La presente tesi è dedicata allo studio dell’arena culturale che coinvolge le pratiche di valorizzazione delle forme del folclore e della cultura popolare in una capitale del Nordest del Brasile: São Luís del Maranhão. Nell’analisi di questa arena ci siamo serviti in primo luogo delle nozioni bourdieane di “campo”, “capitale” “habitus” ed “illusio”. La ricerca ha evidenziato nell’ambito etnografico esaminato e nelle sue diramazioni nazionali e globali, la presenza di una specifica forma di illusio: la credenza nel valore del folclore e nel valore della sua valorizzazione, della sua protezione, della sua messa in scena e del suo studio. La valorizzazione delle forme folcloriche è operata indipendentemente dalla valutazione della complessità dei loro contenuti e dalla valutazione della loro capacità di esprimere e far conoscere il contesto sociale, politico, economico ed esistenziale dei produttori e dei consumatori del folclore. Questa valorizzazione è vincolata viceversa al rispetto di determinate convenzioni formali riguardanti le forme degli artefatti e delle modalità espressive usate dai gruppi folclorici, quali ad esempio i materiali degli abiti e le loro decorazioni, le coreografie delle danze, i ritmi musicali. Questa illusio è sostenuta tautologicamente dall’affermazione, da un lato, della ricchezza culturale della diversità delle forme folcloriche e, dall’altro, dall’affermazione del valore di queste forme in quanto parte di questa diversità. A partire da questo presupposto, le forme folcloriche sono valorizzate in quanto emblemi identitari e in quanto risorse di distinzione nel mercato dei prodotti culturali. Nel tracciare le varie posizioni del campo generato da questa illusio (campo che abbiamo chiamato “campo del folclore” o “campo della cultura popolare”) abbiamo osservato l’imporsi egemonico degli habitus dei folcloristi e dei leader dei gruppi folclorici organizzati dalle classi dominanti. Questa egemonia tende a privilegiare forme di espressione che valorizzano gli aspetti decorativi e spettacolari e i contenuti più concilianti in detrimento dei contenuti dove sono messi in scena, in modo diretto o metaforico e satirico, i termini reali dei conflitti che sussistono tra le classi sociali. Come parte di questo contesto, abbiamo esaminato l’emarginazione degli aspetti narrativi della manifestazione folclorica del Bumba-meu-boi, manifestazione che presentava in passato la messa in scena del conflitto tra un fazendeiro e un suo dipendente (il “negro” Chico). Nelle odierne esibizioni folcloriche dei gruppi del Bumba-meu-boi di São Luís, tranne in alcuni casi eccezionali, sono messi in scena al più i personaggi principali della narrazione, che però, privati dell’attuazione corrispondente al proprio ruolo, funzionano solo come mere coreografie. Nella tesi è anche esaminata la genesi storica di questa illusio. Percorrendo la storia del folclore abbiamo potuto individuare i punti di contatto delle disposizioni degli agenti dell’attuale campo del folclore con le fascinazioni antiquarie per il possesso, la collezione e la classificazione sistematica degli oggetti del passato, e con le moderne logiche oggettivanti delle forme di patrimonializzazione della cultura materiale attivate dai processi di formazione degli stati nazionali. Abbiamo allora potuto re-interpretare l’illusio del campo del folclore di São Luís come parte di un più generale processo di cosificazione, patrimonializzazione, estetizzazione e mercificazione della cultura. In contrapposizione a questa trasformazione, storicamente, abbiamo osservato in Brasile la presenza di altri posizionamenti sulla cultura popolare che hanno considerato invece le sue forme come risorse di contenuti, temi e modalità di espressione con cui elaborare delle forme originali di cultura o con cui promuovere delle forme di politicizzazione e di effettiva emancipazione delle masse popolari. Infine, siamo giunti a concludere che le forme di valorizzazione del folclore, a partire dalla fine degli anni ’70 (all’inizio della fase di apertura della dittatura militare), e le più recenti forme di valorizzazione dei cosiddetti patrimoni immateriali hanno sviluppato e sviluppano in Brasile un meccanismo ideologico unitario simile a quello del mito della democracia racial (mito della sostanziale assenza in Brasile del pregiudizio razziale). Le forme folcloriche delle classi subalterne sono riconosciute e valorizzate al livello simbolico ed economico, ma, al medesimo tempo, sono ridotte a forme di espressione impoverite di contenuti politici non celebrativi delle autorità locali e delle identità, regionali, nazionali o etniche.
(2011). Il campo del folclore tra valorizzazione e integrazione culturale. Il caso di Sao Luìs del Maranhao (Brasile). (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011).
