L’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia recita che “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica” e che “Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali”. Secondo la Convenzione ONU, quindi, a ogni bambino va riconosciuto e garantito il diritto di avere un tempo libero in cui poter giocare e divertirsi. Inoltre, agli Stati spetta il compito di costruire, organizzare, promuovere mezzi appropriati al fine di garantire tale diritto in condizioni di uguaglianza. Ma come si può realizzare questo diritto al gioco nel caso di bambini con disabilità, che presentano problematiche specifiche che rischiano di compromettere le loro possibilità di partecipare ad attività ludiche? A che condizioni dunque questi bambini possono fare esperienza del gioco al pari degli altri bambini? In linea con i principi della Convenzione ONU e per rispondere al bisogno di gioco dei bambini con disabilità a Milano è nato un servizio – Lo Spazio Gioco dell’Associazione L’abilità Onlus – che si impegna ad accogliere bambini con disabilità, in età compresa tra 2 e 11 anni, garantendo loro uno spazio senza barriere, dove l’ambiente è pensato per essere accogliente, stimolante e favorire attività di gioco adeguate ai desideri e agli interessi dei fanciulli e delle loro famiglie. L’intervento intende mostrare i primi risultati di uno studio di caso condotto da un’équipe di ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’associazione L’abilità Onlus, finalizzato a interrogare attraverso gli approcci teorico-metodologici neomaterialisti le pratiche educative e di cura agenti nello Spazio Gioco. In particolare, durante l’intervento, ci si focalizzerà su come gli artefatti semiotico-materiali presenti nel servizio consentano alle educatrici e ai bambini di fare esperienza del gioco, senza che i limiti psico-fisici dei soggetti precludano la possibilità e il diritto di partecipare ad attività ludiche e ricreative.

Barbanti, C., Ferrante, A. (2020). Curare il diritto di giocare, tra educazione e materialità. In G. Cappuccio, G. Compagno, S. Polenghi (a cura di), 30 anni dopo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Quale pedagogia per i minori? (pp. 1747-1756). Lecce-Rovato (BS) : Pensa Multimedia.

Curare il diritto di giocare, tra educazione e materialità

Barbanti, C;Ferrante, A
2020

Abstract

L’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia recita che “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica” e che “Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali”. Secondo la Convenzione ONU, quindi, a ogni bambino va riconosciuto e garantito il diritto di avere un tempo libero in cui poter giocare e divertirsi. Inoltre, agli Stati spetta il compito di costruire, organizzare, promuovere mezzi appropriati al fine di garantire tale diritto in condizioni di uguaglianza. Ma come si può realizzare questo diritto al gioco nel caso di bambini con disabilità, che presentano problematiche specifiche che rischiano di compromettere le loro possibilità di partecipare ad attività ludiche? A che condizioni dunque questi bambini possono fare esperienza del gioco al pari degli altri bambini? In linea con i principi della Convenzione ONU e per rispondere al bisogno di gioco dei bambini con disabilità a Milano è nato un servizio – Lo Spazio Gioco dell’Associazione L’abilità Onlus – che si impegna ad accogliere bambini con disabilità, in età compresa tra 2 e 11 anni, garantendo loro uno spazio senza barriere, dove l’ambiente è pensato per essere accogliente, stimolante e favorire attività di gioco adeguate ai desideri e agli interessi dei fanciulli e delle loro famiglie. L’intervento intende mostrare i primi risultati di uno studio di caso condotto da un’équipe di ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’associazione L’abilità Onlus, finalizzato a interrogare attraverso gli approcci teorico-metodologici neomaterialisti le pratiche educative e di cura agenti nello Spazio Gioco. In particolare, durante l’intervento, ci si focalizzerà su come gli artefatti semiotico-materiali presenti nel servizio consentano alle educatrici e ai bambini di fare esperienza del gioco, senza che i limiti psico-fisici dei soggetti precludano la possibilità e il diritto di partecipare ad attività ludiche e ricreative.
Capitolo o saggio
Cura, Educazione, Pedagogia, Gioco, Disabilità, Materialità, Diritti Infanzia, Ricerca Educativa, Spazio Gioco, Actor-Network Theory, Sociomaterialità
Italian
30 anni dopo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Quale pedagogia per i minori?
Cappuccio, G; Compagno, G; Polenghi, S
2020
978-88-6760-767-9
Pensa Multimedia
1747
1756
Barbanti, C., Ferrante, A. (2020). Curare il diritto di giocare, tra educazione e materialità. In G. Cappuccio, G. Compagno, S. Polenghi (a cura di), 30 anni dopo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Quale pedagogia per i minori? (pp. 1747-1756). Lecce-Rovato (BS) : Pensa Multimedia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/293239
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