Il volume offre una trattazione ampia e sistematica delle principali questioni al centro della riflessione bioetica, muovendo dalla convinzione che gli strumenti di analisi elaborati in questo ambito disciplinare possano avere un ruolo fondamentare nell’orientare verso scelte consapevoli, quando sono in gioco la salute e la vita delle persone, gli esercenti le professioni sanitarie, non meno degli operatori del diritto chiamati a confrontarsi con questioni bioeticamente rilevanti soprattutto in ambito giudiziale o i soggetti investiti di compiti istituzionali, ma, più in generale, i cittadini tutti. Quella che esce delineata dalle pagine del volume è una bioetica immune dalla “banalizzazione” in cui incorre chi, nell’affrontare le delicatissime questioni in relazione alle quali la bioetica viene chiamata in causa, non riesce a staccarsi dalla morale tradizionale e da molti dei giudizi, o pregiudizi, e dalle intuizioni di senso comune che la caratterizzano. In secondo luogo, è una bioetica che non mitizza aproblematicamente le acquisizioni della scienza, ponendo in guardia dall’errore di investirla di una valenza normativa, ma che, al tempo stesso, rifiuta, denunciandone gli effetti paralizzanti, la “cultura del sospetto” nei confronti della scienza e delle sue applicazioni, propria degli orientamenti bioetici che, presentandosi come depositari di una pretesa “comprensione” eticamente pregnante del mondo della vita, alternativa all’arida e riduttiva conoscenza fornita dalla scienza, si attribuiscono il compito di tracciare, aprioristicamente, confini che il progresso scientifico non potrebbe e non dovrebbe oltrepassare. In terzo luogo, quella di cui si tracciano le linee è una bioetica impegnata a contrastare la tentazione del ridimensionamento del pluralismo etico, che, se pur inizialmente riconosciuto come tratto caratterizzante delle società dei Paesi dell’area culturale – soprattutto, ma non più soltanto – occidentale, viene poi interpretato come prodotto di un disorientamento transitorio e rimediabile proprio grazie a una bioetica nella quale, sulla dichiarata apertura al dialogo, finisce per prevalere l’intransigente affermazione di valori considerati assoluti e “non negoziabili” e, in quanto tali, sottratti al vaglio critico e al confronto. Il volume si caratterizza, peraltro, per la scelta di riservare ampio spazio alla considerazione delle questioni bioetiche da un’angolatura giuridica, con l’intento sia di offrire una panoramica il più possibile aggiornata – con prevalente riferimento al contesto italiano, senza, tuttavia, perdere mai di vista gli sviluppi normativi a livello sovranazionale e internazionale e quelli di altri Paesi – dei modi in cui il diritto è intervenuto, o potrebbe intervenire in un prossimo futuro, in questa materia, sia di portare in evidenza i sottintesi e le implicazioni dei diversi modelli di regolazione che già hanno improntato o potrebbero improntare il “biodiritto”. Nel volume non si trova però soltanto, la ricognizione dei complessi e spesso tortuosi percorsi attraverso i quali si sono andati definendo e, in alcuni casi, sono ancora in via di definizione i criteri ai quali improntare la regolazione giuridica delle questioni bioetiche, bensì anche l’argomentata presa di posizione a favore della strada ritenuta preferibile, perché capace di garantire la realizzazione dei piani di vita e la coesistenza di individui che, in una società eticamente pluralistica, non hanno gli stessi valori di riferimento, né condividono le medesime convinzioni morali. La strada in questione è quella di un diritto che crea le condizioni e appronta le garanzie per l’esplicazione dell’autonomia individuale e delle diverse morali che, attraverso l’esercizio dell’autonomia, trovano espressione, senza peraltro mai perdere di vista, in una prospettiva di responsabilità, le conseguenze collegate alle soluzioni normative adottate. Un diritto, quindi, che si preoccupa di contemperare la libertà degli individui con irrinunciabili esigenze sociali, facendosi carico del problema di porre limiti, ma che, nel farlo, si ispira al principio che individua nella necessità di impedire danni, concretamente ipotizzabili, ad altri l’unica valida ragione per restringere o, addirittura, per sopprimere l’autonomia e, dunque, il potere di decisione e di azione degli individui nelle sfere che direttamente li riguardano. La prospettiva che emerge è quella di una laicità “inclusiva”, la sola compatibile con l’assetto valoriale delineato dalla nostra Costituzione.

Borsellino, P. (2018). Bioetica tra 'morali' e diritto. Nuova edizione aggiornata. Milano : Raffaello Cortina.