Il campo del folclore tra valorizzazione e integrazione culturale. Il caso di Sao Luìs del Maranhao (Brasile)
PARODI, MICHELE
2011
Abstract
La presente tesi è dedicata allo studio dell’arena culturale che coinvolge le pratiche di valorizzazione delle forme del folclore e della cultura popolare in una capitale del Nordest del Brasile: São Luís del Maranhão. Nell’analisi di questa arena ci siamo serviti in primo luogo delle nozioni bourdieane di “campo”, “capitale” “habitus” ed “illusio”. La ricerca ha evidenziato nell’ambito etnografico esaminato e nelle sue diramazioni nazionali e globali, la presenza di una specifica forma di illusio: la credenza nel valore del folclore e nel valore della sua valorizzazione, della sua protezione, della sua messa in scena e del suo studio. La valorizzazione delle forme folcloriche è operata indipendentemente dalla valutazione della complessità dei loro contenuti e dalla valutazione della loro capacità di esprimere e far conoscere il contesto sociale, politico, economico ed esistenziale dei produttori e dei consumatori del folclore. Questa valorizzazione è vincolata viceversa al rispetto di determinate convenzioni formali riguardanti le forme degli artefatti e delle modalità espressive usate dai gruppi folclorici, quali ad esempio i materiali degli abiti e le loro decorazioni, le coreografie delle danze, i ritmi musicali. Questa illusio è sostenuta tautologicamente dall’affermazione, da un lato, della ricchezza culturale della diversità delle forme folcloriche e, dall’altro, dall’affermazione del valore di queste forme in quanto parte di questa diversità. A partire da questo presupposto, le forme folcloriche sono valorizzate in quanto emblemi identitari e in quanto risorse di distinzione nel mercato dei prodotti culturali. Nel tracciare le varie posizioni del campo generato da questa illusio (campo che abbiamo chiamato “campo del folclore” o “campo della cultura popolare”) abbiamo osservato l’imporsi egemonico degli habitus dei folcloristi e dei leader dei gruppi folclorici organizzati dalle classi dominanti. Questa egemonia tende a privilegiare forme di espressione che valorizzano gli aspetti decorativi e spettacolari e i contenuti più concilianti in detrimento dei contenuti dove sono messi in scena, in modo diretto o metaforico e satirico, i termini reali dei conflitti che sussistono tra le classi sociali. Come parte di questo contesto, abbiamo esaminato l’emarginazione degli aspetti narrativi della manifestazione folclorica del Bumba-meu-boi, manifestazione che presentava in passato la messa in scena del conflitto tra un fazendeiro e un suo dipendente (il “negro” Chico). Nelle odierne esibizioni folcloriche dei gruppi del Bumba-meu-boi di São Luís, tranne in alcuni casi eccezionali, sono messi in scena al più i personaggi principali della narrazione, che però, privati dell’attuazione corrispondente al proprio ruolo, funzionano solo come mere coreografie. Nella tesi è anche esaminata la genesi storica di questa illusio. Percorrendo la storia del folclore abbiamo potuto individuare i punti di contatto delle disposizioni degli agenti dell’attuale campo del folclore con le fascinazioni antiquarie per il possesso, la collezione e la classificazione sistematica degli oggetti del passato, e con le moderne logiche oggettivanti delle forme di patrimonializzazione della cultura materiale attivate dai processi di formazione degli stati nazionali. Abbiamo allora potuto re-interpretare l’illusio del campo del folclore di São Luís come parte di un più generale processo di cosificazione, patrimonializzazione, estetizzazione e mercificazione della cultura. In contrapposizione a questa trasformazione, storicamente, abbiamo osservato in Brasile la presenza di altri posizionamenti sulla cultura popolare che hanno considerato invece le sue forme come risorse di contenuti, temi e modalità di espressione con cui elaborare delle forme originali di cultura o con cui promuovere delle forme di politicizzazione e di effettiva emancipazione delle masse popolari. Infine, siamo giunti a concludere che le forme di valorizzazione del folclore, a partire dalla fine degli anni ’70 (all’inizio della fase di apertura della dittatura militare), e le più recenti forme di valorizzazione dei cosiddetti patrimoni immateriali hanno sviluppato e sviluppano in Brasile un meccanismo ideologico unitario simile a quello del mito della democracia racial (mito della sostanziale assenza in Brasile del pregiudizio razziale). Le forme folcloriche delle classi subalterne sono riconosciute e valorizzate al livello simbolico ed economico, ma, al medesimo tempo, sono ridotte a forme di espressione impoverite di contenuti politici non celebrativi delle autorità locali e delle identità, regionali, nazionali o etniche.File | Dimensione | Formato | |
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