La tesi analizza il fenomeno dell’economia informale nella Cuba contemporanea. Il mio elaborato, redatto a partire da un’indagine etnografica (12 mesi dal Febbraio 2005 al Marzo 2008), si concentra su ciò che ho definito la “poetica dell’informalità”, ovvero l’insieme di pratiche e discorsi che concorrono nel costituire e strutturare l’“economia informale” così come viene esperita e concepita nella vita quotidiana dei miei interlocutori. Attraverso un’etnografia delle pratiche economiche informali quotidiane di un gruppo di persone residenti all’Avana, (differenti per genere, generazione, posizionamento economico e sociale), mostro come economia informale e vita quotidiana siano così intrecciate che la creatività e l’entusiasmo dei cubani/e, così come le angosce e incertezze esistenziali, sono spesso legate alle tante e variegate esperienze di informalità. Tali esperienze, che includono il mercato nero e le differenti strategie/tattiche (talvolta illegali) per ottenere beni di consumo e valuta forte (ovvero i CUC), trovano espressione nel termine luchar (lottare). Questo verbo polisemico, usato a Cuba per definire tanto l’impegno rivoluzionario che l’inventiva necessaria per procurarsi di che vivere, stabilisce una relazione specifica tra le pratiche ed i discorsi dell’economia informale e in ultima analisi un modo di essere al mondo, una forma di soggettivazione. La lucha segna infatti un punto di incontro tra le pratiche informali e il simbolico, tra gli atti, piccoli e grandi, della quotidianità degli individui, la soggettività e il sistema complessivo della società cubana. Nella mia tesi esploro questo nesso. Che tipo di soggettività emerge in determinate pratiche informali quotidiane? In che relazione stanno le pratiche informali individuali con i cambiamenti sociali ed economici occorsi a Cuba di recente? Con la retorica e l’amministrazione del governo? Con le produzioni discorsive sul capitalismo e sul socialismo che circolano sull’Isola? Intorno e dentro queste pratiche, quali fenomeni, tattiche, significati e investimenti affettivi, concreti e simbolici individuali o di gruppo si ri-producono? Nel ricostruire il contesto dei cambiamenti occorsi a partire dagli anni Novanta e dalle riforme avviate dal Periodo Especial, ho dedicato alcune parti della tesi alla descrizione e all’analisi delle condizioni strutturali attuali dell’economia cubana (politiche e pratiche di consumo, i paradossi della doppia economia e delle riforme del settore del lavoro, la segmentazione dei mercati, il basso potere di acquisto dei salari, ecc.) e delle conseguenze sulla vita quotidiana dei miei interlocutori. Tali conseguenze stanno in stretta relazione con la diffusione e con i meccanismi di funzionamento delle differenti modalità con cui si dispiegano le pratiche informali individuali, e anche con le motivazioni che le persone portano nel giustificare le loro pratiche economiche quotidiane. Tuttavia, l’analisi attenta dell’informalità intesa e concepita come lucha dai miei interlocutori mi ha permesso di scoprire che l’informalità (e un certo tipo di illegalità) a Cuba non consiste solo in un insieme di tattiche individuali volte a superare le difficoltà quotidiane di sussistenza e/o ad ottenere un maggiore grado di comfort nella vita quotidiana, in condizioni materiali più o meno difficili. La lucha a Cuba, e dunque l’informalità così com’è intesa dai miei interlocutori, contiene e permette agli individui di articolare, consapevolmente o meno, un processo di soggettivazione che ha al suo centro una concezione della vita come attiva e resistente, nel corso della quale si deve essere operosi, capaci di cogliere le opportunità, e di districarsi nelle contingenze negative (o percepite come tali) anche adattandosi, ma attivamente e creativamente. Comprendere il significato di luchar in questi termini a Cuba significa anche comprendere, come direbbe Foucault, il rapporto e la co-produzione tra il modo di governare sé e quello di governare gli altri. La concezione di una vita attiva e resistente non è qualcosa di naturale. È invece un processo (storico, culturale, sociale e politico) che entra a far parte della formazione e della disciplina del sé, delle proprie e altrui pratiche e dei propri modi di pensare e di dire. Nel panorama attuale della letteratura antropologica prodotta su Cuba non esistono monografie che con una certa profondità hanno affrontato il tema dell’economia informale. La maggior parte degli studi sull’informalità a Cuba si è concentrata sul fenomeno da un punto di vista soprattutto economico. Pur tenendo in considerazione il quadro teorico di studi antropologici condotti in altre società del mondo, soprattutto in contesti socialisti e post-socialisti, ho cercato di confrontarmi con alcuni lavori che hanno preso in considerazione le recenti trasformazioni dell’assetto economico di Cuba e gli effetti prodotti sulla sua economia e società. In tutta la tesi ho considerato alcuni elementi del discorso economico prodotto su Cuba (dentro e fuori dall’Isola) come “produzioni discorsive” che concorrono insieme ai discorsi e alle pratiche del quotidiano dei miei interlocutori a creare una visione complessiva dell’informalità che comprende anche il suo nesso con l’economia formale, con lo Stato, e con la recente storia della Nazione cubana. In questa direzione con l’analisi etnografica ho mostrato come effettivamente l’informalità (incluso un certo tipo di mercato nero) si articola in simbiosi (e in stretta co-dipendenza) con l’economia pianificata dallo Stato, alterandone il funzionamento ma non necessariamente sovvertendone i fini e i principi che nel tempo sono stati adottati e promossi dalle politiche del governo. Nella mia indagine, ho tentato di non considerare aprioristicamente (magari sulla base di teorie prettamente economiche) le pratiche economiche informali come un elemento sovversivo. Al contrario, ho cercato di comprendere il fenomeno dell’informalità anche dal punto di vista di chi, in questa dimensione quotidiana, vive indubbiamente processi di contestazione e negoziazione con l’assetto politico ed economico attuale del Paese – e con le recenti trasformazioni socio-economiche –, ma non necessariamente in discontinuità e/o in completa rottura e antitesi con il passato e presente progetto del socialismo e della Rivoluzione cubana. Il governo rivoluzionario, dal ’59 ad oggi, ha promosso un modello di soggettività improntato soprattutto alla dignità, all’indipendenza, all’importanza della resistenza, a tutti i costi. Per far questo ha governato con dispositivi, forse contraddittori ma tutt’altro che invisibili o nascosti, la vita quotidiana dei suoi cittadini, innescando particolari processi di soggettivazione. La lucha, l’informalità, è un esempio di questa congiunzione e coproduzione di arti di governare: una delle modalità attraverso le quali strategie istituzionali e tattiche dei singoli convergono. La disciplina e la creatività diventano due dimensioni, forse contrastanti ma correlate, di un processo di etero- ed auto-formazione.

