L’articolo affronta una metodologia che costruisce la partecipazione collettiva alle scelte di governo delle azioni sociali e del territorio e realizza uno sviluppo della comunità. Il nesso di causalità che unisce la progettazione partecipata alla democrazia diretta è rappresentato dalla relazione diretta, dallo scambio comunicazionale nell’azione sociale, che costituisce l’elemento di accesso alla conoscenza e, soprattutto, l’elemento motivazionale degli individui. La relazione diretta tra individui nel medesimo spazio, la soddisfazione del riconoscersi reciprocamente, la progettazione comune e partecipata di scelte d’azione che ricadono sulla collettività, costituiscono un modello di sviluppo di un gruppo sociale. L’incontro e la progettazione tra individui abitanti in un territorio circoscritto, propongono un’arricchimento ed una sintesi delle culture familiari presenti, ricostruiscono il confine dei valori esistenti ed esaltano gli apprendimenti del passato. Questo processo relazionale assolve ad una esigenza fondamentale della nostra esistenza: l’identificazione temporale, senza la quale non apparterremmo a niente. Se il territorio in cui viviamo diventa il luogo dell’incontro, della progettazione comune, del protagonismo dei singoli, ma anche del riconoscimento delle qualità degli altri da sè, si realizza un’altra componente fondamentale della nostra identità: la possibilità di provare una ricaduta affettiva sul territorio utilizzato, l’identificazione con lo spazio. L’identificazione temporale e l’identificazione spaziale, variabili costitutive dell’identità individuale, ci accompagnano nel maturare la convinzione di poter esistere come rappresentanti di un gruppo sociale, di fare parte di una comunità, di un “gruppo di appartenenza”. Il sentimento della appartenenza premia i nostri sforzi di mediare e creare assieme. Nell’articolo si continua a riflettere sul valore per i singoli individui partecipanti di essere coinvolti in una simile metodologia invasiva e si presentano gli effetti secondari sui ragazzi coinvolti in una esperienza concreta di progettazione partecipata.
Rossi, E. (2004). La chimera della progettazione partecipata: riflessioni sulla metodologia. PEDAGOGIKA.IT, 8(4).
La chimera della progettazione partecipata: riflessioni sulla metodologia
ROSSI, EUGENIO
2004
Abstract
L’articolo affronta una metodologia che costruisce la partecipazione collettiva alle scelte di governo delle azioni sociali e del territorio e realizza uno sviluppo della comunità. Il nesso di causalità che unisce la progettazione partecipata alla democrazia diretta è rappresentato dalla relazione diretta, dallo scambio comunicazionale nell’azione sociale, che costituisce l’elemento di accesso alla conoscenza e, soprattutto, l’elemento motivazionale degli individui. La relazione diretta tra individui nel medesimo spazio, la soddisfazione del riconoscersi reciprocamente, la progettazione comune e partecipata di scelte d’azione che ricadono sulla collettività, costituiscono un modello di sviluppo di un gruppo sociale. L’incontro e la progettazione tra individui abitanti in un territorio circoscritto, propongono un’arricchimento ed una sintesi delle culture familiari presenti, ricostruiscono il confine dei valori esistenti ed esaltano gli apprendimenti del passato. Questo processo relazionale assolve ad una esigenza fondamentale della nostra esistenza: l’identificazione temporale, senza la quale non apparterremmo a niente. Se il territorio in cui viviamo diventa il luogo dell’incontro, della progettazione comune, del protagonismo dei singoli, ma anche del riconoscimento delle qualità degli altri da sè, si realizza un’altra componente fondamentale della nostra identità: la possibilità di provare una ricaduta affettiva sul territorio utilizzato, l’identificazione con lo spazio. L’identificazione temporale e l’identificazione spaziale, variabili costitutive dell’identità individuale, ci accompagnano nel maturare la convinzione di poter esistere come rappresentanti di un gruppo sociale, di fare parte di una comunità, di un “gruppo di appartenenza”. Il sentimento della appartenenza premia i nostri sforzi di mediare e creare assieme. Nell’articolo si continua a riflettere sul valore per i singoli individui partecipanti di essere coinvolti in una simile metodologia invasiva e si presentano gli effetti secondari sui ragazzi coinvolti in una esperienza concreta di progettazione partecipata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.