Il lavoro educativo, in qualunque area e in qualsiasi servizio venga svolto, implica una dimensione politica che viene chiamata in causa dagli aspetti sociali e relazionali su cui e con cui i professionisti lavorano (Ginsgurg & Megahed, 2002). Non solo, come ricorda Piero Bertolini, il professionista dell’educazione ha anche una specifica responsabilità politica nel formare i cittadini del domani (Bertolini, 2003), i futuri costruttori della società. Ecco quindi, che educatori, pedagogisti e tutti i professionisti dell’area educativa dovrebbero sentirsi interpellare e interrogare, proprio rispetto al loro agire professionale, dalle questioni sociali e politiche che attraversano il mondo attuale. I segnali di crisi socio-economica e i violenti attacchi terroristici sono un fenomeno in costante aumento nel mondo occidentale e, in particolare, europeo, che investe la società e la politica e che è sempre più presente nelle parole e nelle immagini che vengono trasmesse nei notiziari, in televisione, sul web e in qualsiasi altro canale di comunicazione, generando una sorta di terrore globale (Bauman, 2016; Coen & Macrì, 2013). Non solo, si parla e si sente parlare di terrorismo anche nei discorsi quotidiani tra le persone. Venti di crisi, spesso associati al fenomeno del terrorismo, invadono sempre più il mondo occidentale europeo ed anche gli educandi con cui i professionisti dell’educazione lavorano, in qualunque servizio, sono raggiunti dai discorsi e dalle immagini che raccontano questi eventi. Quale allora il ruolo degli educatori, dei pedagogisti nell’affrontare siffatti temi con le persone con cui lavorano (Itzhaki & York, 2002)? Non si tratta soltanto di rispondere alle domande che sorgono frequenti dopo un attacco terroristico feroce, ma di interrogarsi su quale pensiero possa essere attuato da chi si occupa di educazione per generare un pensiero critico e riflessivo (Bentley, 2015), innanzitutto necessario per mettere in atto la responsabilità politica sopra richiamata, implicata nel proprio agire professionale. In secondo luogo, una tale capacità critica di pensare e significare la realtà attuale potrà e dovrà costituirsi in maniera adeguata per essere rivolta agli educandi con cui si lavora, provando ad affrontare, pedagogicamente appunto, i temi legati alla crisi socio-economica e alla violenza terroristica che sempre più riguardano la nostra società e il nostro mondo politico.

Gambacorti Passerini, M. (2019). Professionisti dell'educazione e terrorismo: quale responsabilità?. In L. Brambilla, A. Galimberti, S. Tramma (a cura di), Educazione e terrorismo (pp. 106-116). Franco Angeli.

Professionisti dell'educazione e terrorismo: quale responsabilità?

Gambacorti Passerini, MB
2019

Abstract

Il lavoro educativo, in qualunque area e in qualsiasi servizio venga svolto, implica una dimensione politica che viene chiamata in causa dagli aspetti sociali e relazionali su cui e con cui i professionisti lavorano (Ginsgurg & Megahed, 2002). Non solo, come ricorda Piero Bertolini, il professionista dell’educazione ha anche una specifica responsabilità politica nel formare i cittadini del domani (Bertolini, 2003), i futuri costruttori della società. Ecco quindi, che educatori, pedagogisti e tutti i professionisti dell’area educativa dovrebbero sentirsi interpellare e interrogare, proprio rispetto al loro agire professionale, dalle questioni sociali e politiche che attraversano il mondo attuale. I segnali di crisi socio-economica e i violenti attacchi terroristici sono un fenomeno in costante aumento nel mondo occidentale e, in particolare, europeo, che investe la società e la politica e che è sempre più presente nelle parole e nelle immagini che vengono trasmesse nei notiziari, in televisione, sul web e in qualsiasi altro canale di comunicazione, generando una sorta di terrore globale (Bauman, 2016; Coen & Macrì, 2013). Non solo, si parla e si sente parlare di terrorismo anche nei discorsi quotidiani tra le persone. Venti di crisi, spesso associati al fenomeno del terrorismo, invadono sempre più il mondo occidentale europeo ed anche gli educandi con cui i professionisti dell’educazione lavorano, in qualunque servizio, sono raggiunti dai discorsi e dalle immagini che raccontano questi eventi. Quale allora il ruolo degli educatori, dei pedagogisti nell’affrontare siffatti temi con le persone con cui lavorano (Itzhaki & York, 2002)? Non si tratta soltanto di rispondere alle domande che sorgono frequenti dopo un attacco terroristico feroce, ma di interrogarsi su quale pensiero possa essere attuato da chi si occupa di educazione per generare un pensiero critico e riflessivo (Bentley, 2015), innanzitutto necessario per mettere in atto la responsabilità politica sopra richiamata, implicata nel proprio agire professionale. In secondo luogo, una tale capacità critica di pensare e significare la realtà attuale potrà e dovrà costituirsi in maniera adeguata per essere rivolta agli educandi con cui si lavora, provando ad affrontare, pedagogicamente appunto, i temi legati alla crisi socio-economica e alla violenza terroristica che sempre più riguardano la nostra società e il nostro mondo politico.
Capitolo o saggio
Professionisti dell'educazione; responsabilità dell'agire educativo; terrorismo;
Italian
Educazione e terrorismo
Brambilla, L; Galimberti, A; Tramma, S
2019
978-88-917-8947-1
Franco Angeli
106
116
Gambacorti Passerini, M. (2019). Professionisti dell'educazione e terrorismo: quale responsabilità?. In L. Brambilla, A. Galimberti, S. Tramma (a cura di), Educazione e terrorismo (pp. 106-116). Franco Angeli.
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