La paura è spesso descritta come una “emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia”. E’ quindi lecito chiedersi cosa abbia da dire la teoria economica relativamente a uno stato psicologico soggettivo, sui suoi effetti sul comportamento individuale e, di riflesso, sui fenomeni socio-economici. A priori l’accostamento potrebbe sembrare incongruo, tuttavia negli ultimi dieci anni in economia si è sviluppato un programma di ricerca che ha cercato di combinare intuizioni e concetti psicologici all’interno di modelli economici, etichettato come “economia comportamentale”, e in questo ambito si è prestata particolare attenzione al ruolo delle emozioni, compresa la paura. Non è però mia intenzione ricorrere a tale impostazione; al contrario il mio obiettivo è fare riferimento esclusivo ai modelli economici tradizionali fondati sull’ipotesi di comportamento razionale. In questo modo intendo da un lato mostrare la flessibilità dell’economia standard che può spiegare efficacemente la nascita di fenomeni di panico collettivo, dall’altro sottolineare che l’analisi economica non ha mai cercato di prescindere da questo fenomeno psicologico. In particolare cercherò di illustrare come tutti gli aspetti che definiscono la paura sotto il profilo psicologico si ritrovano in modo molto preciso all’interno della teoria economica tradizionale e contribuiscono a spiegare fenomeni economici molto importanti, quali ad esempio le ondate di panico che improvvisamente possono travolgere i mercati borsistici.

Gilli, M. (2008). Paura e Comportamento Economico. SVILUPPO & ORGANIZZAZIONE, 2008, 47-51.

Paura e Comportamento Economico

GILLI, MARIO ROBERTO
2008

Abstract

La paura è spesso descritta come una “emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia”. E’ quindi lecito chiedersi cosa abbia da dire la teoria economica relativamente a uno stato psicologico soggettivo, sui suoi effetti sul comportamento individuale e, di riflesso, sui fenomeni socio-economici. A priori l’accostamento potrebbe sembrare incongruo, tuttavia negli ultimi dieci anni in economia si è sviluppato un programma di ricerca che ha cercato di combinare intuizioni e concetti psicologici all’interno di modelli economici, etichettato come “economia comportamentale”, e in questo ambito si è prestata particolare attenzione al ruolo delle emozioni, compresa la paura. Non è però mia intenzione ricorrere a tale impostazione; al contrario il mio obiettivo è fare riferimento esclusivo ai modelli economici tradizionali fondati sull’ipotesi di comportamento razionale. In questo modo intendo da un lato mostrare la flessibilità dell’economia standard che può spiegare efficacemente la nascita di fenomeni di panico collettivo, dall’altro sottolineare che l’analisi economica non ha mai cercato di prescindere da questo fenomeno psicologico. In particolare cercherò di illustrare come tutti gli aspetti che definiscono la paura sotto il profilo psicologico si ritrovano in modo molto preciso all’interno della teoria economica tradizionale e contribuiscono a spiegare fenomeni economici molto importanti, quali ad esempio le ondate di panico che improvvisamente possono travolgere i mercati borsistici.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
paura, teoria dei giochi, comportamento razionale
Italian
2008
2008
47
51
none
Gilli, M. (2008). Paura e Comportamento Economico. SVILUPPO & ORGANIZZAZIONE, 2008, 47-51.
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