Il contributo pubblicato nel volume Amministrazione della giustizia penale e controllo sociale nel regno Lombardo-Veneto ha per oggetto un argomento di importanza fondamentale nella storia dell’amministrazione della giustizia penale in età moderna e contemporanea, vale a dire il tema dei poteri esercitabili dai giudici in sede di acquisizione e di valutazione delle prove. In particolare, lo studio in questione ha preso in esame i problemi posti dalla legislazione processual-penalistica, che fu emanata dal legislatore absburgico nel corso della prima metà del diciannovesimo secolo e che fu applicata dalle corti operanti nel Regno Lombardo-Veneto, dedicando una peculiare attenzione alla questione della rilevanza dei riscontri probatori di natura indiziaria ed alla prassi seguita dagli organi giudicanti nel soppesarne l’effettivo valore ai fini della deliberazione di una sentenza. In questo modo è stato possibile affrontare sotto un profilo di tipo settoriale il tema scottante della discrezionalità esercitata dai giudici di professione in seno ad un modello processuale inquisitorio – quale era quello adottato nel Codice Penale Universale Austriaco del 1803 – al momento di procedere all’assunzione in giudizio delle prove legali ed al loro impiego nell’assumere una decisione in merito al destino degli imputati. La ricerca è stata condotta prendendo in esame i fascicoli processuali conservati presso l’Archivio di Stato di Milano e relativi ad alcuni giudizi criminali celebrati nelle province lombarde e venete dell’impero austriaco, che suscitarono una particolare impressione presso l’opinione pubblica e che si conclusero tutti con la pronuncia di sentenze adottate esclusivamente in ragione della presenza o assenza di indizi. Dalla lettura delle carte, dei rapporti, dei verbali e delle decisioni giudiziali emerge in modo chiaro come un’applicazione rigida e letterale dei principi giuridici solennemente enunciati dal legislatore nelle norme codicistiche potesse essere foriera di numerosi e gravi inconvenienti, comportando di fatto l’assoluzione di molti colpevoli a causa dell’impossibilità di reperire prove legali indiziarie sufficienti per numero e qualità a giustificare la comminazione di una condanna. Di qui ebbero origine le caustiche critiche rivolte da numerosi esponenti della dottrina e della giurisprudenza coeva, sia di lingua tedesca che italiana, contro la normativa austriaca concernente l’impiego di questi particolari mezzi probatori, nonché i diversi tentativi posti in essere dal legislatore absburgico di novellare le disposizioni del codice del 1803, in modo da conseguire il difficile risultato di agevolare i giudici nel condannare gli imputati in presenza di circostanze meramente indiziarie senza per questo giungere fino al punto di ledere i diritti degli innocenti che fossero stati ingiustamente perseguiti.

Rondini, P. (2007). In dubio pro reo? La prassi giudiziaria dell'arbitramento degli indizi nel Regno Lombardo-Veneto. In Amministrazione della giustizia penale e controllo sociale nel Regno Lombardo-Veneto (pp. 93-150). Sommacampagna, Verona : Cierre.

In dubio pro reo? La prassi giudiziaria dell'arbitramento degli indizi nel Regno Lombardo-Veneto

RONDINI, PAOLO
2007

Abstract

Il contributo pubblicato nel volume Amministrazione della giustizia penale e controllo sociale nel regno Lombardo-Veneto ha per oggetto un argomento di importanza fondamentale nella storia dell’amministrazione della giustizia penale in età moderna e contemporanea, vale a dire il tema dei poteri esercitabili dai giudici in sede di acquisizione e di valutazione delle prove. In particolare, lo studio in questione ha preso in esame i problemi posti dalla legislazione processual-penalistica, che fu emanata dal legislatore absburgico nel corso della prima metà del diciannovesimo secolo e che fu applicata dalle corti operanti nel Regno Lombardo-Veneto, dedicando una peculiare attenzione alla questione della rilevanza dei riscontri probatori di natura indiziaria ed alla prassi seguita dagli organi giudicanti nel soppesarne l’effettivo valore ai fini della deliberazione di una sentenza. In questo modo è stato possibile affrontare sotto un profilo di tipo settoriale il tema scottante della discrezionalità esercitata dai giudici di professione in seno ad un modello processuale inquisitorio – quale era quello adottato nel Codice Penale Universale Austriaco del 1803 – al momento di procedere all’assunzione in giudizio delle prove legali ed al loro impiego nell’assumere una decisione in merito al destino degli imputati. La ricerca è stata condotta prendendo in esame i fascicoli processuali conservati presso l’Archivio di Stato di Milano e relativi ad alcuni giudizi criminali celebrati nelle province lombarde e venete dell’impero austriaco, che suscitarono una particolare impressione presso l’opinione pubblica e che si conclusero tutti con la pronuncia di sentenze adottate esclusivamente in ragione della presenza o assenza di indizi. Dalla lettura delle carte, dei rapporti, dei verbali e delle decisioni giudiziali emerge in modo chiaro come un’applicazione rigida e letterale dei principi giuridici solennemente enunciati dal legislatore nelle norme codicistiche potesse essere foriera di numerosi e gravi inconvenienti, comportando di fatto l’assoluzione di molti colpevoli a causa dell’impossibilità di reperire prove legali indiziarie sufficienti per numero e qualità a giustificare la comminazione di una condanna. Di qui ebbero origine le caustiche critiche rivolte da numerosi esponenti della dottrina e della giurisprudenza coeva, sia di lingua tedesca che italiana, contro la normativa austriaca concernente l’impiego di questi particolari mezzi probatori, nonché i diversi tentativi posti in essere dal legislatore absburgico di novellare le disposizioni del codice del 1803, in modo da conseguire il difficile risultato di agevolare i giudici nel condannare gli imputati in presenza di circostanze meramente indiziarie senza per questo giungere fino al punto di ledere i diritti degli innocenti che fossero stati ingiustamente perseguiti.
Capitolo o saggio
history, law, Lombardy-Venetian Kingdom, criminal trial, proof, clues
storia, diritto, Lombardo-Veneto, processo penale, prova, indizi,
Italian
Amministrazione della giustizia penale e controllo sociale nel Regno Lombardo-Veneto
2007
978-88-8314-431-8
Cierre
93
150
Rondini, P. (2007). In dubio pro reo? La prassi giudiziaria dell'arbitramento degli indizi nel Regno Lombardo-Veneto. In Amministrazione della giustizia penale e controllo sociale nel Regno Lombardo-Veneto (pp. 93-150). Sommacampagna, Verona : Cierre.
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