La Corte costituzionale, sin dall’inizio della sua attività, ha ricoperto un ruolo molto significativo nei confronti del diritto penale. Principi fondamentali, quali quelli di legalità e di colpevolezza, attraverso l’apporto della giurisprudenza costituzionale, hanno acquisito nuovi contenuti, e lo stesso sistema sanzionatorio è stato sotto più profili coinvolto nell’opera di riconduzione della legislazione penale ai principi sanciti dalla Costituzione. La prospettiva che si intende adottare per l’analisi delle più importanti pronunce costituzionali è quella delle tecniche decisorie di cui il Giudice delle leggi si è servito, in oltre cinquant’anni, per svolgere il proprio controllo di legittimità sulle norme penali indiziate di porsi in contrasto con il sistema dei principi e delle regole contenute nella nostra Carta fondamentale. Anche nella materia penale, lo strumentario a disposizione dei giudici delle leggi si presenta quanto mai eterogeneo ed articolato, e le controverse formule espressive per contrassegnare le diverse decisioni della Consulta ne sono una prova. Le molteplici tipologie di pronunce elaborate dalla giurisprudenza costituzionale sono da anni oggetto di un’attenta analisi da parte della dottrina soprattutto costituzionalistica, da sempre alla ricerca di una (almeno percentualmente elevata) regolarità nelle scelte del tipo di pronuncia adottato dalla Consulta, sul presupposto che la individuazione di tipologie attraverso il consueto metodo della astrazione generalizzante possa assumere una vincolatività dogmatica. Ai nostri fini la ricerca ha lo scopo di individuare le tecniche maggiormente impiegate dalla Consulta, quando oggetto del suo sindacato sono le norme penali e in particolare quelle relative alla giustizia penale minorile e militare, settori particolarmente emblematici del ruolo di adeguamento ai principi costituzionali svolto dalla Corte costituzionale. La nostra attenzione riguarderà dunque quelle sentenze che, entrando nel merito della questione di costituzionalità di una norma, non si sono limitate a dichiararla infondata o ad accoglierla, ma si sono spinte sino al punto di dare della norma una interpretazione diversa da quella fatta propria dal giudice a quo, o sono intervenute direttamente sulla disposizione manipolandone, sempre in via interpretativa, il contenuto. Di qui i problemi circa l’ammissibilità di queste “invasioni” da parte della Corte costituzionale; “invasioni” che nella materia penale destano maggiori dubbi rispetto agli altri settori dell’ordinamento. Sarà altrettanto interessante approfondire quelle pronunce di natura processuale, di (manifesta) inammissibilità o infondatezza, che, pur non entrando nel merito dell’eccezione di legittimità costituzionale, aprono o, meglio, tentano di aprire, a seconda dei casi, un dialogo con i giudici comuni o con il legislatore. Proprio i rapporti del Giudice delle leggi con il potere giudiziario e con il potere legislativo saranno oggetto di alcune, seppur brevi, considerazioni. Da un lato, infatti, non si possono trascurare gli effetti delle pronunce costituzionali sull’operato della magistratura ordinaria, soprattutto laddove la Corte costituzionale li induce a dare, da soli, interpretazioni conformi a Costituzione. Dall’altro, non può negarsi importanza a tutti quei moniti, troppo spesso trascurati (o ignorati?), rivolti direttamente al legislatore perché metta mano a riforme più o meno sistematiche del diritto penale. L’analisi preliminare dei diversi strumenti adottati dalla Consulta, con il conseguente richiamo delle più rilevanti pronunce intervenute sul nostro codice penale, consente poi di approfondire il ruolo della giurisprudenza costituzionale nei due ambiti del diritto penale al centro della presente indagine: quello della giustizia minorile e quello della giustizia militare. La scelta di indagare il ruolo delle sentenze della Corte costituzionale in questi due settori nasce anzitutto dal notevole interesse che la Corte ha ad essi riservato. Nei riguardi del sistema penale minorile, come si vedrà, la Consulta è spesso intervenuta per supplire all’inerzia del legislatore ordinario che, nonostante i continui solleciti, non si è mai occupato di predisporre per il minore autore di reato una normativa organica e profondamente differenziata rispetto a quella prevista per l’adulto. Sul diritto penale militare, invece, l’opera della Corte si è rivelata pressoché l’esatto contrario: è infatti intervenuta su un ordinamento autonomo per denunciarne l’obsolescenza e per ricondurlo ai principi propri del diritto penale – per così dire – “comune”. In entrambi i settori, la maggior parte delle sentenze manipolative che vanno ad incidere direttamente sul testo legislativo, e che per questo segnano indelebilmente il sistema normativo, concernono la previsione delle sanzioni penali e la loro esecuzione. Come si avrà modo di precisare, i parametri alla luce dei quali il Giudice delle leggi interviene su queste materie, talvolta sino al punto di sostituire la cornice edittale stabilita dal legislatore, sono soprattutto il principio di eguaglianza di cui all’art. 3 Cost. ed il principio di rieducazione della pena di cui all’art. 27, comma 3, Cost.

(2012). Manipolazione e interpretazione della Corte costituzionale in due settori emblematici del diritto penale: la giustizia minorile e la giustizia militare. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012).

