Partendo da una posizione epistemologica “socio-costruzionista” la ricerca si propone di esplorare due domande fondamentali: E’ possibile affermare che il discorso dei professionisti della cooperazione internazionale italiani impegnati in Uganda sia caratterizzato da una base ideologica? Base ideologica definibile come “etnocentrica”. E’ possibile che questa ideologia venga “accettata” e fatta propria dagli Ugandesi che in questo modo colludono nella costruzione di una “carriera” di sottosviluppo e quindi di stigma? E che questo abbia riflessi persistenti sulla loro identità e sul benessere. L’ispirazione fondamentale della ricerca viene da un analogia con il concetto di “carriere morali” proposto da E. Goffman. L’appoccio teorico di riferimento è quello multidisciplinare alle ideologie elaborato da Teun Van Dijk e la metodologia scelta è legata al panorama dell’”analisi del discorso” nel quale lo stesso Van Dijk è considerato uno dei fondatori. Il corpus dei dati è costituito da interviste a cooperanti italiani impegnati in Uganda e focus group con loro collaboratori locali. I risultati provvisori presentano un quadro identitario “minorato e subordinato” costruito a specchio dalle pratiche discorsive dei due gruppi. Viene proposta anche la difficile interazione dell’ideologia professionale (umanista, universalista, multiculturale) dei cooperanti con la contraddittoria “mission” del loro lavoro di promozione dello sviluppo e la base ideologica etnocentrica che la sostiene. Alcune possibili pratiche decostruttive saranno discusse nelle conclusioni.
(2013). Dilemmi ideologici nel discorso della cooperazione internazionale allo sviluppo. La costruzione sociale del senso di inferiorità in nord Uganda. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013).
Dilemmi ideologici nel discorso della cooperazione internazionale allo sviluppo. La costruzione sociale del senso di inferiorità in nord Uganda
PRATI, MARCO
2013
Abstract
Partendo da una posizione epistemologica “socio-costruzionista” la ricerca si propone di esplorare due domande fondamentali: E’ possibile affermare che il discorso dei professionisti della cooperazione internazionale italiani impegnati in Uganda sia caratterizzato da una base ideologica? Base ideologica definibile come “etnocentrica”. E’ possibile che questa ideologia venga “accettata” e fatta propria dagli Ugandesi che in questo modo colludono nella costruzione di una “carriera” di sottosviluppo e quindi di stigma? E che questo abbia riflessi persistenti sulla loro identità e sul benessere. L’ispirazione fondamentale della ricerca viene da un analogia con il concetto di “carriere morali” proposto da E. Goffman. L’appoccio teorico di riferimento è quello multidisciplinare alle ideologie elaborato da Teun Van Dijk e la metodologia scelta è legata al panorama dell’”analisi del discorso” nel quale lo stesso Van Dijk è considerato uno dei fondatori. Il corpus dei dati è costituito da interviste a cooperanti italiani impegnati in Uganda e focus group con loro collaboratori locali. I risultati provvisori presentano un quadro identitario “minorato e subordinato” costruito a specchio dalle pratiche discorsive dei due gruppi. Viene proposta anche la difficile interazione dell’ideologia professionale (umanista, universalista, multiculturale) dei cooperanti con la contraddittoria “mission” del loro lavoro di promozione dello sviluppo e la base ideologica etnocentrica che la sostiene. Alcune possibili pratiche decostruttive saranno discusse nelle conclusioni.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Tesi dottorato
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Doctoral thesis
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