Bioetica tra 'morali' e diritto. Nuova edizione aggiornata

Borsellino, P
2018

Abstract

Il volume offre una trattazione ampia e sistematica delle principali questioni al centro della riflessione bioetica, muovendo dalla convinzione che gli strumenti di analisi elaborati in questo ambito disciplinare possano avere un ruolo fondamentare nell’orientare verso scelte consapevoli, quando sono in gioco la salute e la vita delle persone, gli esercenti le professioni sanitarie, non meno degli operatori del diritto chiamati a confrontarsi con questioni bioeticamente rilevanti soprattutto in ambito giudiziale o i soggetti investiti di compiti istituzionali, ma, più in generale, i cittadini tutti. Quella che esce delineata dalle pagine del volume è una bioetica immune dalla “banalizzazione” in cui incorre chi, nell’affrontare le delicatissime questioni in relazione alle quali la bioetica viene chiamata in causa, non riesce a staccarsi dalla morale tradizionale e da molti dei giudizi, o pregiudizi, e dalle intuizioni di senso comune che la caratterizzano. In secondo luogo, è una bioetica che non mitizza aproblematicamente le acquisizioni della scienza, ponendo in guardia dall’errore di investirla di una valenza normativa, ma che, al tempo stesso, rifiuta, denunciandone gli effetti paralizzanti, la “cultura del sospetto” nei confronti della scienza e delle sue applicazioni, propria degli orientamenti bioetici che, presentandosi come depositari di una pretesa “comprensione” eticamente pregnante del mondo della vita, alternativa all’arida e riduttiva conoscenza fornita dalla scienza, si attribuiscono il compito di tracciare, aprioristicamente, confini che il progresso scientifico non potrebbe e non dovrebbe oltrepassare. In terzo luogo, quella di cui si tracciano le linee è una bioetica impegnata a contrastare la tentazione del ridimensionamento del pluralismo etico, che, se pur inizialmente riconosciuto come tratto caratterizzante delle società dei Paesi dell’area culturale – soprattutto, ma non più soltanto – occidentale, viene poi interpretato come prodotto di un disorientamento transitorio e rimediabile proprio grazie a una bioetica nella quale, sulla dichiarata apertura al dialogo, finisce per prevalere l’intransigente affermazione di valori considerati assoluti e “non negoziabili” e, in quanto tali, sottratti al vaglio critico e al confronto. Il volume si caratterizza, peraltro, per la scelta di riservare ampio spazio alla considerazione delle questioni bioetiche da un’angolatura giuridica, con l’intento sia di offrire una panoramica il più possibile aggiornata – con prevalente riferimento al contesto italiano, senza, tuttavia, perdere mai di vista gli sviluppi normativi a livello sovranazionale e internazionale e quelli di altri Paesi – dei modi in cui il diritto è intervenuto, o potrebbe intervenire in un prossimo futuro, in questa materia, sia di portare in evidenza i sottintesi e le implicazioni dei diversi modelli di regolazione che già hanno improntato o potrebbero improntare il “biodiritto”. Nel volume non si trova però soltanto, la ricognizione dei complessi e spesso tortuosi percorsi attraverso i quali si sono andati definendo e, in alcuni casi, sono ancora in via di definizione i criteri ai quali improntare la regolazione giuridica delle questioni bioetiche, bensì anche l’argomentata presa di posizione a favore della strada ritenuta preferibile, perché capace di garantire la realizzazione dei piani di vita e la coesistenza di individui che, in una società eticamente pluralistica, non hanno gli stessi valori di riferimento, né condividono le medesime convinzioni morali. La strada in questione è quella di un diritto che crea le condizioni e appronta le garanzie per l’esplicazione dell’autonomia individuale e delle diverse morali che, attraverso l’esercizio dell’autonomia, trovano espressione, senza peraltro mai perdere di vista, in una prospettiva di responsabilità, le conseguenze collegate alle soluzioni normative adottate. Un diritto, quindi, che si preoccupa di contemperare la libertà degli individui con irrinunciabili esigenze sociali, facendosi carico del problema di porre limiti, ma che, nel farlo, si ispira al principio che individua nella necessità di impedire danni, concretamente ipotizzabili, ad altri l’unica valida ragione per restringere o, addirittura, per sopprimere l’autonomia e, dunque, il potere di decisione e di azione degli individui nelle sfere che direttamente li riguardano. La prospettiva che emerge è quella di una laicità “inclusiva”, la sola compatibile con l’assetto valoriale delineato dalla nostra Costituzione.
Monografia o trattato scientifico - Monografia di Ricerca - Riedizione/traduzione
Bioetica, diritto, biodiritto, filosofofia del diritto, morale
Italian
2018
978-88-6030-980-8
Raffaello Cortina
503
Borsellino, P. (2018). Bioetica tra 'morali' e diritto. Nuova edizione aggiornata. Milano : Raffaello Cortina.
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