Le opere di bonifica e di sistemazione idraulica: le acque da sempre costituiscono una straordinaria opportunità per l’economia lombarda, in quanto da più di cinquecento anni, la pratica irrigua è il principale fattore dello sviluppo agricolo della pianura. L’estesa produzione irrigua di foraggio e di mais ha contribuito alla diffusione degli allevamenti e la diffusa disponibilità idrica è da secoli una risorsa energetica essenziale per l’industria lombarda I fiumi più importanti della regione, oltre al Po, sono il Ticino, l’Adda, l’Oglio, il Chiese e il Mincio che defluiscono dai grandi laghi e sono caratterizzati da uno stabile regime dei deflussi. Il sottosuolo della pianura lombarda ospita un acquifero dal volume stimabile in oltre 100 km3: questa enorme riserva di acqua dolce è relativamente facile da recuperare e abbastanza ben protetta naturalmente ma è soggetta a un intenso sfruttamento che ne impoverisce le caratteristiche quali - quantitative. Le portate concesse in Lombardia per i diversi usi (idroelettrico, civile potabile, civile igienico e antincendio, zootecnico o altro, industriale, irriguo, per piscicoltura) ammontano complessivamente a circa 130 km3/anno, vale a dire 5 volte di più dell’afflusso meteorico. Tuttavia, se dall’analisi viene sottratto l’utilizzo per la produzione di energia, la portata di concessione complessiva regionale si riduce a circa 37 km3/anno, dei quali è destinato all’uso irriguo più dell’80%, il 12% all’uso civile e il 5 % all’industriale, al netto dell’acqua ricircolata per il raffreddamento degli impianti termoelettrici. La carenza idrica, legata anche alla variabilità climatica, è legata al fatto che la domanda di acqua supera di gran lunga la disponibilità naturale; in anni di scarsa piovosità, ciò porta a gravi crisi nell’approvvigionamento idrico. Pur considerando che: le concessioni per uso idroelettrico non rappresentano un consumo reale, le riserve regionali di acqua rappresentate dai laghi, dai ghiacciai (4 km3) e dalle falde sotterranee possono far fronte a singole e infrequenti situazioni di emergenza, esiste un reale problema di gestione delle risorse idriche, anche a livello di bacino padano. Vengono riprese alcune considerazioni generali condivise da gran parte degli specialisti di clima e ambiente: le piogge hanno maggiore intensità ma si verificano con minore frequenza, soprattutto nel periodo invernale e primaverile: ne segue che il volume dei nevai e dei ghiacciai alpini si sta riducendo molto rapidamente; nel bacino del Po le temperature aumentano in modo evidente; i deflussi di magra nel Po tendono a diminuire soprattutto per effetto dei consistenti prelievi la temperatura potrà aumentare anche di 2-3° C entro la fine del XXI secolo e le piogge, pur mantenendo probabilmente invariato il volume annuo di precipitazione si distribuiranno in maniera meno favorevole dell’attuale lungo l’arco delle stagioni. Quando l’utilizzazione della risorsa naturale giunge al limite senza lasciare margine di adattamento alla variabilità della Natura, assumono importanza basilare il risparmio della risorsa, e la gestione previdente e razionale della risorsa medesima. La politica razionale e previdente di gestione della risorsa idrica può realizzarsi solo con l’invaso dell’acqua nei serbatoi, nei ghiacciai e nell’acquifero. La conservazione dell’acqua nei ghiacciai è ovviamente incontrollabile e tra l’acqua superficiale e l’acqua sotterranea, la prima risulta maggiormente appetibile dal punto di vista economico. La seconda, in ragione della sua più elevata qualità, deve essere in ogni modo preservata e preferibilmente destinata agli usi più pregiati. L’ineluttabile aumento del valore dell’acqua dovrà portare alla realizzazione di una più efficiente rete di monitoraggio sia delle acque superficiali che sotterranee e a migliorare il controllo dei sistemi di approvvigionamento, convogliamento e distribuzione da realizzarsi con quei mezzi e quel personale che fin ora sono stati lesinati e che qualcuno, con una miope visione di governo del territorio, vorrebbe addirittura eliminare.
Natale, L., Cavallin, A., Bonomi, T. (2008). Le risorse idriche lombarde. In G. Lucchelli, G. Negri (a cura di), Le acque lombarde e le opere dell'uomo (pp. 19-26). Cremona : Sometti.
