Alcuni gestori sono soliti esercitare penetranti poteri organizzativi all’interno delle piattaforme digitali, coordinando le attività individualmente svolte dagli utenti per offrire al pubblico un prodotto di consumo in tutto simile - per esempio - a un servizio di trasporto o di hôtellerie. Tali dinamiche, tuttavia, non sembrano essere adeguatamente riflesse all’interno dell’ordinamento giuridico europeo, che disciplina le piattaforme alla stregua di semplici mercati digitali, in cui gli utenti possono liberamente negoziare tra loro in assenza di costi transattivi (Regolamento (UE) 2019/1150). Di qui, il rischio di arbitraggi regolamentari a danno delle imprese “tradizionali”: invero - pur svolgendo spesso un’attività analoga - i gestori sembrano sfuggire all’applicazione dei cc.dd. statuti speciali d’impresa, beneficiando altresì di un tendenziale regime di irresponsabilità per i contenti pubblicati all’interno dei loro sistemi (artt. 6 e 8 Digital Services Act). Per altro verso, il concreto funzionamento delle piattaforme sovraespone gli utenti a dinamiche concorrenziali e sembra pertanto essere all’origine di una dissociazione tra rischio e profitto d’impresa che né il diritto antitrust né il più recente Digital Markets Act sono in grado di correggere. All’analisi di questi problemi è dedicato il presente lavoro, che si popone di identificare la disciplina applicabile alle piattaforme digitali muovendo da un’attenta considerazione degli aspetti economici e sociologici che caratterizzano tale fenomeno.
Restelli, E. (2022). Le piattaforme digitali. Dall'intermediazione all'impresa. Milano : Giuffrè Francis Lefebvre.
Le piattaforme digitali. Dall'intermediazione all'impresa
Restelli, ER
2022
Abstract
Alcuni gestori sono soliti esercitare penetranti poteri organizzativi all’interno delle piattaforme digitali, coordinando le attività individualmente svolte dagli utenti per offrire al pubblico un prodotto di consumo in tutto simile - per esempio - a un servizio di trasporto o di hôtellerie. Tali dinamiche, tuttavia, non sembrano essere adeguatamente riflesse all’interno dell’ordinamento giuridico europeo, che disciplina le piattaforme alla stregua di semplici mercati digitali, in cui gli utenti possono liberamente negoziare tra loro in assenza di costi transattivi (Regolamento (UE) 2019/1150). Di qui, il rischio di arbitraggi regolamentari a danno delle imprese “tradizionali”: invero - pur svolgendo spesso un’attività analoga - i gestori sembrano sfuggire all’applicazione dei cc.dd. statuti speciali d’impresa, beneficiando altresì di un tendenziale regime di irresponsabilità per i contenti pubblicati all’interno dei loro sistemi (artt. 6 e 8 Digital Services Act). Per altro verso, il concreto funzionamento delle piattaforme sovraespone gli utenti a dinamiche concorrenziali e sembra pertanto essere all’origine di una dissociazione tra rischio e profitto d’impresa che né il diritto antitrust né il più recente Digital Markets Act sono in grado di correggere. All’analisi di questi problemi è dedicato il presente lavoro, che si popone di identificare la disciplina applicabile alle piattaforme digitali muovendo da un’attenta considerazione degli aspetti economici e sociologici che caratterizzano tale fenomeno.File | Dimensione | Formato | |
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