Il finanziamento bancario all'impresa in crisi

The paper analyses the relationship between banks and failing firms, seeking to delineate the boundary between lawful and unlawful financing to the entrepreneur in distress. In a system now marked by the preservation of the going concern value and the rehabilitation of the enterprise, in which the disintegration of the assets and the expulsion of the “honest but unfortunate” debtor from the market is the last resort, there is, in fact, a need to verify whether the conclusions reached under the Bankruptcy Law can still be confirmed in the light of the Code of Business Crisis and Insolvency. In fact, greater clarity in the identification of the hypotheses of lawful financing and the assumptions of the bank’s liability allows credit institutions to know, with certainty, the risks associated with the exercise of credit activity, thus averting making unfavorable decisions for the client, due to the impossibility of foreseeing the consequences arising from granting such financing. At the same time, such an investigation is also desirable in the interest of the debtor no longer in bonis who, in the presence of a consistent interpretation of the regulatory framework, will be able to prepare attempts at rehabilitation aware of the extent and forms of bank financing on which he will be able, concretely, to rely upon. The purpose of the paper is, therefore, to draw, with criteria that are as objective as possible, the boundary between lawful and unlawful financing and, in the case of unlawful financing, to identify the parties entitled to claim compensation for damages, as well as the criteria for its quantification.

L’elaborato analizza i rapporti tra banca e impresa in crisi, cercando, in particolare, di delineare il confine tra finanziamento lecito e finanziamento illecito all’imprenditore in stato di dissesto. In un ordinamento oramai improntato alla conservazione del going concern value e al risanamento dell’impresa, in cui la disgregazione del patrimonio e l’espulsione del debitore “onesto ma sfortunato” dal mercato sono relegati ad extrema ratio, si impone, infatti, la necessità di verificare se le conclusioni raggiunte dagli interpreti nel vigore della Legge fallimentare possano ancora essere confermate alla luce del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. In effetti, una maggior chiarezza nell’individuazione delle ipotesi di finanziamento lecito e dei presupposti di responsabilità della banca consente agli istituti di credito di conoscere, con certezza, ex ante, i rischi connessi all’esercizio dell’attività creditizia, scongiurando, dunque, l’assunzione di decisioni sfavorevoli per il cliente, dovute all’impossibilità di prevedere le conseguenze derivanti dalla concessione del finanziamento. Al contempo, una simile indagine è auspicabile anche nell’interesse del debitore non più in bonis il quale, in presenza di una lettura coerente del quadro normativo, potrà predisporre i tentativi di risanamento consapevole della misura e delle forme di finanziamento bancario su cui potrà, concretamente, fare affidamento. Scopo dell’elaborato è, dunque, quello di tracciare, con criteri quanto più oggettivi, il confine tra finanziamento lecito e finanziamento illecito e, in caso di finanziamento illecito, quello di individuare i soggetti legittimati a pretendere il risarcimento del danno, come pure i criteri per la sua quantificazione.