Manipolazione e interpretazione della Corte costituzionale in due settori emblematici del diritto penale: la giustizia minorile e la giustizia militare

BIELLA, DANIELA
2012

Abstract

La Corte costituzionale, sin dall’inizio della sua attività, ha ricoperto un ruolo molto significativo nei confronti del diritto penale. Principi fondamentali, quali quelli di legalità e di colpevolezza, attraverso l’apporto della giurisprudenza costituzionale, hanno acquisito nuovi contenuti, e lo stesso sistema sanzionatorio è stato sotto più profili coinvolto nell’opera di riconduzione della legislazione penale ai principi sanciti dalla Costituzione. La prospettiva che si intende adottare per l’analisi delle più importanti pronunce costituzionali è quella delle tecniche decisorie di cui il Giudice delle leggi si è servito, in oltre cinquant’anni, per svolgere il proprio controllo di legittimità sulle norme penali indiziate di porsi in contrasto con il sistema dei principi e delle regole contenute nella nostra Carta fondamentale. Anche nella materia penale, lo strumentario a disposizione dei giudici delle leggi si presenta quanto mai eterogeneo ed articolato, e le controverse formule espressive per contrassegnare le diverse decisioni della Consulta ne sono una prova. Le molteplici tipologie di pronunce elaborate dalla giurisprudenza costituzionale sono da anni oggetto di un’attenta analisi da parte della dottrina soprattutto costituzionalistica, da sempre alla ricerca di una (almeno percentualmente elevata) regolarità nelle scelte del tipo di pronuncia adottato dalla Consulta, sul presupposto che la individuazione di tipologie attraverso il consueto metodo della astrazione generalizzante possa assumere una vincolatività dogmatica. Ai nostri fini la ricerca ha lo scopo di individuare le tecniche maggiormente impiegate dalla Consulta, quando oggetto del suo sindacato sono le norme penali e in particolare quelle relative alla giustizia penale minorile e militare, settori particolarmente emblematici del ruolo di adeguamento ai principi costituzionali svolto dalla Corte costituzionale. La nostra attenzione riguarderà dunque quelle sentenze che, entrando nel merito della questione di costituzionalità di una norma, non si sono limitate a dichiararla infondata o ad accoglierla, ma si sono spinte sino al punto di dare della norma una interpretazione diversa da quella fatta propria dal giudice a quo, o sono intervenute direttamente sulla disposizione manipolandone, sempre in via interpretativa, il contenuto. Di qui i problemi circa l’ammissibilità di queste “invasioni” da parte della Corte costituzionale; “invasioni” che nella materia penale destano maggiori dubbi rispetto agli altri settori dell’ordinamento. Sarà altrettanto interessante approfondire quelle pronunce di natura processuale, di (manifesta) inammissibilità o infondatezza, che, pur non entrando nel merito dell’eccezione di legittimità costituzionale, aprono o, meglio, tentano di aprire, a seconda dei casi, un dialogo con i giudici comuni o con il legislatore. Proprio i rapporti del Giudice delle leggi con il potere giudiziario e con il potere legislativo saranno oggetto di alcune, seppur brevi, considerazioni. Da un lato, infatti, non si possono trascurare gli effetti delle pronunce costituzionali sull’operato della magistratura ordinaria, soprattutto laddove la Corte costituzionale li induce a dare, da soli, interpretazioni conformi a Costituzione. Dall’altro, non può negarsi importanza a tutti quei moniti, troppo spesso trascurati (o ignorati?), rivolti direttamente al legislatore perché metta mano a riforme più o meno sistematiche del diritto penale. L’analisi preliminare dei diversi strumenti adottati dalla Consulta, con il conseguente richiamo delle più rilevanti pronunce intervenute sul nostro codice penale, consente poi di approfondire il ruolo della giurisprudenza costituzionale nei due ambiti del diritto penale al centro della presente indagine: quello della giustizia minorile e quello della giustizia militare. La scelta di indagare il ruolo delle sentenze della Corte costituzionale in questi due settori nasce anzitutto dal notevole interesse che la Corte ha ad essi riservato. Nei riguardi del sistema penale minorile, come si vedrà, la Consulta è spesso intervenuta per supplire all’inerzia del legislatore ordinario che, nonostante i continui solleciti, non si è mai occupato di predisporre per il minore autore di reato una normativa organica e profondamente differenziata rispetto a quella prevista per l’adulto. Sul diritto penale militare, invece, l’opera della Corte si è rivelata pressoché l’esatto contrario: è infatti intervenuta su un ordinamento autonomo per denunciarne l’obsolescenza e per ricondurlo ai principi propri del diritto penale – per così dire – “comune”. In entrambi i settori, la maggior parte delle sentenze manipolative che vanno ad incidere direttamente sul testo legislativo, e che per questo segnano indelebilmente il sistema normativo, concernono la previsione delle sanzioni penali e la loro esecuzione. Come si avrà modo di precisare, i parametri alla luce dei quali il Giudice delle leggi interviene su queste materie, talvolta sino al punto di sostituire la cornice edittale stabilita dal legislatore, sono soprattutto il principio di eguaglianza di cui all’art. 3 Cost. ed il principio di rieducazione della pena di cui all’art. 27, comma 3, Cost.
BERTOLINO, MARTA
Corte costituzionale, Diritto penale, Diritto penale militare, Diritto penale minorile, tecniche decisorie, sentenze manipolative, sentenze interpretative, sentenze additive, sentenze di accoglimento parziale, sentenze di inammissibilità, ragionevolezza
IUS/17 - DIRITTO PENALE
Italian
16-apr-2012
SCIENZE GIURIDICHE - 46R
23
2009/2010
open
(2012). Manipolazione e interpretazione della Corte costituzionale in due settori emblematici del diritto penale: la giustizia minorile e la giustizia militare. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/44435
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