Nell’ambito del programma di ricerca multidisciplinare MESC (PRIN2006) sono state rilevate diverse morfologie legate alla fuoriuscita di fluidi dal fondo, ubicate lungo la parte esterna della piattaforma, nel settore occidentale del Plateau di Malta (Canale di Sicilia; Savini et alii 2009; Cangemi et alii, 2010). In particolare, Savini et alii (2009) hanno descritto due principali tipologie di strutture: (1) vulcani di fango quiescenti e (2) ridges. L’utilizzo di sensori remoti (ecoscandaglio multifascio, sonar a scansione laterale, profilatore del substrato) e l’acquisizione di filmati video (tramite veicoli subacquei filoguidati) hanno permesso d’individuare tali ridges, e di descriverne alcuni aspetti biologici, litologici e stratigrafici (Savini et alii, 2009), ma solo un dettagliato studio multidisciplinare di alcuni campioni prelevati all’interno di tali strutture, ha potuto meglio chiarire la natura e l’origine di queste morfologie. Nel ridge più esteso sono state prelevate due carote di sedimento tramite carotiere a gravità. La carota GC01-MV02 è stata prelevata sul fianco del ridge, ad una profondità di 141 m, ed è lunga 176 cm. La carota GC02-MV03 è stata prelevata a 144 m di profondità, esattamente sul top del ridge ed è lunga 81 cm. Sulle due carote sono stati condotti studi sedimentologici, paleontologici (paleoecologia e biostratigrafia) e mineralogici. Infine sono state condotte datazioni U/Th presso l’Università di Berna (Svizzera). Per la carota GC01-MV02 sono stati identificati 2582 esemplari di molluschi e brachiopodi appartenenti a 209 specie, mentre per la carota GC01-MV03 1388 esemplari appartenenti a 128 specie. Entrambe le carote sono costituite da una frazione fangosa nella parte sommitale, caratterizzata dalla presenza di specie indicative di biocenosi circalitorali tra cui Detritico Costiero (DC), Fanghi Terrigeni Costieri (VTC) e Fanghi Profondi (VP). Spostandosi verso la porzione basale di entrambe le carote aumenta la frazione sabbiosa, fino ad un cambio sedimentologico netto dovuto alla comparsa di un livello biocostruito fratturato. In corrispondenza del livello sabbioso sono presenti specie mistofile e psefofile (30% di specie identificate connesse al DC), mentre il substrato duro alla base delle carote si accompagna alla comparsa di specie associate alla biocenosi del Coralligeno (C). Si registra tuttavia un mixing proprio tra queste specie rappresentative di biocenosi circalitorali ed esemplari ben conservati appartenenti a specie di ambienti possibilmente o strettamente infralitorali, legati a biocenosi come Prateria a Posidonia (HP) e Alghe Fotofile (AP). Tra queste: Thracia corbuloides (HP), Rissoa violacea lilacina (AP), Raphitoma echinata (C), Cerithiopsis tubercularis (C), Homalopoma sanguineum (HP/C), molte specie del genere Alvania (HP), Glycimeris glycimeris (specie indicative di acque basse). La biocostruzione è massiva e densa, dominata da alghe coralline tra cui Lithophyllum stictaeforme (Areshoug in J. Agardh) Hauck (1878), Titanoderma pustulatum (J.V.Lamouroux) Nägeli in Nägeli & Cramer 1858, quantitativamente dominanti, Titanoderma sp., Phymatoliton cf. calcareum (Pallas) Adey & Mc Kibbin (1970), Neogoniolithon sp. e Mesophyllum sp. All’interno della porzione biocostruita della carota GC01-MV02, l’intervallo 132-156 cm è molto peculiare: la biocostruzione è interrotta dall’accumulo caotico di ghiaia e ciottoli di natura sia extra-bacinale (quarzo) sia intra-bacinale (gusci, piccoli frammenti di biocostruzione algale ma anche aggregati fino a 4 cm di diametro contenenti anche abbondanti frammenti di Halimeda sp.). I gusci presentano uno stato di conservazione molto variabile. Alcuni sono interi e perfettamente conservati, altri molto abrasi e caratterizzati dal colore grigio. L’associazione bentonica ricostruita, indipendentemente dalla conservazione, è rappresentativa di acque basse, con 65% delle specie riconosciute