L’impresa familiare è una tipologia d’impresa presente in tutto il mondo e rappresenta la forma più diffusa nella realtà delle imprese italiane. Da una ricerca svolta nel 2002, risulta che in Italia l’85% delle imprese sia di tipo familiare e ben l’82% della forza lavoro opera in aziende familiari In Italia sono oltre 5 milioni le imprese familiari, note e meno note, di piccolissime dimensioni e di dimensioni internazionali che hanno fatto conoscere il “made in Italy” nel mondo facendo perno su creatività, capacità tecnica, innovatività nonché tradizione. Tra i fattori che possono spiegare, in parte, la prevalenza di imprese di tipo familiare in Italia, troviamo: - una legislazione del lavoro più favorevole alle imprese di minori dimensioni; - una legislazione fiscale e un’amministrazione pubblica che hanno reso possibile il permanere di grandi aree di elusione fiscale nonché di evasione; - una concentrazione delle risorse finanziarie nelle mani di poche famiglie; - il divieto fatto alle banche di assumere partecipazioni nel capitale delle imprese; - la possibilità di utilizzare strumenti come le azioni senza diritto di voto; - la possibilità di creare delle “reti” di collegamenti azionari tra le grandi famiglie imprenditoriali. E’ opinione diffusa che la dimensione delle imprese italiane sia ridotta, imputandone la colpa alla forma prevalentemente familiare, e che questo influisca sulla performance dell’economia del Paese. In realtà così non è; da un’indagine internazionale effettuata su un campione di imprese con più di 50 dipendenti, che esclude quindi le realtà più piccole, più dell’80% delle imprese sono considerate familiari. Analoghe percentuali si riscontrano in altri Paesi, 75% in Spagna e 64% nel Regno Unito. Sorprendono gli Stati Uniti in cui la maggior parte delle imprese analizzate (il 90% circa) risultano imprese familiari (includendo in questo conteggio anche le imprese individuali). Le imprese familiari, quindi, rappresentano sia le PMI che le grandi imprese. Analogamente, non trova riscontro l’affermazione per cui le imprese familiari italiane non crescono influendo sulla performance dell’economia del Paese. Infatti, dai dati delle Banca d’Italia, si evince come non esista una relazione fra diffusione dell’impresa familiare e dimensione, principalmente per due motivi: - l’incidenza percentuale di imprese in cui la dimensione della prima quota azionaria è inferiore al 50% diminuisce all’aumentare della dimensione; - il numero dei soci diminuisce al crescere delle dimensioni. Da questi dati sembrerebbe che proprio le imprese familiari, con un azionariato più concentrato, siano più che rappresentate nelle imprese di grandi dimensioni. Si conferma, comunque, nel nostro Paese, la prevalenza di piccole e medie imprese familiari. Si osserva come negli anni ‘90 le micro imprese (con meno di 10 addetti) rappresentavano il 92,6% del numero di imprese nell’Unione europea. L’Italia, sia per quanto riguarda l’incidenza percentuale delle micro imprese (95,4%) sia, soprattutto, per il loro peso (23,9%) nell’occupazione, si collocava al di sopra della media europea. Nel nostro lavoro si analizzeranno sia le PMI che le grandi imprese andando ad incentrare la nostra attenzione sul rapporto/interazione che hanno assetti proprietari, management e sistemi di corporate governance in esse. Tale rapporto ha, infatti, connotati differenti a secondo se analizzato in una piccola impresa piuttosto che in una grande. Nelle imprese familiari di piccole e medie dimensioni i componenti della famiglia forniscono oltre che capitale di rischio, spesso, anche imprenditorialità, lavoro operativo, competenze manageriali e tecniche. In tali imprese, spesso, coloro che detengono il capitale di rischio sono anche coloro che si occupano dell’amministrazione e della gestione dell’azienda. Non esiste così il problema di controllare il lavoro altrui. Nelle imprese di grandi dimensioni, invece, la complessità aziendale fa sì che spesso si opti per un sistema di amministrazione “esterno” alla famiglia; ciò comporta sicuramente un maggior controllo da parte dei detentori capitale sociale rispetto all’operato del management a causa del fatto che spesso gli interessi degli amministratori e/o del management non coincidono con quelli dei soci. Nello specifico, nel primo capitolo, si analizzeranno le imprese familiari, intese come istituti e alcune problematiche loro inerenti. Ci si occuperà di esprimere il concetto di “impresa familiare” e di continuità aziendale nell’ambito delle aziende di produzione; si parlerà dell’evoluzione degli studi sulle imprese familiari analizzando le diverse specie che possono costituirsi nel tempo. Nel secondo capitolo ci si occuperà di osservare teorie e modelli di governo economico. Si presenteranno le principali teorie economiche rilevanti nell’ambito delle imprese e la loro applicazione nelle imprese familiari dividendole in tre filoni e precisamente teorie gerarchiche o della contrapposizione, teorie cooperative o della partnership e teorie pluralistiche o dell’integrazione. Si passerà poi all’analisi dei modelli proprietari e di governance come funzione del rapporto fra proprietà e potere di gestione/controllo dell’azienda di produzione ed in particolare si analizzeranno le varie peculiarità dell’impresa manageriale, dell’impresa padronale e dell’impresa consociativa. Nel terzo capitolo si incentrerà l’attenzione sugli assetti proprietari ed il management delle aziende di produzione, in particolar modo analizzeremo gli assetti proprietari, la tipologia di proprietari e gli organi proprietari soffermandoci sull’assemblea dei soci. Si analizzeranno i possibili cambiamenti o le continuità di modelli proprietari in atto per concludere con un’analisi del management e del suo rapporto con l’assetto proprietario. Nel quarto capitolo si passerà, infine, all’analisi del sistema di corporate governance, passando in disamina i modelli di corporate governance, dal punto di vista legislativo, introdotti con la riforma societaria del 2003. Seguiranno poi i modelli di governo economico e l’impatto della famiglia su d’esso, i codici di comportamento e i modelli di controllo. Si affronteranno gli strumenti di controllo parlando del collegio sindacale e dei nuovi organi introdotti con la riforma societaria, concludendo con gli strumenti di controllo formali ed informali e con il trasferimento e le problematiche collegate ad esso nell’ambito principalmente di un’azienda di produzione familiare.

