Introduzione: L’aprassia ideomotoria (IMA) è un deficit neuropsicologico, che consiste nell’incapacità di compiere movimenti intenzionali, imitare gesti e usare strumenti (Goldenberg, 1995). È stato proposto che dipenda da un difficoltoso accesso allo schema corporeo (Buxbaum, 2000), in questa prospettiva l’IMA non viene definita come un disordine di programmazione motoria, ma come un disturbo di interpretazione e riproduzione di specifiche configurazioni del corpo in riferimento allo spazio. Si ipotizza quindi che, ristabilendo una corretta funzionalità dello schema corporeo, si possa andare ad impattare positivamente sul disturbo prassico. A tal fine si è utilizzato un training motorio di Mirror Box (MB), una tecnica riabilitativa che, inducendo l’incorporazione di un arto riflesso, andrebbe a modulare lo schema corporeo dei pazienti (Romano, Bottini, & Maravita, 2013). Materiali e Metodi: Abbiamo valutato 10 pazienti con IMA in 4 tempi diversi (T1, T2, T3, T4), a distanza di una settimana l’uno dall’altro, attraverso test standard per l’IMA (de Renzi 1980; Spinnler e Tognoni 1987). T1 coincideva con la prima valutazione, T2 veniva rilevato dopo una settimana di riposo utile a determinare la stabilità del deficit. T3 e T4 seguivano rispettivamente una settimana di trattamento specifico che poteva essere con MB (sperimentale) o senza MB (controllo). L’ordine dei due trattamenti è stato controbilanciato tra i soggetti delineando un disegno sperimentale cross-over. Ciascun training veniva svolto cinque giorni a settimana, per venti minuti al giorno (10 per mano). Il trattamento sperimentale consisteva in una versione modificata del tipico uso della MB. Durante il training i pazienti eseguivano con la mano nascosta nella MB gli stessi movimenti osservati nello specchio che, nella nostra versione modificata, venivano compiuti da un terapista che posizionava il proprio arto di fronte allo specchio in modo da fornire la visione di una mano sana in posizione anatomica rispetto al paziente. Il training di controllo consisteva nell’imitare i gesti eseguiti dal terapista che si trovava seduto di fronte al paziente, un metodo diffuso nel trattamento dell’IMA. Risultati: I dati preliminari ai T-test Bayesiani per campioni appaiati suggeriscono per un migliore recupero dell’aprassia in seguito al training effettuato con la MB, sia rispetto alla settimana di riposo sia rispetto alla settimana di trattamento di controllo, ciascun paziente ha mostrato un andamento in linea con il dato di gruppo. Discussione: I nostri risultati, supportano l’idea che la visione nello specchio dei movimenti correttamente eseguiti dallo sperimentatore possa impattare lo schema corporeo del paziente e facilitare il recupero dell’IMA. La visione della mano nello specchio verrebbe esperita come sovrapposta alla posizione anatomica dall’arto nascosto e che presenta i deficit conseguenti all’IMA. Tale visione di un arto sano e performante verrebbe incorporata nella rappresentazione corporea dei pazienti, facilitando così la programmazione e l’esecuzione dei gesti.

Tosi, G., Romano, D., Moro, V., Gobbetto, V., Maravita, A. (2017). Mirror Box Illusion come nuovo approccio riabilitativo per l’aprassia ideomotoria. In Atti del congresso Società Italiana di NeuroPsicologia (SINP), conferenza annuale 2017.

Mirror Box Illusion come nuovo approccio riabilitativo per l’aprassia ideomotoria

TOSI, GIORGIA;Romano, D;Maravita, A
2017

Abstract

Introduzione: L’aprassia ideomotoria (IMA) è un deficit neuropsicologico, che consiste nell’incapacità di compiere movimenti intenzionali, imitare gesti e usare strumenti (Goldenberg, 1995). È stato proposto che dipenda da un difficoltoso accesso allo schema corporeo (Buxbaum, 2000), in questa prospettiva l’IMA non viene definita come un disordine di programmazione motoria, ma come un disturbo di interpretazione e riproduzione di specifiche configurazioni del corpo in riferimento allo spazio. Si ipotizza quindi che, ristabilendo una corretta funzionalità dello schema corporeo, si possa andare ad impattare positivamente sul disturbo prassico. A tal fine si è utilizzato un training motorio di Mirror Box (MB), una tecnica riabilitativa che, inducendo l’incorporazione di un arto riflesso, andrebbe a modulare lo schema corporeo dei pazienti (Romano, Bottini, & Maravita, 2013). Materiali e Metodi: Abbiamo valutato 10 pazienti con IMA in 4 tempi diversi (T1, T2, T3, T4), a distanza di una settimana l’uno dall’altro, attraverso test standard per l’IMA (de Renzi 1980; Spinnler e Tognoni 1987). T1 coincideva con la prima valutazione, T2 veniva rilevato dopo una settimana di riposo utile a determinare la stabilità del deficit. T3 e T4 seguivano rispettivamente una settimana di trattamento specifico che poteva essere con MB (sperimentale) o senza MB (controllo). L’ordine dei due trattamenti è stato controbilanciato tra i soggetti delineando un disegno sperimentale cross-over. Ciascun training veniva svolto cinque giorni a settimana, per venti minuti al giorno (10 per mano). Il trattamento sperimentale consisteva in una versione modificata del tipico uso della MB. Durante il training i pazienti eseguivano con la mano nascosta nella MB gli stessi movimenti osservati nello specchio che, nella nostra versione modificata, venivano compiuti da un terapista che posizionava il proprio arto di fronte allo specchio in modo da fornire la visione di una mano sana in posizione anatomica rispetto al paziente. Il training di controllo consisteva nell’imitare i gesti eseguiti dal terapista che si trovava seduto di fronte al paziente, un metodo diffuso nel trattamento dell’IMA. Risultati: I dati preliminari ai T-test Bayesiani per campioni appaiati suggeriscono per un migliore recupero dell’aprassia in seguito al training effettuato con la MB, sia rispetto alla settimana di riposo sia rispetto alla settimana di trattamento di controllo, ciascun paziente ha mostrato un andamento in linea con il dato di gruppo. Discussione: I nostri risultati, supportano l’idea che la visione nello specchio dei movimenti correttamente eseguiti dallo sperimentatore possa impattare lo schema corporeo del paziente e facilitare il recupero dell’IMA. La visione della mano nello specchio verrebbe esperita come sovrapposta alla posizione anatomica dall’arto nascosto e che presenta i deficit conseguenti all’IMA. Tale visione di un arto sano e performante verrebbe incorporata nella rappresentazione corporea dei pazienti, facilitando così la programmazione e l’esecuzione dei gesti.
abstract + slide
Mirror Box, Ideomotor Apraxia
Italian
Società Italiana di NeuroPsicologia (SINP), Conferenza annuale 2017
2017
Atti del congresso Società Italiana di NeuroPsicologia (SINP), conferenza annuale 2017
2017
none
Tosi, G., Romano, D., Moro, V., Gobbetto, V., Maravita, A. (2017). Mirror Box Illusion come nuovo approccio riabilitativo per l’aprassia ideomotoria. In Atti del congresso Società Italiana di NeuroPsicologia (SINP), conferenza annuale 2017.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/190140
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