(2010). Vivere nell'informalità: Luchar nella Cuba post - sovietica. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010).

Vivere nell'informalità: Luchar nella Cuba post - sovietica

BISOGNO, FLORA
2010

Abstract

La tesi analizza il fenomeno dell’economia informale nella Cuba contemporanea. Il mio elaborato, redatto a partire da un’indagine etnografica (12 mesi dal Febbraio 2005 al Marzo 2008), si concentra su ciò che ho definito la “poetica dell’informalità”, ovvero l’insieme di pratiche e discorsi che concorrono nel costituire e strutturare l’“economia informale” così come viene esperita e concepita nella vita quotidiana dei miei interlocutori. Attraverso un’etnografia delle pratiche economiche informali quotidiane di un gruppo di persone residenti all’Avana, (differenti per genere, generazione, posizionamento economico e sociale), mostro come economia informale e vita quotidiana siano così intrecciate che la creatività e l’entusiasmo dei cubani/e, così come le angosce e incertezze esistenziali, sono spesso legate alle tante e variegate esperienze di informalità. Tali esperienze, che includono il mercato nero e le differenti strategie/tattiche (talvolta illegali) per ottenere beni di consumo e valuta forte (ovvero i CUC), trovano espressione nel termine luchar (lottare). Questo verbo polisemico, usato a Cuba per definire tanto l’impegno rivoluzionario che l’inventiva necessaria per procurarsi di che vivere, stabilisce una relazione specifica tra le pratiche ed i discorsi dell’economia informale e in ultima analisi un modo di essere al mondo, una forma di soggettivazione. La lucha segna infatti un punto di incontro tra le pratiche informali e il simbolico, tra gli atti, piccoli e grandi, della quotidianità degli individui, la soggettività e il sistema complessivo della società cubana. Nella mia tesi esploro questo nesso. Che tipo di soggettività emerge in determinate pratiche informali quotidiane? In che relazione stanno le pratiche informali individuali con i cambiamenti sociali ed economici occorsi a Cuba di recente? Con la retorica e l’amministrazione del governo? Con le produzioni discorsive sul capitalismo e sul socialismo che circolano sull’Isola? Intorno e dentro queste pratiche, quali fenomeni, tattiche, significati e investimenti affettivi, concreti e simbolici individuali o di gruppo si ri-producono? Nel ricostruire il contesto dei cambiamenti occorsi a partire dagli anni Novanta e dalle riforme avviate dal Periodo Especial, ho dedicato alcune parti della tesi alla descrizione e all’analisi delle condizioni strutturali attuali dell’economia cubana (politiche e pratiche di consumo, i paradossi della doppia economia e delle riforme del settore del lavoro, la segmentazione dei mercati, il basso potere di acquisto dei salari, ecc.) e delle conseguenze sulla vita quotidiana dei miei interlocutori. Tali conseguenze stanno in stretta relazione con la diffusione e con i meccanismi di funzionamento delle differenti modalità con cui si dispiegano le pratiche informali individuali, e anche con le motivazioni che le persone portano nel giustificare le loro pratiche economiche quotidiane. Tuttavia, l’analisi attenta dell’informalità intesa e concepita come lucha dai miei interlocutori mi ha permesso di scoprire che l’informalità (e un certo tipo di illegalità) a Cuba non consiste solo in un insieme di tattiche individuali volte a superare le difficoltà quotidiane di sussistenza e/o ad ottenere un maggiore grado di comfort nella vita quotidiana, in condizioni materiali più o meno difficili. La lucha a Cuba, e dunque l’informalità così com’è intesa dai miei interlocutori, contiene e permette agli individui di articolare, consapevolmente o meno, un processo di soggettivazione che ha al suo centro una concezione della vita come attiva e resistente, nel corso della quale si deve essere operosi, capaci