connesso a biocenosi infralitorali come HP e AP (Venus verrucosa, Linnaeus, 1758; Rissoina bruguieri, (Payraudeau, 1826); Gibberula miliaria, (Linnaeus, 1758), Columbella rustica, (Linnaeus, 1758)) o addirittura distribuite nel meso-infralitorale (Barleeia gougeti (Michaud, 1830). Un aspetto interessante del suddetto intervallo (132-156 cm) è rappresentato anche dalla presenza sporadica di alcuni elementi intra-bacinali avvolti da una patina nera, lucida e liscia al tatto. Osservazioni al SEM non hanno evidenziato strutture mineralogiche riconoscibili, ma la patina sembra fibrosa e molto porosa. Sulla superficie sono state rinvenute sferule framboidali di solfuri di Fe. L’analisi al diffrattometro a raggi X su un frammento biogenico (alga corallina) coperto da questa patina ha rilevato solo la presenza di calcite (di cui il 51% alta in magnesio) rappresentativa del tallo algale. Analisi puntiformi EDS hanno mostrato anche la presenza di CaSO4, silicati di Al e Mg, nonché di picchi di carbonio possibilmente di natura organica. Sulla base delle datazioni U/TH effettuate, la porzione biocostruita della carota GC01_MV02 è attribuibile al MIS 6, in accordo con le interpretazioni suggerite dallo studio della stratigrafia sismica e l’analisi biostratigrafica dell’associazione a nannofossili (Savini et alii, 2009). Entrambe le carote hanno registrato sicuramente una trasgressione marina, e la biocostruzione rinvenuta alla base, costituita per lo più da alghe rosse calcaree, è assimilabile alla biocostruzione coralligena attuale. La biocostruzione, rappresentando un elemento morfologico tridimensionale (Bracchi et alii, 2015), può aver svolto un ruolo attivo nella formazione del ridge nel passato.
Bracchi, V., Basso, D., Savini, A., Malinverno, E., Corselli, C. (2017). Ridges di origine problematica sul Plateau di Malta (Canale di Sicilia, Italia).. Intervento presentato a: La geologia marina in Italia- Secondo convegno dei geologi marini italiani, Roma.
Ridges di origine problematica sul Plateau di Malta (Canale di Sicilia, Italia).
Bracchi, VA;Basso, D
;Savini, A;Malinverno, E;Corselli, C.
2017
Abstract
Nell’ambito del programma di ricerca multidisciplinare MESC (PRIN2006) sono state rilevate diverse morfologie legate alla fuoriuscita di fluidi dal fondo, ubicate lungo la parte esterna della piattaforma, nel settore occidentale del Plateau di Malta (Canale di Sicilia; Savini et alii 2009; Cangemi et alii, 2010). In particolare, Savini et alii (2009) hanno descritto due principali tipologie di strutture: (1) vulcani di fango quiescenti e (2) ridges. L’utilizzo di sensori remoti (ecoscandaglio multifascio, sonar a scansione laterale, profilatore del substrato) e l’acquisizione di filmati video (tramite veicoli subacquei filoguidati) hanno permesso d’individuare tali ridges, e di descriverne alcuni aspetti biologici, litologici e stratigrafici (Savini et alii, 2009), ma solo un dettagliato studio multidisciplinare di alcuni campioni prelevati all’interno di tali strutture, ha potuto meglio chiarire la natura e l’origine di queste morfologie. Nel ridge più esteso sono state prelevate due carote di sedimento tramite carotiere a gravità. La carota GC01-MV02 è stata prelevata sul fianco del ridge, ad una profondità di 141 m, ed è lunga 176 cm. La carota GC02-MV03 è stata prelevata a 144 m di profondità, esattamente sul top del ridge ed è lunga 81 cm. Sulle due carote sono stati condotti studi sedimentologici, paleontologici (paleoecologia e biostratigrafia) e mineralogici. Infine sono state condotte datazioni U/Th presso l’Università di Berna (Svizzera). Per la carota GC01-MV02 sono stati identificati 2582 esemplari di molluschi e brachiopodi appartenenti a 209 specie, mentre per la carota GC01-MV03 1388 esemplari appartenenti a 128 specie. Entrambe le carote sono costituite da una frazione fangosa nella parte sommitale, caratterizzata dalla presenza di specie indicative di