Introduzione. Il valore educativo dell’esperienza riflessiva nella formazione dei professionisti sanitari è un argomento di cruciale rilevanza in un mondo sempre più mutevole e complesso (UNESCO, 2009). Uno dei modi attuali per riflettere su questo avviene attraverso l’uso di metafore, il cui impiego dimostra implicazioni pratiche capaci di migliorare l’agire clinico, educativo, preventivo e terapeutico dei curanti. Obiettivo. Sebbene le metafore “multimodali “(musica, narrazioni, cinema, video games ecc.) siano già utilizzate nelle Medical Humanities (Charon, 2006) è tuttavia ancora molto forte la resistenza che diversi contesti sanitari nutrono verso la formazione art-based. Per questo, ho voluto fare un passo indietro per capire se e come le metafore “linguistiche” (più facilmente veicolabili nella formazione) possano avere ricadute simili nelle pratiche di cura e nella cultura della Medicina Generale, settore facilmente accessibile da tutti i pazienti europei. Metodologia. Nel motore di ricerca PubMed ho triangolato diverse stringhe contenenti i domini “metafora”, “Medicina Generale/Infermieristica” e “ricerca qualitativa”. I risultati sono stati selezionati con i limiti: lingua (inglese), anni (1990-2015), metodi (qualitativi, inclusi misti e quantitativi solo se milestone) e tipologia dati (review, articoli e libri; inclusi position paper pubblicati in riviste con IF). Dopo aver letto i full-text e soddisfatto i criteri di ridondanza e ricorsività, ho seguito il metodo dello snowballing fino alla saturazione dei dati. Le fonti totali sono 43. Risultati. Dalla letteratura si evince che: a) le metafore linguistiche aumentano la comprensione dei vissuti dei pazienti; b) possono facilitare la spiegazione delle diagnosi mediche; c) riducono i tempi diagnostici di alcune malattie; d) riflettere sulle metafore che i medici hanno rispetto ad una patologia (AIDS, tumore, lebbra, asma infantile ecc.) li aiuta a comprendere quali pregiudizi e impliciti veicolano inconsapevolmente nella relazione coi pazienti; e) se non riflettute, possono avere un effetto iatrogeno sui pazienti e sul loro vissuto di malattia; f) sono utili per ripensare, contenere e decostruire lo stress lavorativo, permettendo ai curanti una maggiore resilienza; g) nelle organizzazioni ed équipe sanitarie aiutano a spiegare i cambiamenti, generando comunità capaci di riflettere sui processi entro cui sono immerse; h) nella formazione aumentano il pensiero riflessivo, critico, creativo e consentono ai professionisti di trovare soluzioni innovative in situazioni critiche; i) giacciono al cuore delle diagnosi mediche (per esempio, a seconda che la testa di un paziente “giri”, “pulsi”, “scoppi” o “bruci” il medico penserà alla febbre o sospetterà i principi di un aneurisma); l) aumentano la capacità di riflettere sulla propria expertise; m) sviluppano un’attitudine d’équipe nel riconoscere gli impliciti di pensiero che intervengono nella pratica preventiva, terapeutica e organizzativa. Conclusioni. A fronte di questi risultati, manca una riflessione pedagogica sul valore costruttivo delle metafore linguistiche nella formazione di medici e infermieri della Medicina Generale. Le metafore permettono tutto questo: di chiamare in gioco la propria esperienza sul campo e in formazione, per identificarla e saperla riflettere (criticamente e creativamente), in modo da generare apprendimenti inediti, propri di un’attenzione “inquieta” che riconosca sensibilmente quali ragionamenti, vissuti e credenze si mettono in gioco nella cura
D'Oria, M. (2017). Generare riflessività nella Medicina Generale. Metafore linguistiche tra formazione e pratica clinica.. Intervento presentato a: Giornata di studi SIPED.Care - "Diventare professionisti della salute e della cura. Ricerche e buone pratiche", Milano, Università degli Studi di Milano - Bicocca.
