Ad oggi la malattia cardiovascolare aterosclerotica rimane la principale causa di morbidità e mortalità (58% di morte per tutte le cause, di cui il 75% per coronaropatia e il 25% per ictus e ischemia cerebrale), e sarà la principale causa di mortalità nel 2015 secondo un rapporto della WHO. Il problema principale è legato al lungo tempo che intercorre tra l’inizio dello sviluppo di aterosclerosi nel giovane adulto e la sua manifestazione alcune decadi dopo. E’ di primaria importanza quindi poter identificare i soggetti a rischio di eventi cardiovascolari con progetti di prevenzione primaria in ogni paese, come raccomandato da diverse linee guida, comprese quelle della Società Europea di Cardiologia per la prevenzione del rischio cardiovascolare nella pratica clinica. Sono stati proposti diversi modi per stratificare il rischio cardiovascolare: fra i più importanti è stato sviluppato il Framngham risk score, che calcola la probabilità di mortalità coronarica a 10 anni a seconda della presenza dei seguenti fattori di rischio: età, presenza di diabete, fumo, pressione arteriosa, colesterolemia totale e LDL. Esistono dunque vari modi di stratificare il rischio in un soggetto asintomatico, tra carte del rischio (Framingham Risk score, SCORE, Progetto Cuore in Italia) e diversi indici bioumorali (ad esempio PCR e fibrinogeno) e strumentali: questi si adattano bene come predittori sulla popolazione generale, ma nessuno è utile nello stimare il rischio reale del singolo paziente per eventi cardiovascolari. Infatti, il rischio soggettivo è dato anche dal rischio complessivo della popolazione in cui il soggetto vive. Anche l’identificazione precoce del danno d’organo subclinico, come indicato dalle linee guida ESH/ESC, è uno degli obiettivi più importanti di prevenzione e trattamento del rischio cardiovascolare.Infatti la presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, ispessimento medio-intimale carotideo, microalbuminuria, aumentata stiffness arteriosa aumentano il rischio cardiovascolare, indipendentemente dalla pressione arteriosa, in presenza o assenza di trattamento. Quindi parità di valori pressori, pazienti che presentano danno d’organo hanno un maggior rischio cardiovascolare e necessitano di una terapia più aggressiva e precoce. L’uso dell’ultrasonografia si adatta bene come screening del rischio cardiovascolare di popolazioni non selezionate, perché a basso costo rispetto a metodiche a maggior impatto rischio /beneficio,a maggior costo e a maggior esposizione di radiazioni come la TAC e la RMN cardiaca, inoltre è una metodica non invasiva. Infatti per eseguire uno screening bisogna che gli strumenti utilizzati siano validati, precisi, facili da utilizzare e soprattutto non invasivi. Inoltre è necessario che vi sia personale esperto, a basso costo per il sistema sanitario nazionale, la metodica non dovrebbe avere effetti biologici negativi ed essere giustificata dai risultati. L’ecografia può permettere di studiare i parametri che per primi si modificano nel processo aterosclerotico come la rigidità arteriosa e lo spessore mio intimale carotideo, i parametri di funzione longitudinale ventricolare sinistra (strain e strain rate), la velocità basale di flusso della coronaria interventricolare anteriore ed infine l’accumulo di calcio a livello delle strutture cardiache (valvole, muscoli papillari, radice aortica).

(2013). Studio multicentrico di valutazione multiparametrica cardiovascolare ultrasonografica nella predizione della coronaropatia. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013).

Studio multicentrico di valutazione multiparametrica cardiovascolare ultrasonografica nella predizione della coronaropatia

ALLONI, MARTA
2013

Abstract

Ad oggi la malattia cardiovascolare aterosclerotica rimane la principale causa di morbidità e mortalità (58% di morte per tutte le cause, di cui il 75% per coronaropatia e il 25% per ictus e ischemia cerebrale), e sarà la principale causa di mortalità nel 2015 secondo un rapporto della WHO. Il problema principale è legato al lungo tempo che intercorre tra l’inizio dello sviluppo di aterosclerosi nel giovane adulto e la sua manifestazione alcune decadi dopo. E’ di primaria importanza quindi poter identificare i soggetti a rischio di eventi cardiovascolari con progetti di prevenzione primaria in ogni paese, come raccomandato da diverse linee guida, comprese quelle della Società Europea di Cardiologia per la prevenzione del rischio cardiovascolare nella pratica clinica. Sono stati proposti diversi modi per stratificare il rischio cardiovascolare: fra i più importanti è stato sviluppato il Framngham risk score, che calcola la probabilità di mortalità coronarica a 10 anni a seconda della presenza dei seguenti fattori di rischio: età, presenza di diabete, fumo, pressione arteriosa, colesterolemia totale e LDL. Esistono dunque vari modi di stratificare il rischio in un soggetto asintomatico, tra carte del rischio (Framingham Risk score, SCORE, Progetto Cuore in Italia) e diversi indici bioumorali (ad esempio PCR e fibrinogeno) e strumentali: questi si adattano bene come predittori sulla popolazione generale, ma nessuno è utile nello stimare il rischio reale del singolo paziente per eventi cardiovascolari. Infatti, il rischio soggettivo è dato anche dal rischio complessivo della popolazione in cui il soggetto vive. Anche l’identificazione precoce del danno d’organo subclinico, come indicato dalle linee guida ESH/ESC, è uno degli obiettivi più importanti di prevenzione e trattamento del rischio cardiovascolare.Infatti la presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, ispessimento medio-intimale carotideo, microalbuminuria, aumentata stiffness arteriosa aumentano il rischio cardiovascolare, indipendentemente dalla pressione arteriosa, in presenza o assenza di trattamento. Quindi parità di valori pressori, pazienti che presentano danno d’organo hanno un maggior rischio cardiovascolare e necessitano di una terapia più aggressiva e precoce. L’uso dell’ultrasonografia si adatta bene come screening del rischio cardiovascolare di popolazioni non selezionate, perché a basso costo rispetto a metodiche a maggior impatto rischio /beneficio,a maggior costo e a maggior esposizione di radiazioni come la TAC e la RMN cardiaca, inoltre è una metodica non invasiva. Infatti per eseguire uno screening bisogna che gli strumenti utilizzati siano validati, precisi, facili da utilizzare e soprattutto non invasivi. Inoltre è necessario che vi sia personale esperto, a basso costo per il sistema sanitario nazionale, la metodica non dovrebbe avere effetti biologici negativi ed essere giustificata dai risultati. L’ecografia può permettere di studiare i parametri che per primi si modificano nel processo aterosclerotico come la rigidità arteriosa e lo spessore mio intimale carotideo, i parametri di funzione longitudinale ventricolare sinistra (strain e strain rate), la velocità basale di flusso della coronaria interventricolare anteriore ed infine l’accumulo di calcio a livello delle strutture cardiache (valvole, muscoli papillari, radice aortica).
GIANNATTASIO, CRISTINA
Moreo,Antonella
IMT,arterial stiffness,PWV, aterosclerosi coronarica, strain longitudinale globale, rischio cardiovascolare
MED/11 - MALATTIE DELL'APPARATO CARDIOVASCOLARE
Italian
9-gen-2013
Scuola di Dottorato in Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche
IPERTENSIONE E PREVENZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE - 50R
25
2011/2012
open
(2013). Studio multicentrico di valutazione multiparametrica cardiovascolare ultrasonografica nella predizione della coronaropatia. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/45258
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