biocenosi circalitorali tra cui Detritico Costiero (DC), Fanghi Terrigeni Costieri (VTC) e Fanghi Profondi (VP). Spostandosi verso la porzione basale di entrambe le carote aumenta la frazione sabbiosa, fino ad un cambio sedimentologico netto dovuto alla comparsa di un livello biocostruito fratturato. In corrispondenza del livello sabbioso sono presenti specie mistofile e psefofile (30% di specie identificate connesse al DC), mentre il substrato duro alla base delle carote si accompagna alla comparsa di specie associate alla biocenosi del Coralligeno (C). Si registra tuttavia un mixing proprio tra queste specie rappresentative di biocenosi circalitorali ed esemplari ben conservati appartenenti a specie di ambienti possibilmente o strettamente infralitorali, legati a biocenosi come Prateria a Posidonia (HP) e Alghe Fotofile (AP). Tra queste: Thracia corbuloides (HP), Rissoa violacea lilacina (AP), Raphitoma echinata (C), Cerithiopsis tubercularis (C), Homalopoma sanguineum (HP/C), molte specie del genere Alvania (HP), Glycimeris glycimeris (specie indicative di acque basse). La biocostruzione è massiva e densa, dominata da alghe coralline tra cui Lithophyllum stictaeforme (Areshoug in J. Agardh) Hauck (1878), Titanoderma pustulatum (J.V.Lamouroux) Nägeli in Nägeli & Cramer 1858, quantitativamente dominanti, Titanoderma sp., Phymatoliton cf. calcareum (Pallas) Adey & Mc Kibbin (1970), Neogoniolithon sp. e Mesophyllum sp. All’interno della porzione biocostruita della carota GC01-MV02, l’intervallo 132-156 cm è molto peculiare: la biocostruzione è interrotta dall’accumulo caotico di ghiaia e ciottoli di natura sia extra-bacinale (quarzo) sia intra-bacinale (gusci, piccoli frammenti di biocostruzione algale ma anche aggregati fino a 4 cm di diametro contenenti anche abbondanti frammenti di Halimeda sp.). I gusci presentano uno stato di conservazione molto variabile. Alcuni sono interi e perfettamente conservati, altri molto abrasi e caratterizzati dal colore grigio. L’associazione bentonica ricostruita, indipendentemente dalla conservazione, è rappresentativa di acque basse, con 65% delle specie riconosciute connesso a biocenosi infralitorali come HP e AP (Venus verrucosa, Linnaeus, 1758; Rissoina bruguieri, (Payraudeau, 1826); Gibberula miliaria, (Linnaeus, 1758), Columbella rustica, (Linnaeus, 1758)) o addirittura distribuite nel meso-infralitorale (Barleeia gougeti (Michaud, 1830). Un aspetto interessante del suddetto intervallo (132-156 cm) è rappresentato anche dalla presenza sporadica di alcuni elementi intra-bacinali avvolti da una patina nera, lucida e liscia al tatto. Osservazioni al SEM non hanno evidenziato strutture mineralogiche riconoscibili, ma la patina sembra fibrosa e molto porosa. Sulla superficie sono state rinvenute sferule framboidali di solfuri di Fe. L’analisi al diffrattometro a raggi X su un frammento biogenico (alga corallina) coperto da questa patina ha rilevato solo la presenza di calcite (di cui il 51% alta in magnesio) rappresentativa del tallo algale. Analisi puntiformi EDS hanno mostrato anche la presenza di CaSO4, silicati di Al e Mg, nonché di picchi di carbonio possibilmente di natura organica. Sulla base delle datazioni U/TH effettuate, la porzione biocostruita della carota GC01_MV02 è attribuibile al MIS 6, in accordo con le interpretazioni suggerite dallo studio della stratigrafia sismica e l’analisi biostratigrafica dell’associazione a nannofossili (Savini et alii, 2009). Entrambe le carote hanno registrato sicuramente una trasgressione marina, e la biocostruzione rinvenuta alla base, costituita per lo più da alghe rosse calcaree, è assimilabile alla biocostruzione coralligena attuale. La biocostruzione, rappresentando un elemento morfologico tridimensionale (Bracchi et alii, 2015), può aver svolto un ruolo attivo nella formazione del ridge nel passato.File | Dimensione | Formato | |
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