L’ umanitarismo evoca sempre immagini di un’umanità divisa: da una parte c’è chi è bisognoso di soccorso, mentre dall’altra c’è chi è disposto a portare aiuto. L’umanitarismo è dunque una relazione che si fonda su una profonda asimmetria di potere fra le parti coinvolte, in cui l’entità dell’operazione viene principalmente decisa da una dalle due parti in gioco. Tenendo sullo sfondo la natura ambivalente dell’umanitarismo, teso fra il dare e l’avere, nel presente contributo si intende porre alcune domande su motivazioni e modalità che caratterizzano l’”intervento umanitario”, tali da poter sottolinearne i limiti, se considerato dal punto di vista di chi gli aiuti li riceve. Alla fine si cercherà di sottolineare come l’umanitarismo vada ripensato da un punto di vista interattivo, in cui il legame inter-culturale possa essere fondato su sentimenti morali di condivisione, ma anche sulla consapevolezza della comune resilienza. La condizione di sopravvissuti a traumi è infatti l’universale determinazione che parifica tutti i soggetti. La comune dignità e la vulnerabilità della conditio humana saranno allora riconosciute proprio in questi momenti di “vicinanza”: in cui si saprà assumere il punto di vista della vittima, comprendendo bisogni e visioni, senza ridurla unilateralmente al nostro mondo.
Calloni, M. (2009). Cosa porta l’umanitarismo? verso una società resiliente. In M. Calloni (a cura di), Umanizzare l’umanitarismo? Limiti e potenzialità della comunità internazionale (pp. 69-87). Torino : UTET Università.
Cosa porta l’umanitarismo? verso una società resiliente
CALLONI, MARINA
2009
Abstract
L’ umanitarismo evoca sempre immagini di un’umanità divisa: da una parte c’è chi è bisognoso di soccorso, mentre dall’altra c’è chi è disposto a portare aiuto. L’umanitarismo è dunque una relazione che si fonda su una profonda asimmetria di potere fra le parti coinvolte, in cui l’entità dell’operazione viene principalmente decisa da una dalle due parti in gioco. Tenendo sullo sfondo la natura ambivalente dell’umanitarismo, teso fra il dare e l’avere, nel presente contributo si intende porre alcune domande su motivazioni e modalità che caratterizzano l’”intervento umanitario”, tali da poter sottolinearne i limiti, se considerato dal punto di vista di chi gli aiuti li riceve. Alla fine si cercherà di sottolineare come l’umanitarismo vada ripensato da un punto di vista interattivo, in cui il legame inter-culturale possa essere fondato su sentimenti morali di condivisione, ma anche sulla consapevolezza della comune resilienza. La condizione di sopravvissuti a traumi è infatti l’universale determinazione che parifica tutti i soggetti. La comune dignità e la vulnerabilità della conditio humana saranno allora riconosciute proprio in questi momenti di “vicinanza”: in cui si saprà assumere il punto di vista della vittima, comprendendo bisogni e visioni, senza ridurla unilateralmente al nostro mondo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.