Si capisce molto della trasformazione che la finanza ha avuto negli ultimi anni guardando al numero di laureati e specializzati in matematica, fisica e altre materie quantitative che hanno trovato posti d’oro e remunerazioni elevate nelle banche e nelle più importanti società finanziarie. Con il proliferare di prodotti finanziari sempre più complessi e sofisticati nella loro architettura e nelle modalità di funzionamento, al punto da richiedere quel genere di know-how più di ogni altro, la finanza è parsa diventare una “industria” autonoma, con i suoi prodotti, i suoi processi produttivi e una peculiare quanto sbalorditiva capacità di creare valore. Questa illusione è durata per qualche anno e ha prodotto forse alcune grandi ricchezze private ma un sicuro disastro pubblico. È giunto il tempo di ristabilire alcune verità fondamentali e di sfruttare l’occasione per affinare le capacità di analisi e d’intervento. Il punto di partenza di quest’articolo è semplice da enunciare: non si dà distribuzione (e tanto meno moltiplicazione) di ricchezza senza che questa sia prima prodotta. I numeri e gli algoritmi separati dalla conoscenza delle imprese e dei mercati nei quali queste operano sono solo pericolose astrazioni. Occorre trovare rapidamente il modo di riallacciare quel legame tra economia reale e finanza che si è spezzato innescando una crisi senza precedenti. Il metodo di i-Valuation che presentiamo qui risponde a quest’obiettivo evidenziando e analizzando le fonti ultime di creazione del valore per l’impresa, l’azionista, gli stakeholders e il paese, attraverso la costruzione di un ponte solido che collega la moderna teoria della finanza d’impresa, l’economia, la strategia e l’organizzazione aziendale. L’i-Valuation, in particolare, si sviluppa intorno a un modello originale di “catena del valore per l’azionista”, che ha nell’analisi dei processi di acquisto e perdita di valore degli intangibili il primo e fondamentale anello. Un sistema organico e scientificamente fondato di relazioni di causa/effetto collega queste fonti intangibili di valore alla dinamica (intensità, espandibilità/replicabilità e durata) delle cinque forme di vantaggio competitivo individuate in strategia: 1) attrattività del settore, 2) resource-based (risorse e competenze rare, non imitabili e di valore), 3) capacità dinamiche, 4) networks strategici, 5) sinergie.

Chiacchierini, C., Perrone, V., Perrini, F. (2008). Il metodo i-Valuation. Le basi strategiche della valutazione d’impresa. LA VALUTAZIONE DELLE AZIENDE, 34-68.

Il metodo i-Valuation. Le basi strategiche della valutazione d’impresa

CHIACCHIERINI, CLAUDIO;
2008

Abstract

Si capisce molto della trasformazione che la finanza ha avuto negli ultimi anni guardando al numero di laureati e specializzati in matematica, fisica e altre materie quantitative che hanno trovato posti d’oro e remunerazioni elevate nelle banche e nelle più importanti società finanziarie. Con il proliferare di prodotti finanziari sempre più complessi e sofisticati nella loro architettura e nelle modalità di funzionamento, al punto da richiedere quel genere di know-how più di ogni altro, la finanza è parsa diventare una “industria” autonoma, con i suoi prodotti, i suoi processi produttivi e una peculiare quanto sbalorditiva capacità di creare valore. Questa illusione è durata per qualche anno e ha prodotto forse alcune grandi ricchezze private ma un sicuro disastro pubblico. È giunto il tempo di ristabilire alcune verità fondamentali e di sfruttare l’occasione per affinare le capacità di analisi e d’intervento. Il punto di partenza di quest’articolo è semplice da enunciare: non si dà distribuzione (e tanto meno moltiplicazione) di ricchezza senza che questa sia prima prodotta. I numeri e gli algoritmi separati dalla conoscenza delle imprese e dei mercati nei quali queste operano sono solo pericolose astrazioni. Occorre trovare rapidamente il modo di riallacciare quel legame tra economia reale e finanza che si è spezzato innescando una crisi senza precedenti. Il metodo di i-Valuation che presentiamo qui risponde a quest’obiettivo evidenziando e analizzando le fonti ultime di creazione del valore per l’impresa, l’azionista, gli stakeholders e il paese, attraverso la costruzione di un ponte solido che collega la moderna teoria della finanza d’impresa, l’economia, la strategia e l’organizzazione aziendale. L’i-Valuation, in particolare, si sviluppa intorno a un modello originale di “catena del valore per l’azionista”, che ha nell’analisi dei processi di acquisto e perdita di valore degli intangibili il primo e fondamentale anello. Un sistema organico e scientificamente fondato di relazioni di causa/effetto collega queste fonti intangibili di valore alla dinamica (intensità, espandibilità/replicabilità e durata) delle cinque forme di vantaggio competitivo individuate in strategia: 1) attrattività del settore, 2) resource-based (risorse e competenze rare, non imitabili e di valore), 3) capacità dinamiche, 4) networks strategici, 5) sinergie.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
strategia; valutazione d'azienda
Italian
nov-2008
34
68
none
Chiacchierini, C., Perrone, V., Perrini, F. (2008). Il metodo i-Valuation. Le basi strategiche della valutazione d’impresa. LA VALUTAZIONE DELLE AZIENDE, 34-68.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/14122
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