Le scrittrici cinesi che si sono affermate nell’ultimo ventennio dello scorso secolo, tra cui Chen Ran, Hai Nan, Hong Ying, Lin Bai, Xu Kun e Xu Xiaobin, hanno apportato due elementi di estremo interesse e di grande novità: la maturazione piena di una coscienza femminile e l’individualismo. Ma, soprattutto, esse hanno saputo creare e riempire uno spazio tutto loro nel mondo letterario, inventandosi una letteratura altra da quella tradizionale, scritta col sangue al posto dell’inchiostro: una letteratura che racconta le sensazioni corporee e i labirinti della mente, che infrange la morale convenzionale (svelando l’amore lesbico piuttosto che l’esperienza della droga) e sogna un mondo che non è mai esistito. Queste scrittrici sono in fuga da una realtà opprimente, il solo rifugio è la loro interiorità e l’unico conforto è la scrittura, che usano per scomporre, analizzare e reinventare il mondo. E l’invenzione più totale è quella operata da Lin Bai di un mito della luna. Il simbolo luna è quasi un reperto fossile di una società matriarcale persa nella notte dei tempi, il segno della continuità di un matriarcato soppresso da una società per millenni al maschile, e Lin Bai, con i suoi personaggi evanescenti e lunari innalza un canto ad un’epoca delle dee primordiale, vagheggiata, sognata, ai confini tra la storia e la fantasia.

Pozzi, S. (2004). Il mito della luna. In G. Tamburello (a cura di), Atti VIII Convegno AISC: L’invenzione della Cina (pp. 257-273). Congedo.

Il mito della luna

Pozzi, S
2004

Abstract

Le scrittrici cinesi che si sono affermate nell’ultimo ventennio dello scorso secolo, tra cui Chen Ran, Hai Nan, Hong Ying, Lin Bai, Xu Kun e Xu Xiaobin, hanno apportato due elementi di estremo interesse e di grande novità: la maturazione piena di una coscienza femminile e l’individualismo. Ma, soprattutto, esse hanno saputo creare e riempire uno spazio tutto loro nel mondo letterario, inventandosi una letteratura altra da quella tradizionale, scritta col sangue al posto dell’inchiostro: una letteratura che racconta le sensazioni corporee e i labirinti della mente, che infrange la morale convenzionale (svelando l’amore lesbico piuttosto che l’esperienza della droga) e sogna un mondo che non è mai esistito. Queste scrittrici sono in fuga da una realtà opprimente, il solo rifugio è la loro interiorità e l’unico conforto è la scrittura, che usano per scomporre, analizzare e reinventare il mondo. E l’invenzione più totale è quella operata da Lin Bai di un mito della luna. Il simbolo luna è quasi un reperto fossile di una società matriarcale persa nella notte dei tempi, il segno della continuità di un matriarcato soppresso da una società per millenni al maschile, e Lin Bai, con i suoi personaggi evanescenti e lunari innalza un canto ad un’epoca delle dee primordiale, vagheggiata, sognata, ai confini tra la storia e la fantasia.
Capitolo o saggio
simboli del femminile, letteratura femminile, Lin Bai, autobiografismo
Italian
Atti VIII Convegno AISC: L’invenzione della Cina
Tamburello, G
2004
8880865943
Congedo
257
273
Pozzi, S. (2004). Il mito della luna. In G. Tamburello (a cura di), Atti VIII Convegno AISC: L’invenzione della Cina (pp. 257-273). Congedo.
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