Negli ultimi 15-20 anni si è sviluppato un interesse sempre maggiore rispetto al possibile legame tra dieta, acidi grassi e sintomatologia ADHD. Il legame tra acidi grassi e l’ADHD risulta essere infatti plausibile da un punto di vista fisiologico, dal momento che questi sono essenziali per lo sviluppo neurale e per la comunicazione cellulare. Alcuni studi hanno suggerito come la carenza di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 possa essere uno dei molteplici fattori eziologici del disturbo e come, di conseguenza, tali molecole possano essere prese in considerazione come possibili coadiuvanti ai trattamenti tradizionali. In questo lavoro, presentiamo criticamente i risultati di due recenti meta-analisi, con l’obiettivo di capire se bambini con ADHD mostrino effettivamente una differente disponibilità a livello ematico di omega-3 rispetto a bambini con sviluppo tipico, e di verificare lo stato dell’arte riguardo all’efficacia della supplementazione con omega-3 sui sintomi. Analizzando i due studi, emerge come i livelli ematici di omega-3 siano significativamente ridotti in bambini con ADHD e che gli acidi grassi della serie omega-3 possano risultare utili come co-adiuvanti al trattamento tradizionale, farmacologico o comportamentale, per il loro marginale effetto sulla sintomatologia comportamentale. Ulteriori studi clinici sono tuttavia necessari prima di poter esprimere considerazioni definitive circa l’utilizzo di omega-3 nell’ADHD.

Crippa, A., Nobile, M. (2017). L’uso di omega-3 per i bambini con ADHD. Tra mito e realtà. Una rassegna di studi scientifici di efficacia. DISTURBI DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ, 13(1).

L’uso di omega-3 per i bambini con ADHD. Tra mito e realtà. Una rassegna di studi scientifici di efficacia

Crippa, A
;
2017

Abstract

Negli ultimi 15-20 anni si è sviluppato un interesse sempre maggiore rispetto al possibile legame tra dieta, acidi grassi e sintomatologia ADHD. Il legame tra acidi grassi e l’ADHD risulta essere infatti plausibile da un punto di vista fisiologico, dal momento che questi sono essenziali per lo sviluppo neurale e per la comunicazione cellulare. Alcuni studi hanno suggerito come la carenza di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 possa essere uno dei molteplici fattori eziologici del disturbo e come, di conseguenza, tali molecole possano essere prese in considerazione come possibili coadiuvanti ai trattamenti tradizionali. In questo lavoro, presentiamo criticamente i risultati di due recenti meta-analisi, con l’obiettivo di capire se bambini con ADHD mostrino effettivamente una differente disponibilità a livello ematico di omega-3 rispetto a bambini con sviluppo tipico, e di verificare lo stato dell’arte riguardo all’efficacia della supplementazione con omega-3 sui sintomi. Analizzando i due studi, emerge come i livelli ematici di omega-3 siano significativamente ridotti in bambini con ADHD e che gli acidi grassi della serie omega-3 possano risultare utili come co-adiuvanti al trattamento tradizionale, farmacologico o comportamentale, per il loro marginale effetto sulla sintomatologia comportamentale. Ulteriori studi clinici sono tuttavia necessari prima di poter esprimere considerazioni definitive circa l’utilizzo di omega-3 nell’ADHD.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
ADHD, acido docosaesaenoico, acido eicosapentaenoico, acidi grassi omega-3
Italian
dic-2017
2017
13
1
none
Crippa, A., Nobile, M. (2017). L’uso di omega-3 per i bambini con ADHD. Tra mito e realtà. Una rassegna di studi scientifici di efficacia. DISTURBI DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ, 13(1).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/190282
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