“Globalizzazione” è, attualmente, una parola chiave. Essa esprime una peraltro controversa interpretazione dello stato attuale di una società “planetaria” (Elias), che appare comunque caratterizzata da massicci fenomeni d’interdipendenza e percorsa da flussi sempre più rilevanti di merci, capitali, tecnologie. Persone, culture. Se il termine è largamente usato, è difficile, tuttavia, definirne i connotati specifici. Non pochi economisti rilevano infatti come le dinamiche cui si riferisce non costituiscano certo una novità, tanto che alcuni di essi si spingono fino a sostenere che il mondo del primo Novecento fosse più “globalizzato” di quello attuale. Dal canto loro, i cultural studies tendono spesso a mettere in rilievo gli elementi che, tuttora, impedirebbero di parlare di una società planetaria, preferendo piuttosto rilevare le differenze ed i problemi derivanti dall’interazione fra culture fondate su premesse diverse e caratterizzate da percorsi storici particolari. Da questo punto di vista il dibattito sulla globalizzazione rischia di avvitarsi su se stesso. Appare infatti piuttosto semplice contrappore dati che supportano le capacità euristiche ed interpretative del concetto ed altri che tendono invece a metterle in dubbio. L’approccio sotteso a questo lavoro è differente. Facendo ricorso agli strumenti della teoria sociologica, si intende piuttosto porre l’accento sulle dinamiche di lungo periodo che hanno coinvolto in prima istanza l’Occidente e via via il resto del mondo ridotto progressivamente a “globo”. La rivoluzione scientifica dei secoli XVI e XVII, l’estensione planetaria del mercato capitalistico, il tendenziale convergere, almeno formale, dei regimi politici verso specifiche istituzioni di governo, , il farsi luce di un immaginario condiviso al di là dei confini nazionali, sono tutti elementi che sembrano conferire alla “globalizzazione” un significato non contingente. Tali elementi possono essere ricondotti sotto la categoria weberiana di “disincanto del mondo”, in quanto solo una società che guardi a se stessa come ad un cantiere in perpetua costruzione tramite gli strumenti offerti dalla razionalità strumentale, e quindi fondamentalmente distaccata dal metafisico, può pensare di costituirsi come globale. Solo una società fondata sulla religione secolare del mutamento e della perfettibilità può pensarsi come planetaria, al di là delle corpose differenziazioni che tuttora la caratterizzano.

Salamone, A. (2007). Il disincanto del mondo. Traiettorie della globalizzazione. Milano : FrancoAngeli.

Il disincanto del mondo. Traiettorie della globalizzazione

SALAMONE, ANTONINO
2007

Abstract

“Globalizzazione” è, attualmente, una parola chiave. Essa esprime una peraltro controversa interpretazione dello stato attuale di una società “planetaria” (Elias), che appare comunque caratterizzata da massicci fenomeni d’interdipendenza e percorsa da flussi sempre più rilevanti di merci, capitali, tecnologie. Persone, culture. Se il termine è largamente usato, è difficile, tuttavia, definirne i connotati specifici. Non pochi economisti rilevano infatti come le dinamiche cui si riferisce non costituiscano certo una novità, tanto che alcuni di essi si spingono fino a sostenere che il mondo del primo Novecento fosse più “globalizzato” di quello attuale. Dal canto loro, i cultural studies tendono spesso a mettere in rilievo gli elementi che, tuttora, impedirebbero di parlare di una società planetaria, preferendo piuttosto rilevare le differenze ed i problemi derivanti dall’interazione fra culture fondate su premesse diverse e caratterizzate da percorsi storici particolari. Da questo punto di vista il dibattito sulla globalizzazione rischia di avvitarsi su se stesso. Appare infatti piuttosto semplice contrappore dati che supportano le capacità euristiche ed interpretative del concetto ed altri che tendono invece a metterle in dubbio. L’approccio sotteso a questo lavoro è differente. Facendo ricorso agli strumenti della teoria sociologica, si intende piuttosto porre l’accento sulle dinamiche di lungo periodo che hanno coinvolto in prima istanza l’Occidente e via via il resto del mondo ridotto progressivamente a “globo”. La rivoluzione scientifica dei secoli XVI e XVII, l’estensione planetaria del mercato capitalistico, il tendenziale convergere, almeno formale, dei regimi politici verso specifiche istituzioni di governo, , il farsi luce di un immaginario condiviso al di là dei confini nazionali, sono tutti elementi che sembrano conferire alla “globalizzazione” un significato non contingente. Tali elementi possono essere ricondotti sotto la categoria weberiana di “disincanto del mondo”, in quanto solo una società che guardi a se stessa come ad un cantiere in perpetua costruzione tramite gli strumenti offerti dalla razionalità strumentale, e quindi fondamentalmente distaccata dal metafisico, può pensare di costituirsi come globale. Solo una società fondata sulla religione secolare del mutamento e della perfettibilità può pensarsi come planetaria, al di là delle corpose differenziazioni che tuttora la caratterizzano.
Disincanto; globalizzazione
Italian
ott-2007
88-464-7372-8
FrancoAngeli
Salamone, A. (2007). Il disincanto del mondo. Traiettorie della globalizzazione. Milano : FrancoAngeli.
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