Lo spunto di questo saggio è offerto da un lavoro di Maurice Duverger, risalente agli anni Cinquanta, in cui l‘autore, su invito dell‘Unesco, esaminava l‘influenza del voto politico delle donne in quatro paesi europei, al fine de verificare, come recita il titolo stesso dell‘opera, ―La participation des femmes à la vie politique‖. Negli anni in cui Duverger dava alle stampe la sua analisi, le donne italiane avevano da poco meno di un decennio visti riconosciuti il loro diritti politici e, per la prima volta dall‘Unità, avevano partecipato alle elezioni indette dopo la seconda guerra mondiale. Il percorso per giungere a tale conquista fu lungo e tormentato, sebbene il tema del suffragio femminile si era posto come una delle priorità del neonato Stato italiano. Attraverso il dibattito che dal 1861 si trascinò stancamente in Parlamento fino agli anni Venti del Novecento, è possibile ricostruire il clima non solo politico, ma anche culturale dell‘Italia del tempo. Le aule parlamentari, al cui interno giungeva l‘eco del mutato quadro socio-economico che vedeva le donne accompagnare al tradizionale ruolo di moglie e di madre, quello di lavoratrici, rimasero tuttavia sorde ad ogni istanza di cambiamento, sia con riferimento alla concessione del voto amministrativo che di quello politico. Le lunghe sessioni di discussioni, che spesso videro esponenti di aree politiche diverse condividere le medesime posizioni sulla questione dell‘elettorato femminile, sono qui analizzate attraverso i documenti dell‘epoca. Ne esce uno spaccato degli anni compresi tra il 1861 al 1920 in cui personaggi di spicco della politica italiana, pur se mossi in altri in altri ambiti da slanci riformistici, mostravano chiusure di fronte a questo tema, offrendo della donna un‘immagine intrisa di luoghi comuni e vecchi cliché, mentre altri si rivelavano precoci sostenitori di tesi egualitarie. Occorsero due guerre perché le donne vedessero dapprima abolito l‘istituto dell‘autorizzazione maritale, contemplato nel codice del 1865, e poi permesso l‘ingresso nella vita politica da elettrici ed eleggibili: in entrambi i casi si trattò di una sorta di ricompensa per il valore dimostrato nei difficili momenti bellici che sconvolsero gli assetti mondiali
Garlati, L. (2015). Uomini che decidono per le donne. Il suffragio femminile nel dibattito parlamentare dell‘Italia post unitaria (1861-1920). REVISTA EUROPEA DE HISTORIA DE LAS IDEAS POLÍTICAS Y DE LAS INSTITUCIONES PÚBLICAS, 9, 79-123.
Uomini che decidono per le donne. Il suffragio femminile nel dibattito parlamentare dell‘Italia post unitaria (1861-1920)
GARLATI, LOREDANA
2015
Abstract
Lo spunto di questo saggio è offerto da un lavoro di Maurice Duverger, risalente agli anni Cinquanta, in cui l‘autore, su invito dell‘Unesco, esaminava l‘influenza del voto politico delle donne in quatro paesi europei, al fine de verificare, come recita il titolo stesso dell‘opera, ―La participation des femmes à la vie politique‖. Negli anni in cui Duverger dava alle stampe la sua analisi, le donne italiane avevano da poco meno di un decennio visti riconosciuti il loro diritti politici e, per la prima volta dall‘Unità, avevano partecipato alle elezioni indette dopo la seconda guerra mondiale. Il percorso per giungere a tale conquista fu lungo e tormentato, sebbene il tema del suffragio femminile si era posto come una delle priorità del neonato Stato italiano. Attraverso il dibattito che dal 1861 si trascinò stancamente in Parlamento fino agli anni Venti del Novecento, è possibile ricostruire il clima non solo politico, ma anche culturale dell‘Italia del tempo. Le aule parlamentari, al cui interno giungeva l‘eco del mutato quadro socio-economico che vedeva le donne accompagnare al tradizionale ruolo di moglie e di madre, quello di lavoratrici, rimasero tuttavia sorde ad ogni istanza di cambiamento, sia con riferimento alla concessione del voto amministrativo che di quello politico. Le lunghe sessioni di discussioni, che spesso videro esponenti di aree politiche diverse condividere le medesime posizioni sulla questione dell‘elettorato femminile, sono qui analizzate attraverso i documenti dell‘epoca. Ne esce uno spaccato degli anni compresi tra il 1861 al 1920 in cui personaggi di spicco della politica italiana, pur se mossi in altri in altri ambiti da slanci riformistici, mostravano chiusure di fronte a questo tema, offrendo della donna un‘immagine intrisa di luoghi comuni e vecchi cliché, mentre altri si rivelavano precoci sostenitori di tesi egualitarie. Occorsero due guerre perché le donne vedessero dapprima abolito l‘istituto dell‘autorizzazione maritale, contemplato nel codice del 1865, e poi permesso l‘ingresso nella vita politica da elettrici ed eleggibili: in entrambi i casi si trattò di una sorta di ricompensa per il valore dimostrato nei difficili momenti bellici che sconvolsero gli assetti mondialiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.