L’espressione smart city non rimanda a un concetto universalmente con- diviso ma, a partire dagli anni Novanta, è stata generica- mente utilizzata per riferirsi a uno spazio urbano all’interno del quale, grazie alla rivolu- zione delle ICT (Information and Communication Technologies), i cit- tadini possono usufruire di maggiori servizi erogati in tempi rapidi. Se nel villaggio globale teorizzato da McLuhan (1967) la comunicazione era soprattutto unidirezionale dal centro alla periferia, nell’epoca della smart city l’informatica diffusa sembra essere in grado di sviluppare una strut- tura connettiva multidirezionale che garantisce scambi costanti di dati e una sovrapposizione tra spazi fisici e virtuali (Ratti 2017). Che cosa possono dire gli antropologi di questi “nuovi” processi urbani? Obiettivo che guida i diversi saggi raccolti nel volume è cogliere le pratiche e gli immaginari di futuro che si formano attorno e attraverso la diffusione di narrative e politiche legate all’innovazione green, hi-tech e smart negli spazi urbani, come questi immaginari si inseriscono nella costellazione di significati locali e come contribuiscono a cambiare rappresentazioni pubbliche di sé e degli altri o a rafforzare sensi di appartenenza e di lo- calità. In questa luce i processi di smartizzazione dei paesaggi urbani non appaiono esclusivamente come la conseguenza di forze globali, ma anche come la risultante di economie morali locali e di modi del tutto specifici di intendere il senso dei luoghi.
D'Orsi L., R.L. (2022). Etnografie delle smart city. Abitare, relazionarsi e protestare nelle città intelligenti italiane (L. D'Orsi, L. Rimoldi, a cura di). Milano : Ledizioni.
Etnografie delle smart city. Abitare, relazionarsi e protestare nelle città intelligenti italiane
Rimoldi L.
2022
Abstract
L’espressione smart city non rimanda a un concetto universalmente con- diviso ma, a partire dagli anni Novanta, è stata generica- mente utilizzata per riferirsi a uno spazio urbano all’interno del quale, grazie alla rivolu- zione delle ICT (Information and Communication Technologies), i cit- tadini possono usufruire di maggiori servizi erogati in tempi rapidi. Se nel villaggio globale teorizzato da McLuhan (1967) la comunicazione era soprattutto unidirezionale dal centro alla periferia, nell’epoca della smart city l’informatica diffusa sembra essere in grado di sviluppare una strut- tura connettiva multidirezionale che garantisce scambi costanti di dati e una sovrapposizione tra spazi fisici e virtuali (Ratti 2017). Che cosa possono dire gli antropologi di questi “nuovi” processi urbani? Obiettivo che guida i diversi saggi raccolti nel volume è cogliere le pratiche e gli immaginari di futuro che si formano attorno e attraverso la diffusione di narrative e politiche legate all’innovazione green, hi-tech e smart negli spazi urbani, come questi immaginari si inseriscono nella costellazione di significati locali e come contribuiscono a cambiare rappresentazioni pubbliche di sé e degli altri o a rafforzare sensi di appartenenza e di lo- calità. In questa luce i processi di smartizzazione dei paesaggi urbani non appaiono esclusivamente come la conseguenza di forze globali, ma anche come la risultante di economie morali locali e di modi del tutto specifici di intendere il senso dei luoghi.File | Dimensione | Formato | |
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