’impatto del tempo pieno sulle performance di italiano e di matematica nella quinta primaria delle macro-aree nazionali sulla base dello status-socio-economico e culturale dello studente per l’a.s. 2015-16. L’obiettivo principale è cogliere se ci sono differenze nelle performance nelle diverse articolazioni orarie e se, effettivamente, il tempo pieno è uno strumento di volano per gli studenti delle fasce meno avvantaggiate. Gradienti di status socio-economici e culturali per ciascuna area territoriale sono alla base delle analisi. I principali risultati mostrano come le differenze sulle performance nei programmi sono molto contenute all’interno delle aree territoriali, in particolare per gli studenti di classe media. Le conclusioni portano a ritenere che gli eventuali effetti positivi del tempo pieno siano da ricercare altrove: l’effetto sul senso 210 di appartenenza alla scuola o sul metodo di studio è da indagare in modo più approfondito così come dovrebbe essere monitorato il legame con il tasso di occupazione femminile a tempo pieno.
Fiore, B. (2019). Tempo pieno e 27 ore nella scuola primaria: c’è qualche differenza nelle performance?. In Uno sguardo sulla scuola. II Seminario “I dati INVALSI: uno strumento per la ricerca”.. Franco Angeli.
Tempo pieno e 27 ore nella scuola primaria: c’è qualche differenza nelle performance?
Fiore, B
Primo
2019
Abstract
Nella scuola primaria, il tempo per le lezioni varia da 24 a 27 ore (il 38,4% degli studenti nell’a.s. 2015-2016), 30 ore (23,7%) fino alle 40 ore del “tempo pieno” (39,3%). Il tempo pieno non è scelto in modo uniforme sul territorio nazionale: nel 2015-16 il 58,5% degli studenti del Nord Italia ha frequentato una classe a tempo pieno, il 26% del Centro e solo il 15,5% nel Sud. È la legge 820/1971 a introdurre il tempo pieno nella scuola primaria: questa opzione nasce per realizzare un progetto educativo innovativo basato su valori di stampo democratico: obiettivo primario era quello di migliorare le condizioni culturali di ampia parte dei giovani studenti e in particolare di quelli che non potevano avere una valida assistenza familiare negli studi. Alla base del sistema del tempo pieno vi è un progetto educativo e organizzativo di tipo intensivo e inclusivo che coinvolge gli attori locali. Da un lato, i legami della scuola con la comunità locale e la cultura tradizionale e, dal l’altro, l’accettazione della diversità, il rispetto e la valorizzazione delle radici e delle identità individuali sono alla base dell’impianto progettuale di questa articolazione oraria. Il contributo vuole analizzare l’impatto del tempo pieno sulle performance di italiano e di matematica nella quinta primaria delle macro-aree nazionali sulla base dello status-socio-economico e culturale dello studente per l’a.s. 2015-16. L’obiettivo principale è cogliere se ci sono differenze nelle performance nelle diverse articolazioni orarie e se, effettivamente, il tempo pieno è uno strumento di volano per gli studenti delle fasce meno avvantaggiate. Gradienti di status socio-economici e culturali per ciascuna area territoriale sono alla base delle analisi. I principali risultati mostrano come le differenze sulle performance nei programmi sono molto contenute all’interno delle aree territoriali, in particolare per gli studenti di classe media. Le conclusioni portano a ritenere che gli eventuali effetti positivi del tempo pieno siano da ricercare altrove: l’effetto sul senso 210 di appartenenza alla scuola o sul metodo di studio è da indagare in modo più approfondito così come dovrebbe essere monitorato il legame con il tasso di occupazione femminile a tempo pieno.File | Dimensione | Formato | |
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