Le risorse idriche lombarde
CAVALLIN, ANGELO;BONOMI, TULLIA
2008
Abstract
Le opere di bonifica e di sistemazione idraulica: le acque da sempre costituiscono una straordinaria opportunità per l’economia lombarda, in quanto da più di cinquecento anni, la pratica irrigua è il principale fattore dello sviluppo agricolo della pianura. L’estesa produzione irrigua di foraggio e di mais ha contribuito alla diffusione degli allevamenti e la diffusa disponibilità idrica è da secoli una risorsa energetica essenziale per l’industria lombarda I fiumi più importanti della regione, oltre al Po, sono il Ticino, l’Adda, l’Oglio, il Chiese e il Mincio che defluiscono dai grandi laghi e sono caratterizzati da uno stabile regime dei deflussi. Il sottosuolo della pianura lombarda ospita un acquifero dal volume stimabile in oltre 100 km3: questa enorme riserva di acqua dolce è relativamente facile da recuperare e abbastanza ben protetta naturalmente ma è soggetta a un intenso sfruttamento che ne impoverisce le caratteristiche quali - quantitative. Le portate concesse in Lombardia per i diversi usi (idroelettrico, civile potabile, civile igienico e antincendio, zootecnico o altro, industriale, irriguo, per piscicoltura) ammontano complessivamente a circa 130 km3/anno, vale a dire 5 volte di più dell’afflusso meteorico. Tuttavia, se dall’analisi viene sottratto l’utilizzo per la produzione di energia, la portata di concessione complessiva regionale si riduce a circa 37 km3/anno, dei quali è destinato all’uso irriguo più dell’80%, il 12% all’uso civile e il 5 % all’industriale, al netto dell’acqua ricircolata per il raffreddamento degli impianti termoelettrici. La carenza idrica, legata anche alla variabilità climatica, è legata al fatto che la domanda di acqua supera di gran lunga la disponibilità naturale; in anni di scarsa piovosità, ciò porta a gravi crisi nell’approvvigionamento idrico. Pur considerando che: le concessioni per uso idroelettrico non rappresentano un consumo reale, le riserve regionali di acqua rappresentate dai laghi, dai ghiacciai (4 km3) e dalle falde sotterranee possono far fronte a singole e infrequenti situazioni di emergenza, esiste un reale problema di gestione delle risorse idriche, anche a livello di bacino padano. Vengono riprese alcune considerazioni generali condivise da gran parte degli specialisti di clima e ambiente: le piogge hanno maggiore intensità ma si verificano con minore frequenza, soprattutto nel periodo invernale e primaverile: ne segue che il volume dei nevai e dei ghiacciai alpini si sta riducendo molto rapidamente; nel bacino del Po le temperature aumentano in modo evidente; i deflussi di magra nel Po tendono a diminuire soprattutto per effetto dei consistenti prelievi la temperatura potrà aumentare anche di 2-3° C entro la fine del XXI secolo e le piogge, pur mantenendo probabilmente invariato il volume annuo di precipitazione si distribuiranno in maniera meno favorevole dell’attuale lungo l’arco delle stagioni. Quando l’utilizzazione della risorsa naturale giunge al limite senza lasciare margine di adattamento alla variabilità della Natura, assumono importanza basilare il risparmio della risorsa, e la gestione previdente e razionale della risorsa medesima. La politica razionale e previdente di gestione della risorsa idrica può realizzarsi solo con l’invaso dell’acqua nei serbatoi, nei ghiacciai e nell’acquifero. La conservazione dell’acqua nei ghiacciai è ovviamente incontrollabile e tra l’acqua superficiale e l’acqua sotterranea, la prima risulta maggiormente appetibile dal punto di vista economico. La seconda, in ragione della sua più elevata qualità, deve essere in ogni modo preservata e preferibilmente destinata agli usi più pregiati. L’ineluttabile aumento del valore dell’acqua dovrà portare alla realizzazione di una più efficiente rete di monitoraggio sia delle acque superficiali che sotterranee e a migliorare il controllo dei sistemi di approvvigionamento, convogliamento e distribuzione da realizzarsi con quei mezzi e quel personale che fin ora sono stati lesinati e che qualcuno, con una miope visione di governo del territorio, vorrebbe addirittura eliminare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.