Le città hanno sempre rappresentato luoghi di inclusione sociale, spazi di libertà nei quali accogliere e rappresentare i cittadini, al di là delle loro differenze di ceto, di religione e di appartenenza etnica. In tal senso la città è il luogo in cui storicamente è stata data forma istituzionale alla tutela dei diritti civili, politici e sociali. Tuttavia nelle città sono sempre esistite anche zone d’ombra, aree povere e di esclusione sociale nelle quali il godimento dei diritti formali non è stato sufficiente per avere uguaglianza sociale. La saggistica ha fornito esempi numerosi e bene documentati sull’argomento. In generale, le analisi si sono concentrate sui processi di esclusione urbana dei soggetti più deboli, con attenzione al possesso delle risorse tradizionali, sia materiali sia immateriali. Minore attenzione è stata invece dedicata al ruolo svolto dai luoghi e dai tempi urbani nelle dinamiche dell’esclusione, coerentemente con la presenza di un approccio culturale che tende a ridurre queste dimensioni a componenti, al più, contestuali delle azioni sociali. I saggi raccolti nel volume condividono, al contrario, la convinzione che luoghi e tempi urbani rappresentino elementi costitutivi dei fenomeni sociali e che la morfologia sociale delle città contemporanee abbia aumentato, anziché ridotto, l’esclusione dei soggetti più deboli. Le trasformazioni avvenute sia a livello della distribuzione degli insediamenti sia nella composizione sociale delle popolazioni urbane, hanno aggiunto alle disuguaglianze tradizionali anche quelle relative all’accesso e all’uso degli spazi urbani. La città rischia allora di diventare un luogo di esclusione non solo per i ceti sociali più poveri, che ne occupano gli spazi interstiziali, ma anche per quelli medi che, costretti a lasciare i quartieri tradizionali a causa dell’aumento dei valori immobiliari, vivono in aree peri-urbane spesso connotate da bassa qualità urbana e da carenza di servizi.
Colleoni, M. (2009). Mobilità urbana, accessibilità e equità sociale. Uno studio comparato in quattro aree metropolitane europee. In M. Bergamaschi, M. Colleoni, F. Martinelli (a cura di), La città: bisogni, desideri, diritti. Dimensioni spazio-temporali dell’esclusione urbana (pp. 230-242). Milano : Franco Angeli.
Mobilità urbana, accessibilità e equità sociale. Uno studio comparato in quattro aree metropolitane europee
COLLEONI, MATTEO
2009
Abstract
Le città hanno sempre rappresentato luoghi di inclusione sociale, spazi di libertà nei quali accogliere e rappresentare i cittadini, al di là delle loro differenze di ceto, di religione e di appartenenza etnica. In tal senso la città è il luogo in cui storicamente è stata data forma istituzionale alla tutela dei diritti civili, politici e sociali. Tuttavia nelle città sono sempre esistite anche zone d’ombra, aree povere e di esclusione sociale nelle quali il godimento dei diritti formali non è stato sufficiente per avere uguaglianza sociale. La saggistica ha fornito esempi numerosi e bene documentati sull’argomento. In generale, le analisi si sono concentrate sui processi di esclusione urbana dei soggetti più deboli, con attenzione al possesso delle risorse tradizionali, sia materiali sia immateriali. Minore attenzione è stata invece dedicata al ruolo svolto dai luoghi e dai tempi urbani nelle dinamiche dell’esclusione, coerentemente con la presenza di un approccio culturale che tende a ridurre queste dimensioni a componenti, al più, contestuali delle azioni sociali. I saggi raccolti nel volume condividono, al contrario, la convinzione che luoghi e tempi urbani rappresentino elementi costitutivi dei fenomeni sociali e che la morfologia sociale delle città contemporanee abbia aumentato, anziché ridotto, l’esclusione dei soggetti più deboli. Le trasformazioni avvenute sia a livello della distribuzione degli insediamenti sia nella composizione sociale delle popolazioni urbane, hanno aggiunto alle disuguaglianze tradizionali anche quelle relative all’accesso e all’uso degli spazi urbani. La città rischia allora di diventare un luogo di esclusione non solo per i ceti sociali più poveri, che ne occupano gli spazi interstiziali, ma anche per quelli medi che, costretti a lasciare i quartieri tradizionali a causa dell’aumento dei valori immobiliari, vivono in aree peri-urbane spesso connotate da bassa qualità urbana e da carenza di servizi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.