Lo zucchero oggi rappresenta uno dei beni di consumo quotidiano più richiesti e diffusi su scala globale. Il suo consumo è più che raddoppiato dagli anni ’60 al 2009, ed è prevista una crescita costante nei prossimi anni. Al momento si aggira intorno ai 25 kg annui pro capite, ma i paesi sviluppati superano addirittura i 40 kg, come nel caso americano. Un italiano medio ne consuma circa 27 kg all’anno, pari a 70 gr giornalieri, cifra che comunque supera del 50% il limite massimo consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sempre più studi clinici riconoscono l’eccessivo consumo di zucchero come fattore di rischio non solo rispetto alle patologie metaboliche, ma anche per quelle cardiache e tumorali. Risulta attualmente meno noto e problematico a livello pubblico il discorso sulle modalità di produzione dello zucchero, in particolare per quanto riguarda le condizioni di lavoro e le gravi violazioni che si verificano all’interno della filiera, che includono forme di lavoro forzato, minorile, sottopagato e insicuro, abusi e violenze, nonché fenomeni di accaparramento e contaminazione di terre e acqua. Il dossier “La filiera amara della canna da zucchero” analizza la filiera della canna da zucchero, che sempre più terre, lavoratori e denaro è andata interessando in tutto il mondo negli ultimi decenni. L’ampliarsi delle terre destinate a questa coltivazione è proporzionale all’aumento di livelli di malnutrizione, con l’agricoltura famigliare e quella destinata al consumo locale fortemente penalizzate, e con la diffusione di fenomeni come il land grabbing che accentrano ulteriormente la proprietà della terra. Inoltre risultano notevoli danni all’ambiente dovuti sia all’impoverimento progressivo del suolo e alla perdita di biodiversità, sia alla contaminazione del terreno e delle risorse idriche a causa dell’uso massiccio di fertilizzanti e diserbanti chimici.
Alfano, F., Cattaneo, K., Zaninelli, C., Zecca, R. (2017). La filiera amara della canna da zucchero [Altro].
La filiera amara della canna da zucchero
Zecca, R
2017
Abstract
Lo zucchero oggi rappresenta uno dei beni di consumo quotidiano più richiesti e diffusi su scala globale. Il suo consumo è più che raddoppiato dagli anni ’60 al 2009, ed è prevista una crescita costante nei prossimi anni. Al momento si aggira intorno ai 25 kg annui pro capite, ma i paesi sviluppati superano addirittura i 40 kg, come nel caso americano. Un italiano medio ne consuma circa 27 kg all’anno, pari a 70 gr giornalieri, cifra che comunque supera del 50% il limite massimo consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sempre più studi clinici riconoscono l’eccessivo consumo di zucchero come fattore di rischio non solo rispetto alle patologie metaboliche, ma anche per quelle cardiache e tumorali. Risulta attualmente meno noto e problematico a livello pubblico il discorso sulle modalità di produzione dello zucchero, in particolare per quanto riguarda le condizioni di lavoro e le gravi violazioni che si verificano all’interno della filiera, che includono forme di lavoro forzato, minorile, sottopagato e insicuro, abusi e violenze, nonché fenomeni di accaparramento e contaminazione di terre e acqua. Il dossier “La filiera amara della canna da zucchero” analizza la filiera della canna da zucchero, che sempre più terre, lavoratori e denaro è andata interessando in tutto il mondo negli ultimi decenni. L’ampliarsi delle terre destinate a questa coltivazione è proporzionale all’aumento di livelli di malnutrizione, con l’agricoltura famigliare e quella destinata al consumo locale fortemente penalizzate, e con la diffusione di fenomeni come il land grabbing che accentrano ulteriormente la proprietà della terra. Inoltre risultano notevoli danni all’ambiente dovuti sia all’impoverimento progressivo del suolo e alla perdita di biodiversità, sia alla contaminazione del terreno e delle risorse idriche a causa dell’uso massiccio di fertilizzanti e diserbanti chimici.File | Dimensione | Formato | |
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