Il testo intende offrire una riflessione pedagogica sui problemi generali dell’educazione e della formazione attraverso la ricerca di un linguaggio pedagogico che rielabori, dall’interno del dibattito pedagogico, contributi teorici e tecnici provenienti da altre scienze umane e sociali. In particolare, individua una modalità di connettere discorso pedagogico e discorso psicologico all’interno di una riflessione unitaria intorno al problema della formazione del soggetto, sia quella personale sia quella intenzionale e organizzata. Viene proposto un modo di intendere il ‘lavoro pedagogico’ come ricerca dei significati e ascolto delle emozioni presenti - anche se spesso nascoste e da scoprire, decifrare e interpretare -, nelle diverse esperienze educative e formative. Pertanto, vengono inizialmente poste le basi epistemologiche, teoriche e concettuali del lavoro pedagogico, a partire dall’evidenziazione dello stretto rapporto tra sapere pedagogico e lavoro pedagogico. Obiettivo è quello di rimarcare il circolo ricorsivo tra teoria e pratica nel lavoro educativo e formativo. Si discute il ruolo della formazione nella costruzione delle epistemologie, delle ideologie, delle etiche, delle latenze presenti nei vari contesti educativi e sociali. In seguito, si mostra come la stessa storia di formazione personale si costruisca proprio attraverso i ‘mattoni’ delle emozioni e delle reti di significazione, servendosi della teoria neotenica per mostrare la fondazione al tempo stesso biologica, gruppale, culturale ed educativa del soggetto e delle comunità. Lo sguardo si sposta poi ad esaminare la formazione intenzionale e organizzata, che può avvenire in diversi contesti formativi, educativi e volti alla relazione d’aiuto – come la famiglia, la scuola, l’università, l’azienda, i servizi sociali e sanitari, le associazioni e le cooperative -. Si evidenzia come la formazione intenzionale sia un ‘luogo pedagogico’ sempre pregnante e significativo, uno ‘spazio-tempo’ in cui avviene un processo di simbolizzazione – cioè un processo di costruzione di nessi, collegamenti, relazioni fra eventi, cose, emozioni, emozioni e pensieri – , che dà vita a reti di significati che intrecciano livello tecnico e livello personale. Infine, ci si interroga su quali siano le concezioni di ricerca, gli atteggiamenti del ‘porsi in ricerca’, le tecniche, gli strumenti, le modalità di conduzione di un lavoro pedagogico che vede, come suo compito, la ricerca di tali significati e l’ascolto delle emozioni, che di essi sono l’altra faccia della medaglia. A ciò, altrettanto importante, deve seguire la loro elaborazione; cosa che peraltro avviene inizialmente proprio attraverso il fatto stesso di ricercare e ascoltare. Il testo si propone come la ricerca di un modo critico e riflessivo di fare teoria pedagogica e confrontarsi con la natura pratica dei problemi dell’educazione e della formazione.
Riva, M. (2004). Il lavoro pedagogico come ricerca dei significati e ascolto delle emozioni. Milano : Guerini.
Il lavoro pedagogico come ricerca dei significati e ascolto delle emozioni
RIVA, MARIA GRAZIA
2004
Abstract
Il testo intende offrire una riflessione pedagogica sui problemi generali dell’educazione e della formazione attraverso la ricerca di un linguaggio pedagogico che rielabori, dall’interno del dibattito pedagogico, contributi teorici e tecnici provenienti da altre scienze umane e sociali. In particolare, individua una modalità di connettere discorso pedagogico e discorso psicologico all’interno di una riflessione unitaria intorno al problema della formazione del soggetto, sia quella personale sia quella intenzionale e organizzata. Viene proposto un modo di intendere il ‘lavoro pedagogico’ come ricerca dei significati e ascolto delle emozioni presenti - anche se spesso nascoste e da scoprire, decifrare e interpretare -, nelle diverse esperienze educative e formative. Pertanto, vengono inizialmente poste le basi epistemologiche, teoriche e concettuali del lavoro pedagogico, a partire dall’evidenziazione dello stretto rapporto tra sapere pedagogico e lavoro pedagogico. Obiettivo è quello di rimarcare il circolo ricorsivo tra teoria e pratica nel lavoro educativo e formativo. Si discute il ruolo della formazione nella costruzione delle epistemologie, delle ideologie, delle etiche, delle latenze presenti nei vari contesti educativi e sociali. In seguito, si mostra come la stessa storia di formazione personale si costruisca proprio attraverso i ‘mattoni’ delle emozioni e delle reti di significazione, servendosi della teoria neotenica per mostrare la fondazione al tempo stesso biologica, gruppale, culturale ed educativa del soggetto e delle comunità. Lo sguardo si sposta poi ad esaminare la formazione intenzionale e organizzata, che può avvenire in diversi contesti formativi, educativi e volti alla relazione d’aiuto – come la famiglia, la scuola, l’università, l’azienda, i servizi sociali e sanitari, le associazioni e le cooperative -. Si evidenzia come la formazione intenzionale sia un ‘luogo pedagogico’ sempre pregnante e significativo, uno ‘spazio-tempo’ in cui avviene un processo di simbolizzazione – cioè un processo di costruzione di nessi, collegamenti, relazioni fra eventi, cose, emozioni, emozioni e pensieri – , che dà vita a reti di significati che intrecciano livello tecnico e livello personale. Infine, ci si interroga su quali siano le concezioni di ricerca, gli atteggiamenti del ‘porsi in ricerca’, le tecniche, gli strumenti, le modalità di conduzione di un lavoro pedagogico che vede, come suo compito, la ricerca di tali significati e l’ascolto delle emozioni, che di essi sono l’altra faccia della medaglia. A ciò, altrettanto importante, deve seguire la loro elaborazione; cosa che peraltro avviene inizialmente proprio attraverso il fatto stesso di ricercare e ascoltare. Il testo si propone come la ricerca di un modo critico e riflessivo di fare teoria pedagogica e confrontarsi con la natura pratica dei problemi dell’educazione e della formazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.