Il contributo presentato si colloca in un volume che raccoglie numerosi interventi di esperti accademici nazionali e internazionali di pianificazione territoriale. Tale contributo esprime il parere di un sociologo urbano sui limiti dei processi di pianificazione territoriale che non tengano conto dei possibili contributi della sociologia. Uno dei pochi ‘teoremi’ forti della sociologia, enunciato nel 1928, è il cosiddetto teorema di Thomas che risulta essere così formulato: Se gli uomini definiscono come reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze. Il teorema riprende la differenza, di kantiana memoria, tra oggetto in se e oggetto in quanto percepito dall’osservatore. La distinzione diventerà fondamentale per la fenomenologia e, in anni recenti, porterà alla cosiddetta rivoluzione cognitivista. L’architettura e l’urbanistica da una parte e la sociologia dall’altra convergono (pur distinte e senza sovrapposizioni) in alcuni casi verso l’approccio cognitivista che coinvolge a livello nazionale ed internazionale molte discipline quali l’economia la psicologia e la filosofia della scienza. Il sociologo cognitivista per eccellenza è Aaron Cicourel che cerca di comprendere e descrivere come le persone interagiscono durante lo svolgimento di compiti attraverso pratiche comunicative. La ricerca sociale , quindi, deve essere sempre svolta con estrema attenzione alla comprensione dei vincoli organizzativi in cui si svolge l’azione delle persone che osserviamo ma anche quella del ricercatore. In questo quadro, tenendo conto della “rivoluzione” cognitivista, anche campi apparentemente distanti quali la sociologia e l’urbanistica, devono, per svolgere efficacemente i propri diversi compiti, tenere conto che: 1) Il determinismo meccanico non funziona. Non è corretto quindi un approccio comportamentista spinto secondo cui gli esseri umani reagiscono meccanicamente agli impulsi esterni e possano essere ammaestrati’ modificandone il comportamento con tecniche adeguate. Molti architetti, urbanisti, geografi e anche alcuni sociologi ritenevano che l’organizzazione spaziale della città o l’architettura in quanto tale influenzi in modo deterministico i comportamenti sociali. Ci sono ovviamente molte ragioni per ritenere il contrario o quantomeno per ritenere che il processo sia molto più complicato. 2) Occorre ‘intervistare’ gli attori coinvolti. Sprettutto nel colloquio (che è una forma di intervista non strutturata) tra medico e paziente o tra giudice e si ottengono risposte sbagliate (lontane dal vero) perché le domande sono sbagliate o formulate in modo da suggerire le risposte o intimoriscono imponendo la volontà dell’intervistatore. Analogo discorso vale per il ‘pianificatore territoriale’ ingenuo quando ritiene di poter distribuire oggetti sul territorio (strade, ponti, edifici, ecc.) ‘prescindendo dalla conoscenza delle aspettative e dell’esperienza degli attori sociali coinvolti. Il pianificatore territoriale non ingenuo ha acquisito esperienza sul campo ed è in grado di tener conto del parere degli attori sociali pur senza averlo imparato all’università. Le metodologie proposte e praticate da Borri come urbanista che propone un approccio cognitivista tengono conto del parere degli attori sociali coinvolti che è spesso trascurato dal ‘pianificatore ingenuo’. 3) Attenzione al doppio circolo ermeneutico. Quando i processi, di pianificazione o altro coinvolgono – direttamente o indirettamente – degli ‘attori sociali’ (individui, comunità locali, enti pubblici territoriali, imprese, ecc.) devono tenere conto delle possibili interazioni tra ‘sapere esperto’ (quello del pianificatore territoriale) e ‘saperi non esperti (quelli della vita quotidiana) e propri dei vari ‘attori sociali’ coinvolti. Lo studio della realtà sociale da parte del sociologo (o scienziato sociale più in generale e vale anche per gli economisti), secondo Giddens, presuppone un processo interpretativo-ricostruttivo (secondo livello ermeneutico) degli aspetti soggettivi che producono l’azione sociale. Ma è proprio questo l’aspetto che quando viene trascurato porta ad errori o all’inefficacia della pianificazione territoriale o quant’altro.

Marra, E. (2006). Appunti sul teorema di Thomas. In M. Francini (a cura di), Modelli di sviluppo di aree interne ad elevata ruralità (pp. 58-62). Arcavacata di Rende (CS) : Centro Editoriale e Librario - Università della Calabria.