di cogliere le opportunità, e di districarsi nelle contingenze negative (o percepite come tali) anche adattandosi, ma attivamente e creativamente. Comprendere il significato di luchar in questi termini a Cuba significa anche comprendere, come direbbe Foucault, il rapporto e la co-produzione tra il modo di governare sé e quello di governare gli altri. La concezione di una vita attiva e resistente non è qualcosa di naturale. È invece un processo (storico, culturale, sociale e politico) che entra a far parte della formazione e della disciplina del sé, delle proprie e altrui pratiche e dei propri modi di pensare e di dire. Nel panorama attuale della letteratura antropologica prodotta su Cuba non esistono monografie che con una certa profondità hanno affrontato il tema dell’economia informale. La maggior parte degli studi sull’informalità a Cuba si è concentrata sul fenomeno da un punto di vista soprattutto economico. Pur tenendo in considerazione il quadro teorico di studi antropologici condotti in altre società del mondo, soprattutto in contesti socialisti e post-socialisti, ho cercato di confrontarmi con alcuni lavori che hanno preso in considerazione le recenti trasformazioni dell’assetto economico di Cuba e gli effetti prodotti sulla sua economia e società. In tutta la tesi ho considerato alcuni elementi del discorso economico prodotto su Cuba (dentro e fuori dall’Isola) come “produzioni discorsive” che concorrono insieme ai discorsi e alle pratiche del quotidiano dei miei interlocutori a creare una visione complessiva dell’informalità che comprende anche il suo nesso con l’economia formale, con lo Stato, e con la recente storia della Nazione cubana. In questa direzione con l’analisi etnografica ho mostrato come effettivamente l’informalità (incluso un certo tipo di mercato nero) si articola in simbiosi (e in stretta co-dipendenza) con l’economia pianificata dallo Stato, alterandone il funzionamento ma non necessariamente sovvertendone i fini e i principi che nel tempo sono stati adottati e promossi dalle politiche del governo. Nella mia indagine, ho tentato di non considerare aprioristicamente (magari sulla base di teorie prettamente economiche) le pratiche economiche informali come un elemento sovversivo. Al contrario, ho cercato di comprendere il fenomeno dell’informalità anche dal punto di vista di chi, in questa dimensione quotidiana, vive indubbiamente processi di contestazione e negoziazione con l’assetto politico ed economico attuale del Paese – e con le recenti trasformazioni socio-economiche –, ma non necessariamente in discontinuità e/o in completa rottura e antitesi con il passato e presente progetto del socialismo e della Rivoluzione cubana. Il governo rivoluzionario, dal ’59 ad oggi, ha promosso un modello di soggettività improntato soprattutto alla dignità, all’indipendenza, all’importanza della resistenza, a tutti i costi. Per far questo ha governato con dispositivi, forse contraddittori ma tutt’altro che invisibili o nascosti, la vita quotidiana dei suoi cittadini, innescando particolari processi di soggettivazione. La lucha, l’informalità, è un esempio di questa congiunzione e coproduzione di arti di governare: una delle modalità attraverso le quali strategie istituzionali e tattiche dei singoli convergono. La disciplina e la creatività diventano due dimensioni, forse contrastanti ma correlate, di un processo di etero- ed auto-formazione.
MANOUKIAN, SETRAG
informal economy, black market, subjectivity, Cuban socialist state, Cuba
M-DEA/01 - DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE
Italian
17-giu-2010
SCIENZE UMANE CURRICULUM ANTROPOLOGIA DELLA CONTEMPORANEITA' - 58R
20
2007/2008
open
(2010). Vivere nell'informalità: Luchar nella Cuba post - sovietica. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/43796
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