Perchè c’è il male al mondo piuttosto che il bene? La pedagogia del XXI secolo, incontra ancora sulla sua strada la pietra dello scandalo che da sempre ha fatto inciampare teologie e sistemi di pensiero, ateismi e religioni, fedi e scetticismi: il soggetto malato, precario, mortale, ferito, leso. “Perchè il male?” è la vera domanda ontologica, teologica ed esistenziale; meglio ancora: “Perchè le vittime del male, dei mali”? Non è possibile fare educazione senza provare a balbettare risposte a questa domanda, per quanto precarie queste risposte possano essere. Non è possibile essere fedeli all’umano se non educando a resistere al male e già chiedere conto al mondo del male che alberga e all’uomo e alla donna del male che essi permettono, causano o cercano di evitare è una forma di pedagogia della resistenza. Questo libro si interroga sul male e sulla sua fenomenologia, parte dal male fisico radice di tutta la nostra concezione del male, per poi trattare il male esistenziale o male di vivere, il male giovanile che soprattutto oggi ci riguarda e ci turba, il male operato dalla natura con i suoi scatenamenti (e che in realtà è sempre un riflesso dell’incuria umana), la morte come limite ultimo del male, il male cosmico che chiamiamo entropia, il male morale, il male assoluto di Auschwitz, per poi mettere in dubbio l’idea che il male sia qualcosa di “necessario” soprattutto nelle pratiche educative e proporre un’educazione che, al contrario, sia integralmente liberante.

Mantegazza, R. (2008). L'educazione e il male. Riflessioni per una teodicea pedagogica. Milano : FrancoAngeli.

L'educazione e il male. Riflessioni per una teodicea pedagogica

MANTEGAZZA, RAFFAELE
2008

Abstract

Perchè c’è il male al mondo piuttosto che il bene? La pedagogia del XXI secolo, incontra ancora sulla sua strada la pietra dello scandalo che da sempre ha fatto inciampare teologie e sistemi di pensiero, ateismi e religioni, fedi e scetticismi: il soggetto malato, precario, mortale, ferito, leso. “Perchè il male?” è la vera domanda ontologica, teologica ed esistenziale; meglio ancora: “Perchè le vittime del male, dei mali”? Non è possibile fare educazione senza provare a balbettare risposte a questa domanda, per quanto precarie queste risposte possano essere. Non è possibile essere fedeli all’umano se non educando a resistere al male e già chiedere conto al mondo del male che alberga e all’uomo e alla donna del male che essi permettono, causano o cercano di evitare è una forma di pedagogia della resistenza. Questo libro si interroga sul male e sulla sua fenomenologia, parte dal male fisico radice di tutta la nostra concezione del male, per poi trattare il male esistenziale o male di vivere, il male giovanile che soprattutto oggi ci riguarda e ci turba, il male operato dalla natura con i suoi scatenamenti (e che in realtà è sempre un riflesso dell’incuria umana), la morte come limite ultimo del male, il male cosmico che chiamiamo entropia, il male morale, il male assoluto di Auschwitz, per poi mettere in dubbio l’idea che il male sia qualcosa di “necessario” soprattutto nelle pratiche educative e proporre un’educazione che, al contrario, sia integralmente liberante.
Monografia o trattato scientifico - Monografia di Ricerca - Prima edizione
Male, dolore, educazione
Italian
2008
978-88-568-0110-1
FrancoAngeli
Mantegazza, R. (2008). L'educazione e il male. Riflessioni per una teodicea pedagogica. Milano : FrancoAngeli.
none
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