Tra le pratiche di iniziazione alla sessualità femminile presenti sul territorio ugandese, l’okukyalira ensiko (letteralmente “visitare la foresta”) rappresenta una delle più diffuse. Praticato principalmente nella parte meridionale dell’Uganda dalle donne baganda, esso consiste nell’allungamento della clitoride e delle labbra della vagina – fino al doppio delle loro normali dimensioni – con lo scopo di aumentare il piacere durante il rapporto, produrre maggiori liquidi vaginali, facilitare il parto e rendere la vagina esteticamente più bella (Tamale 2005). “Visitare la foresta” rappresenta uno dei momenti chiave della vita di una giovane ragazza: esso simboleggia il passaggio verso una sessualità matura e consapevole (viene praticato per la prima volta alla comparsa del menarca), conferendo al tempo stesso lo status di donna con tutti gli oneri ad essa connessi. Ma l’okukyalira ensiko, oltre a rappresentare un rituale di gineco-poiesi (Forni, Pennacini, Pussetti 2006), svela la costruzione di un modello di femminilità e di sessualità che va oltre l’ambito domestico e riproduttivo – la cosiddetta domestic virtue (Bantebya, Kyomuhendo 2006) – nel quale le donne ugandesi vengono inserite una volta raggiunta l’età fertile. Attraverso la manipolazione dell’apparato genitale, le giovani Baganda pongono l’attenzione sul sesso come fonte di piacere, cercando di liberarsi dal vincolo di una sessualità controllata ed esclusiva al rapporto di coppia. Parallelamente l’organizzazione statale, anche attraverso l’operato di organizzazioni non governative con base a Kampala, promuove programmi di pianificazione famigliare volte a gestire la sessualità e la riproduttività delle donne. Il controllo delle nascite, unito alla retorica della prevenzione all’Aids, impone che il corpo femminile venga controllato e monitorato al fine di ridurre rischi e gravidanze indesiderate o non sostenibili, escludendo del tutto – o quasi – la responsabilità maschile: sono le donne, infatti, le destinatarie principali, se non esclusive, dei programmi di contraccezione e di prevenzione, riducendo il corpo femminile da soggetto a oggetto riproduttivo e rimarcando un modello di sessualità sottomessa e finalizzata unicamente alla procreazione . Prendendo spunto dall’analisi foucaultiana del rapporto tra anatomo-potere e bio-potere, cercherò dunque di rendere conto della complessa sovrapposizione tra piacere e riproduzione, e delle dinamiche di incorporazione delle pressioni statali nel quadro della sessualità femminile nel contesto urbano di Kampala

Carlini, G. (2012). Dall’okukyalira ensiko al family planning: la costruzione della sessualità femminile tra rituali di gineco-poiesi e interventi statali nell’area urbana di Kampala (Uganda). Intervento presentato a: African Studies Conference 18- 20 September, Pavia, Italia.

Dall’okukyalira ensiko al family planning: la costruzione della sessualità femminile tra rituali di gineco-poiesi e interventi statali nell’area urbana di Kampala (Uganda)

CARLINI, GLORIA
2012

Abstract

Tra le pratiche di iniziazione alla sessualità femminile presenti sul territorio ugandese, l’okukyalira ensiko (letteralmente “visitare la foresta”) rappresenta una delle più diffuse. Praticato principalmente nella parte meridionale dell’Uganda dalle donne baganda, esso consiste nell’allungamento della clitoride e delle labbra della vagina – fino al doppio delle loro normali dimensioni – con lo scopo di aumentare il piacere durante il rapporto, produrre maggiori liquidi vaginali, facilitare il parto e rendere la vagina esteticamente più bella (Tamale 2005). “Visitare la foresta” rappresenta uno dei momenti chiave della vita di una giovane ragazza: esso simboleggia il passaggio verso una sessualità matura e consapevole (viene praticato per la prima volta alla comparsa del menarca), conferendo al tempo stesso lo status di donna con tutti gli oneri ad essa connessi. Ma l’okukyalira ensiko, oltre a rappresentare un rituale di gineco-poiesi (Forni, Pennacini, Pussetti 2006), svela la costruzione di un modello di femminilità e di sessualità che va oltre l’ambito domestico e riproduttivo – la cosiddetta domestic virtue (Bantebya, Kyomuhendo 2006) – nel quale le donne ugandesi vengono inserite una volta raggiunta l’età fertile. Attraverso la manipolazione dell’apparato genitale, le giovani Baganda pongono l’attenzione sul sesso come fonte di piacere, cercando di liberarsi dal vincolo di una sessualità controllata ed esclusiva al rapporto di coppia. Parallelamente l’organizzazione statale, anche attraverso l’operato di organizzazioni non governative con base a Kampala, promuove programmi di pianificazione famigliare volte a gestire la sessualità e la riproduttività delle donne. Il controllo delle nascite, unito alla retorica della prevenzione all’Aids, impone che il corpo femminile venga controllato e monitorato al fine di ridurre rischi e gravidanze indesiderate o non sostenibili, escludendo del tutto – o quasi – la responsabilità maschile: sono le donne, infatti, le destinatarie principali, se non esclusive, dei programmi di contraccezione e di prevenzione, riducendo il corpo femminile da soggetto a oggetto riproduttivo e rimarcando un modello di sessualità sottomessa e finalizzata unicamente alla procreazione . Prendendo spunto dall’analisi foucaultiana del rapporto tra anatomo-potere e bio-potere, cercherò dunque di rendere conto della complessa sovrapposizione tra piacere e riproduzione, e delle dinamiche di incorporazione delle pressioni statali nel quadro della sessualità femminile nel contesto urbano di Kampala
paper
Antropologia di genere, sessualità, Stato, bio-potere, antropopoiesi
Italian
African Studies Conference 18- 20 September
2012
2012
open
Carlini, G. (2012). Dall’okukyalira ensiko al family planning: la costruzione della sessualità femminile tra rituali di gineco-poiesi e interventi statali nell’area urbana di Kampala (Uganda). Intervento presentato a: African Studies Conference 18- 20 September, Pavia, Italia.
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