Generare riflessività nella Medicina Generale. Metafore linguistiche tra formazione e pratica clinica.
D'ORIA, MARIKA
2017
Abstract
Introduzione. Il valore educativo dell’esperienza riflessiva nella formazione dei professionisti sanitari è un argomento di cruciale rilevanza in un mondo sempre più mutevole e complesso (UNESCO, 2009). Uno dei modi attuali per riflettere su questo avviene attraverso l’uso di metafore, il cui impiego dimostra implicazioni pratiche capaci di migliorare l’agire clinico, educativo, preventivo e terapeutico dei curanti. Obiettivo. Sebbene le metafore “multimodali “(musica, narrazioni, cinema, video games ecc.) siano già utilizzate nelle Medical Humanities (Charon, 2006) è tuttavia ancora molto forte la resistenza che diversi contesti sanitari nutrono verso la formazione art-based. Per questo, ho voluto fare un passo indietro per capire se e come le metafore “linguistiche” (più facilmente veicolabili nella formazione) possano avere ricadute simili nelle pratiche di cura e nella cultura della Medicina Generale, settore facilmente accessibile da tutti i pazienti europei. Metodologia. Nel motore di ricerca PubMed ho triangolato diverse stringhe contenenti i domini “metafora”, “Medicina Generale/Infermieristica” e “ricerca qualitativa”. I risultati sono stati selezionati con i limiti: lingua (inglese), anni (1990-2015), metodi (qualitativi, inclusi misti e quantitativi solo se milestone) e tipologia dati (review, articoli e libri; inclusi position paper pubblicati in riviste con IF). Dopo aver letto i full-text e soddisfatto i criteri di ridondanza e ricorsività, ho seguito il metodo dello snowballing fino alla saturazione dei dati. Le fonti totali sono 43. Risultati. Dalla letteratura si evince che: a) le metafore linguistiche aumentano la comprensione dei vissuti dei pazienti; b) possono facilitare la spiegazione delle diagnosi mediche; c) riducono i tempi diagnostici di alcune malattie; d) riflettere sulle metafore che i medici hanno rispetto ad una patologia (AIDS, tumore, lebbra, asma infantile ecc.) li aiuta a comprendere quali pregiudizi e impliciti veicolano inconsapevolmente nella relazione coi pazienti; e) se non riflettute, possono avere un effetto iatrogeno sui pazienti e sul loro vissuto di malattia; f) sono utili per ripensare, contenere e decostruire lo stress lavorativo, permettendo ai curanti una maggiore resilienza; g) nelle organizzazioni ed équipe sanitarie aiutano a spiegare i cambiamenti, generando comunità capaci di riflettere sui processi entro cui sono immerse; h) nella formazione aumentano il pensiero riflessivo, critico, creativo e consentono ai professionisti di trovare soluzioni innovative in situazioni critiche; i) giacciono al cuore delle diagnosi mediche (per esempio, a seconda che la testa di un paziente “giri”, “pulsi”, “scoppi” o “bruci” il medico penserà alla febbre o sospetterà i principi di un aneurisma); l) aumentano la capacità di riflettere sulla propria expertise; m) sviluppano un’attitudine d’équipe nel riconoscere gli impliciti di pensiero che intervengono nella pratica preventiva, terapeutica e organizzativa. Conclusioni. A fronte di questi risultati, manca una riflessione pedagogica sul valore costruttivo delle metafore linguistiche nella formazione di medici e infermieri della Medicina Generale. Le metafore permettono tutto questo: di chiamare in gioco la propria esperienza sul campo e in formazione, per identificarla e saperla riflettere (criticamente e creativamente), in modo da generare apprendimenti inediti, propri di un’attenzione “inquieta” che riconosca sensibilmente quali ragionamenti, vissuti e credenze si mettono in gioco nella curaFile | Dimensione | Formato | |
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