Negli ultimi anni la “questione ambientale” è diventata sempre più urgente, giungendo a colpire, almeno nell’immaginazione, strati sempre più vasti della popolazione; molti temi legati all’ambiente, tuttavia, sono presentati spesso in maniera approssimativa, tra l’allarmismo catastrofico e l’ottimismo d’ispirazione tecnologica. Il conservazionismo è uno dei temi ambientali di maggiore risonanza che ormai appartiene ai timori e alle passioni millenaristiche di questo inizio di secolo: si parla di conservazione e preservazione della natura, della ‘wilderness’, della biodiversità, della storia, dei monumenti, del patrimonio dell’umanità, del paesaggio e dell’identità culturale. Il conservazionismo, nato ormai da più di un secolo, si è sviluppato su diversi piani (movimento di opinione, disciplina scientifica, corpo legislativo, pianificazione del territorio, attività per il tempo libero) e con un ventaglio di finalità diverse (culturali, scientifiche, economiche, ecologiche) non sempre conciliabili fra loro. Nello stesso tempo in tutto il m ondo si sta lavorando a diverse scale per ‘attuare’ l’idea conservazionista: parchi, riserve, aree protette e zoo vengono progettati, realizzati e gestiti per tutelare ambienti fragili, specie faunistiche e vegetali a rischio; musei, mostre, leggi e piani paesistici si occupano di salvaguardare e riscoprire la storia, i beni culturali, le tradizioni e il paesaggio. Tali azioni di tutela rispondono a precise impostazioni culturali, come emerge da svariati esempi in diverse parti del mondo – dagli Stati Uniti, patria dell’idea di parco nazionale, al composito contesto europeo, ai conflitti tra sviluppo e conservazione in Africa e India, al contrasto tra modernità e tradizione in Giappone – che ne hanno profondamente condizionato la realizzazione. Non è unanime comunque il consenso sull’oggetto del conservazionismo o su una sua definizione (cosa si intenda cioè per natura, cultura, paesaggio, ambiente, patrimonio), su cosa sia ‘naturale’ o ‘artificiale’, sui processi di cambiamento globale o sui destinatari dei beni da salvaguardare (il pianeta, l’umanità oggi, le generazioni future con le loro esigenze, gusti e valori). L’obiettivo del volume è di contribuire, con l’occhio del geografo, a un esame della pluralità degli approcci conservazionisti, inquadrandone principi, origini, problemi e grandi interrogativi.
SCHMIDT MULLER DI FRIEDBERG, M. (2004). L'arca di Noè. Conservazionismo tra natura e cultura. Torino : Giappichelli.
L'arca di Noè. Conservazionismo tra natura e cultura
SCHMIDT MULLER DI FRIEDBERG, MARCELLA
2004
Abstract
Negli ultimi anni la “questione ambientale” è diventata sempre più urgente, giungendo a colpire, almeno nell’immaginazione, strati sempre più vasti della popolazione; molti temi legati all’ambiente, tuttavia, sono presentati spesso in maniera approssimativa, tra l’allarmismo catastrofico e l’ottimismo d’ispirazione tecnologica. Il conservazionismo è uno dei temi ambientali di maggiore risonanza che ormai appartiene ai timori e alle passioni millenaristiche di questo inizio di secolo: si parla di conservazione e preservazione della natura, della ‘wilderness’, della biodiversità, della storia, dei monumenti, del patrimonio dell’umanità, del paesaggio e dell’identità culturale. Il conservazionismo, nato ormai da più di un secolo, si è sviluppato su diversi piani (movimento di opinione, disciplina scientifica, corpo legislativo, pianificazione del territorio, attività per il tempo libero) e con un ventaglio di finalità diverse (culturali, scientifiche, economiche, ecologiche) non sempre conciliabili fra loro. Nello stesso tempo in tutto il m ondo si sta lavorando a diverse scale per ‘attuare’ l’idea conservazionista: parchi, riserve, aree protette e zoo vengono progettati, realizzati e gestiti per tutelare ambienti fragili, specie faunistiche e vegetali a rischio; musei, mostre, leggi e piani paesistici si occupano di salvaguardare e riscoprire la storia, i beni culturali, le tradizioni e il paesaggio. Tali azioni di tutela rispondono a precise impostazioni culturali, come emerge da svariati esempi in diverse parti del mondo – dagli Stati Uniti, patria dell’idea di parco nazionale, al composito contesto europeo, ai conflitti tra sviluppo e conservazione in Africa e India, al contrasto tra modernità e tradizione in Giappone – che ne hanno profondamente condizionato la realizzazione. Non è unanime comunque il consenso sull’oggetto del conservazionismo o su una sua definizione (cosa si intenda cioè per natura, cultura, paesaggio, ambiente, patrimonio), su cosa sia ‘naturale’ o ‘artificiale’, sui processi di cambiamento globale o sui destinatari dei beni da salvaguardare (il pianeta, l’umanità oggi, le generazioni future con le loro esigenze, gusti e valori). L’obiettivo del volume è di contribuire, con l’occhio del geografo, a un esame della pluralità degli approcci conservazionisti, inquadrandone principi, origini, problemi e grandi interrogativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.