L’ipertensione arteriosa è una delle principali cause di malattia sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, sia per l’ampia prevalenza della malattia che per gli effetti. E’ stato calcolato infatti che nel 2000 il 26.4% della popolazione mondiale era affetto da ipertensione e la percentuale di soggetti ipertesi è destinata a crescere fino a 29.2% nel 2025. Nella pratica clinica si ottengono due valori che sono ritenuti indicativi dell’omeostasi pressoria: la pressione di picco sistolica (PAS) e la pressione di fine diastole (PAD). Tradizionalmente si poneva particolare attenzione ai valori di pressione diastolica ritenendo che predicesse in maniera più indicativa della PAS la morbilità e mortalità cardiovascolari. Una ampia metanalisi condotta su 61 studi ed oltre un milione di individui senza patologia cardiovascolare conclamata, ha dimostrato come sia la PAS che la PAD siano entrambe predittori indipendenti della mortalità per IMA ed ictus. I valori della pressione di picco sistolica e della pressione di fine diastole misurati con metodica non invasiva sono stati quindi assunti come indicativi del processo continuo che conduce dalla presenza di fattori di rischio (dislipidemia, ipertensione, diabete, fumo, obesità) allo scompenso cardiaco terminale attraverso la formazione della placca aterosclerotica e l’infarto del miocardio (4,5). Più di recente è stata dimostrata l’esistenza di un altro processo lesivo legato all’aumento della pressione arteriosa, ed indipendente da quello aterosclerotico, tale processo è caratteristico dell’invecchiamento e non coinvolge tanto le cellule quanto le componenti inanimate responsabili delle caratteristiche meccaniche della parete vasale, denominato arteriosclerosi. Argomento di questa tesi sarà ampliare l’approccio al paziente iperteso non limitandoci alla misurazione dei valori sisto-diastolici di PA ma aggiungendo a questa valutazione tradizionale un dato sul funzionamento meccanico dei grandi vasi arteriosi stimando la rigidità aortica attraverso la misurazione della velocità della onda di polso (PWV), ed ipotizzando che variazioni del valore di questo parametro in misurazioni ripetute possano avere un’utilità clinica.
(2012). Variazioni di Pulse Wave Velocity durante quattro anni di follow up in una coorte di ipertesi essenziali. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012).
Variazioni di Pulse Wave Velocity durante quattro anni di follow up in una coorte di ipertesi essenziali
CESANA, FRANCESCA
2012
Abstract
L’ipertensione arteriosa è una delle principali cause di malattia sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, sia per l’ampia prevalenza della malattia che per gli effetti. E’ stato calcolato infatti che nel 2000 il 26.4% della popolazione mondiale era affetto da ipertensione e la percentuale di soggetti ipertesi è destinata a crescere fino a 29.2% nel 2025. Nella pratica clinica si ottengono due valori che sono ritenuti indicativi dell’omeostasi pressoria: la pressione di picco sistolica (PAS) e la pressione di fine diastole (PAD). Tradizionalmente si poneva particolare attenzione ai valori di pressione diastolica ritenendo che predicesse in maniera più indicativa della PAS la morbilità e mortalità cardiovascolari. Una ampia metanalisi condotta su 61 studi ed oltre un milione di individui senza patologia cardiovascolare conclamata, ha dimostrato come sia la PAS che la PAD siano entrambe predittori indipendenti della mortalità per IMA ed ictus. I valori della pressione di picco sistolica e della pressione di fine diastole misurati con metodica non invasiva sono stati quindi assunti come indicativi del processo continuo che conduce dalla presenza di fattori di rischio (dislipidemia, ipertensione, diabete, fumo, obesità) allo scompenso cardiaco terminale attraverso la formazione della placca aterosclerotica e l’infarto del miocardio (4,5). Più di recente è stata dimostrata l’esistenza di un altro processo lesivo legato all’aumento della pressione arteriosa, ed indipendente da quello aterosclerotico, tale processo è caratteristico dell’invecchiamento e non coinvolge tanto le cellule quanto le componenti inanimate responsabili delle caratteristiche meccaniche della parete vasale, denominato arteriosclerosi. Argomento di questa tesi sarà ampliare l’approccio al paziente iperteso non limitandoci alla misurazione dei valori sisto-diastolici di PA ma aggiungendo a questa valutazione tradizionale un dato sul funzionamento meccanico dei grandi vasi arteriosi stimando la rigidità aortica attraverso la misurazione della velocità della onda di polso (PWV), ed ipotizzando che variazioni del valore di questo parametro in misurazioni ripetute possano avere un’utilità clinica.File | Dimensione | Formato | |
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