Appunti sul teorema di Thomas

MARRA, EZIO
2006

Abstract

Il contributo presentato si colloca in un volume che raccoglie numerosi interventi di esperti accademici nazionali e internazionali di pianificazione territoriale. Tale contributo esprime il parere di un sociologo urbano sui limiti dei processi di pianificazione territoriale che non tengano conto dei possibili contributi della sociologia. Uno dei pochi ‘teoremi’ forti della sociologia, enunciato nel 1928, è il cosiddetto teorema di Thomas che risulta essere così formulato: Se gli uomini definiscono come reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze. Il teorema riprende la differenza, di kantiana memoria, tra oggetto in se e oggetto in quanto percepito dall’osservatore. La distinzione diventerà fondamentale per la fenomenologia e, in anni recenti, porterà alla cosiddetta rivoluzione cognitivista. L’architettura e l’urbanistica da una parte e la sociologia dall’altra convergono (pur distinte e senza sovrapposizioni) in alcuni casi verso l’approccio cognitivista che coinvolge a livello nazionale ed internazionale molte discipline quali l’economia la psicologia e la filosofia della scienza. Il sociologo cognitivista per eccellenza è Aaron Cicourel che cerca di comprendere e descrivere come le persone interagiscono durante lo svolgimento di compiti attraverso pratiche comunicative. La ricerca sociale , quindi, deve essere sempre svolta con estrema attenzione alla comprensione dei vincoli organizzativi in cui si svolge l’azione delle persone che osserviamo ma anche quella del ricercatore. In questo quadro, tenendo conto della “rivoluzione” cognitivista, anche campi apparentemente distanti quali la sociologia e l’urbanistica, devono, per svolgere efficacemente i propri diversi compiti, tenere conto che: 1) Il determinismo meccanico non funziona. Non è corretto quindi un approccio comportamentista spinto secondo cui gli esseri umani reagiscono meccanicamente agli impulsi esterni e possano essere ammaestrati’ modificandone il comportamento con tecniche adeguate. Molti architetti, urbanisti, geografi e anche alcuni sociologi ritenevano che l’organizzazione spaziale della città o l’architettura in quanto tale influenzi in modo deterministico i comportamenti sociali. Ci sono ovviamente molte ragioni per ritenere il contrario o quantomeno per ritenere che il processo sia molto più complicato. 2) Occorre ‘intervistare’ gli attori coinvolti. Sprettutto nel colloquio (che è una forma di intervista non strutturata) tra medico e paziente o tra giudice e si ottengono risposte sbagliate (lontane dal vero) perché le domande sono sbagliate o formulate in modo da suggerire le risposte o intimoriscono imponendo la volontà dell’intervistatore. Analogo discorso vale per il ‘pianificatore territoriale’ ingenuo quando ritiene di poter distribuire oggetti sul territorio (strade, ponti, edifici, ecc.) ‘prescindendo dalla conoscenza delle aspettative e dell’esperienza degli attori sociali coinvolti. Il pianificatore territoriale non ingenuo ha acquisito esperienza sul campo ed è in grado di tener conto del parere degli attori sociali pur senza averlo imparato all’università. Le metodologie proposte e praticate da Borri come urbanista che propone un approccio cognitivista tengono conto del parere degli attori sociali coinvolti che è spesso trascurato dal ‘pianificatore ingenuo’. 3) Attenzione al doppio circolo ermeneutico. Quando i processi, di pianificazione o altro coinvolgono – direttamente o indirettamente – degli ‘attori sociali’ (individui, comunità locali, enti pubblici territoriali, imprese, ecc.) devono tenere conto delle possibili interazioni tra ‘sapere esperto’ (quello del pianificatore territoriale) e ‘saperi non esperti (quelli della vita quotidiana) e propri dei vari ‘attori sociali’ coinvolti. Lo studio della realtà sociale da parte del sociologo (o scienziato sociale più in generale e vale anche per gli economisti), secondo Giddens, presuppone un processo interpretativo-ricostruttivo (secondo livello ermeneutico) degli aspetti soggettivi che producono l’azione sociale. Ma è proprio questo l’aspetto che quando viene trascurato porta ad errori o all’inefficacia della pianificazione territoriale o quant’altro.
Capitolo o saggio
Sociologia Urbana e Rurale; Sviluppo locale; Sociologia rurale; Pianificazione territoriale
Italian
Modelli di sviluppo di aree interne ad elevata ruralità
Francini, M
2006
88-7458-053-3
Centro Editoriale e Librario - Università della Calabria
58
62
Marra, E. (2006). Appunti sul teorema di Thomas. In M. Francini (a cura di), Modelli di sviluppo di aree interne ad elevata ruralità (pp. 58-62). Arcavacata di Rende (CS) : Centro Editoriale e Librario - Università della Calabria.
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