Le clausole attributive dello ius variandi

La monografia ha ad oggetto il potere unilaterale di modifica del rapporto contrattuale di fonte convenzionale. Si intende rappresentare, inizialmente, come non sussistano, nel nostro sistema, preclusioni alla generale ammissibilità di clausole convenzionali che attribuiscono lo ius variandi soltanto ad una delle parti del contratto (Cap. II). Del resto vi sono diversi indici legislativi in tal senso: si pensi alla disciplina del contratto di appalto, di trasporto, di spedizione, di agenzia, allo ius variandi nel rapporto di lavoro, al potere unilaterale di modifica nella disciplina del Codice del Consumo e nella disciplina contratti bancari (Cap. II). Anche la prassi contrattuale evidenzia come le parti, di sovente, inseriscano una clausola che attribuisce, al verificarsi di determinate circostanze, il potere di modifica del rapporto contrattuale ad una delle parti (Cap. III). Il lavoro, di seguito, si concentra sui caratteri del potere unilaterale di modifica e sulla natura dell’atto di esercizio dello ius variandi (Cap. IV). La parte finale dell’indagine intende studiare quali limiti vi siano al potere unilaterale di modifica del rapporto contrattuale (Cap. V). I dubbi, in particolare, sorgono per quelle clausole che non prevedono alcun criterio per la modifica del rapporto contrattuale: la pattuizione, qui, è stipulata “al buio” (il che permette di formulare una prognosi negativa in ordine alla sua validità). Dovranno essere apprezzate positivamente, invece, quelle clausole che consentono ad una delle parti di modificare il rapporto contrattuale al verificarsi di determinate circostanze che tendono a squilibrare la proporzione delle rispettive prestazioni. Sotto questo aspetto lo ius variandi costituisce un prezioso strumento per assicurare il rispetto, durante lo svolgimento del rapporto, dell’equilibrio contrattuale, ossia della regola di proporzionalità, che oggi va elevata a principio generale del diritto dei contratti.