Magli, F. (2006). Assetti proprietari e Governance nelle aziende di produzione di proprietà familiare. Roma : Aracne editore.

Assetti proprietari e Governance nelle aziende di produzione di proprietà familiare

MAGLI, FRANCESCA
2006

Abstract

L’impresa familiare è una tipologia d’impresa presente in tutto il mondo e rappresenta la forma più diffusa nella realtà delle imprese italiane. Da una ricerca svolta nel 2002, risulta che in Italia l’85% delle imprese sia di tipo familiare e ben l’82% della forza lavoro opera in aziende familiari In Italia sono oltre 5 milioni le imprese familiari, note e meno note, di piccolissime dimensioni e di dimensioni internazionali che hanno fatto conoscere il “made in Italy” nel mondo facendo perno su creatività, capacità tecnica, innovatività nonché tradizione. Tra i fattori che possono spiegare, in parte, la prevalenza di imprese di tipo familiare in Italia, troviamo: - una legislazione del lavoro più favorevole alle imprese di minori dimensioni; - una legislazione fiscale e un’amministrazione pubblica che hanno reso possibile il permanere di grandi aree di elusione fiscale nonché di evasione; - una concentrazione delle risorse finanziarie nelle mani di poche famiglie; - il divieto fatto alle banche di assumere partecipazioni nel capitale delle imprese; - la possibilità di utilizzare strumenti come le azioni senza diritto di voto; - la possibilità di creare delle “reti” di collegamenti azionari tra le grandi famiglie imprenditoriali. E’ opinione diffusa che la dimensione delle imprese italiane sia ridotta, imputandone la colpa alla forma prevalentemente familiare, e che questo influisca sulla performance dell’economia del Paese. In realtà così non è; da un’indagine internazionale effettuata su un campione di imprese con più di 50 dipendenti, che esclude quindi le realtà più piccole, più dell’80% delle imprese sono considerate familiari. Analoghe percentuali si riscontrano in altri Paesi, 75% in Spagna e 64% nel Regno Unito. Sorprendono gli Stati Uniti in cui la maggior parte delle imprese analizzate (il 90% circa) risultano imprese familiari (includendo in questo conteggio anche le imprese individuali). Le imprese familiari, quindi, rappresentano sia le PMI che le grandi imprese. Analogamente, non trova riscontro l’affermazione per cui le imprese familiari italiane non crescono influendo sulla performance dell’economia del Paese. Infatti, dai dati delle Banca d’Italia, si evince come non esista una relazione fra diffusione dell’impresa familiare e dimensione, principalmente per due motivi: - l’incidenza percentuale di imprese in cui la dimensione della prima quota azionaria è inferiore al 50% diminuisce all’aumentare della dimensione; - il numero dei soci diminuisce al crescere delle dimensioni. Da questi dati sembrerebbe che proprio le imprese familiari, con un azionariato più concentrato, siano più che rappresentate nelle imprese di grandi dimensioni. Si conferma, comunque, nel nostro Paese, la prevalenza di piccole e medie imprese familiari. Si osserva come negli anni ‘90 le micro imprese (con meno di 10 addetti) rappresentavano il 92,6% del numero di imprese nell’Unione europea. L’Italia, sia per quanto riguarda l’incidenza percentuale delle micro imprese (95,4%) sia, soprattutto, per il loro peso (23,9%) nell’occupazione, si collocava al di sopra della media europea. Nel nostro lavoro si analizzeranno sia le PMI che le grandi imprese andando ad incentrare la nostra attenzione sul rapporto/interazione che hanno assetti proprietari, management e sistemi di