La determinazione del reddito tassabile per le imprese che adottano gli Ias/Ifrs secondo le recenti modifiche legislative e le norme del decreto n. 48/2009

Nell’articolo si esamina il (difficile) rapporto tra norme fiscali e principi contabili internazionali (IAS). Lo studio muove dalle novità introdotte dall’art. 1, comma 58, della l. n. 244/2007 (Finanziaria 2008), il quale ha soppresso la disposizione ospitata nell’art. 83 del Testo unico delle imposte sui reddito, che riguardava la rilevanza reddituale dei componenti iscritti direttamente nel patrimonio netto per effetto delle norme IAS e ha inserito, invece, nel corpo del medesimo art. 83, la disposizione secondo cui, per i soggetti che applicano i principi contabili IAS, valgono, anche in deroga alle successive norme dello stesso Testo unico, “i criteri di qualificazione, imputazione temporale e classificazione in bilancio previsti da detti principi”. L’articolo mette in luce come, con queste due modifiche, si è evidentemente inteso abbandonare un modello di fiscalità neutrale (in forza del quale il nucleo di regole che presiedono alla determinazione del reddito fiscale è formato da principi omogenei, validi a prescindere dal tipo di contabilità usata; in caso di divergenza tra le regole civilistiche e quelle tributarie, l’impresa perverrà a due diversi risultati numerici, ciascuno valevole ai propri fini specifici) in favore di un sistema improntato ad una più stretta derivazione (anche se con taluni limiti) del reddito fiscale dal risultato di bilancio e dalle poste in esso accolte. Nonostante, ai sensi dell’art. 83, il reddito fiscale si calcola assumendo come dato di partenza l’esito del conto economico, determinato applicando le regole IAS, in realtà le successive disposizioni del Testo unico impongono di apportare a tale risultato varie modificazioni, che si illustrano analiticamente.