This essay investigates the criminalization of immigration in Italy and, in particular, the 'cultural work' that naturalizes groups as deviant. This is done showing how representations influence policies and, vice versa, politics enacts representations. The logic and the history of the different processes of criminalization is reconstructed considering, with a few case studies, the defining moments that brought different 'immigration crises" at the center of the public arena. The paper starts underlying the role of the Schengen political framework, with its focus on the securitization of the border, in the criminalization of the “clandestino” (illegal migrant). The resulting security paradigm becomes an interpretive device used to intervene on urban conflicts, producing political cycles of ‘claim and crime making'. In their turn, "necropolitics" inherent in the politics of siege require the removal of moral responsibility, which feeds on the continuous construction of danger bringing to the further criminalization of migrants and their 'supporters'.

L’articolo si propone di indagare la criminalizzazione dell’immigrazione in Italia e in particolare il «lavoro culturale» che naturalizza lo status di un gruppo come «criminale», esaminando il modo in cui le rappresentazioni influenzano le politiche e, viceversa, le politiche mettono in scena delle rappresentazioni. Ripercorrendo i momenti cardine che hanno portato nell’arena pubblica le varie «crisi dell’immigrazione», e basandosi su alcuni studi di caso, si ricostruisce la logica dei processi di criminalizzazione e la loro storia. Viene mostrato come il framework di Schengen, improntato alla sicurezza dei confini, sia alla radice della criminalizzazione del «clandestino». Il «paradigma della sicurezza» che ne deriva diventa così un principio di comprensione e intervento sulle dinamiche urbane che sfocia in cicli politici di «rivendicazione e criminalizzazione». A sua volta, il regime letale di controllo delle frontiere giustificato dalle «politiche dell’assedio» richiede una deresponsabilizzazione morale che si nutre della costruzione continua del pericolo portando a una ulteriore criminalizzazione dei migranti e dei loro «fiancheggiatori».

Maneri, M. (2019). «Vengono qui per delinquere»: logiche e cicli di criminalizzazione dell’immigrazione. LA RIVISTA DELLE POLITICHE SOCIALI(2), 63-84.

«Vengono qui per delinquere»: logiche e cicli di criminalizzazione dell’immigrazione

Maneri, M
2019

Abstract

This essay investigates the criminalization of immigration in Italy and, in particular, the 'cultural work' that naturalizes groups as deviant. This is done showing how representations influence policies and, vice versa, politics enacts representations. The logic and the history of the different processes of criminalization is reconstructed considering, with a few case studies, the defining moments that brought different 'immigration crises" at the center of the public arena. The paper starts underlying the role of the Schengen political framework, with its focus on the securitization of the border, in the criminalization of the “clandestino” (illegal migrant). The resulting security paradigm becomes an interpretive device used to intervene on urban conflicts, producing political cycles of ‘claim and crime making'. In their turn, "necropolitics" inherent in the politics of siege require the removal of moral responsibility, which feeds on the continuous construction of danger bringing to the further criminalization of migrants and their 'supporters'.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
Crimmigration, Politics of siege, Claim-making and criminalization cycles, Politics, Media
Criminalizzazione dell'immigrazione, Politiche dell'assedio, Cicli di rivendicazione e criminalizzazione, Politica, Media
Italian
2019
2
63
84
reserved
Maneri, M. (2019). «Vengono qui per delinquere»: logiche e cicli di criminalizzazione dell’immigrazione. LA RIVISTA DELLE POLITICHE SOCIALI(2), 63-84.
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