corporate governance in esse. Tale rapporto ha, infatti, connotati differenti a secondo se analizzato in una piccola impresa piuttosto che in una grande. Nelle imprese familiari di piccole e medie dimensioni i componenti della famiglia forniscono oltre che capitale di rischio, spesso, anche imprenditorialità, lavoro operativo, competenze manageriali e tecniche. In tali imprese, spesso, coloro che detengono il capitale di rischio sono anche coloro che si occupano dell’amministrazione e della gestione dell’azienda. Non esiste così il problema di controllare il lavoro altrui. Nelle imprese di grandi dimensioni, invece, la complessità aziendale fa sì che spesso si opti per un sistema di amministrazione “esterno” alla famiglia; ciò comporta sicuramente un maggior controllo da parte dei detentori capitale sociale rispetto all’operato del management a causa del fatto che spesso gli interessi degli amministratori e/o del management non coincidono con quelli dei soci. Nello specifico, nel primo capitolo, si analizzeranno le imprese familiari, intese come istituti e alcune problematiche loro inerenti. Ci si occuperà di esprimere il concetto di “impresa familiare” e di continuità aziendale nell’ambito delle aziende di produzione; si parlerà dell’evoluzione degli studi sulle imprese familiari analizzando le diverse specie che possono costituirsi nel tempo. Nel secondo capitolo ci si occuperà di osservare teorie e modelli di governo economico. Si presenteranno le principali teorie economiche rilevanti nell’ambito delle imprese e la loro applicazione nelle imprese familiari dividendole in tre filoni e precisamente teorie gerarchiche o della contrapposizione, teorie cooperative o della partnership e teorie pluralistiche o dell’integrazione. Si passerà poi all’analisi dei modelli proprietari e di governance come funzione del rapporto fra proprietà e potere di gestione/controllo dell’azienda di produzione ed in particolare si analizzeranno le varie peculiarità dell’impresa manageriale, dell’impresa padronale e dell’impresa consociativa. Nel terzo capitolo si incentrerà l’attenzione sugli assetti proprietari ed il management delle aziende di produzione, in particolar modo analizzeremo gli assetti proprietari, la tipologia di proprietari e gli organi proprietari soffermandoci sull’assemblea dei soci. Si analizzeranno i possibili cambiamenti o le continuità di modelli proprietari in atto per concludere con un’analisi del management e del suo rapporto con l’assetto proprietario. Nel quarto capitolo si passerà, infine, all’analisi del sistema di corporate governance, passando in disamina i modelli di corporate governance, dal punto di vista legislativo, introdotti con la riforma societaria del 2003. Seguiranno poi i modelli di governo economico e l’impatto della famiglia su d’esso, i codici di comportamento e i modelli di controllo. Si affronteranno gli strumenti di controllo parlando del collegio sindacale e dei nuovi organi introdotti con la riforma societaria, concludendo con gli strumenti di controllo formali ed informali e con il trasferimento e le problematiche collegate ad esso nell’ambito principalmente di un’azienda di produzione familiare.
Monografia o trattato scientifico - Monografia di Ricerca - Prima edizione
family business, aziende di produzione familiare, proprietà, governance
Italian
giu-2006
88-548-0571-8
Aracne editore
128
Magli, F. (2006). Assetti proprietari e Governance nelle aziende di produzione di proprietà familiare. Roma : Aracne editore.
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