La crisi economico-finanziaria che ha interessato gli Stati membri dell’Unione europea può essere fronteggiata soltanto grazie a scelte politiche in grado di riportare agli obiettivi originari il disegno di convivenza sociale, politica ed economica affidato al processo di integrazione. In questa luce il saggio, una volta discussa (in ragione degli strumenti non convenzionali approntati negli ultimi anni dalla BCE “a guida Draghi”) l’ormai superata separazione netta fra politica economica e monetaria, si chiede se questa specifica evoluzione rispetti ancora i tratti coessenziali alle forme di governo parlamentari nello stesso ambito, e se, laddove la risposta sia negativa, i poteri nazionali sovrani debbano riappropriarsi delle scelte fondamentali in materia economica e monetaria, oppure possano comunque aprirsi a ulteriori decurtazioni di sovranità. Lo studio, in particolare attraverso l’analisi degli istituti che, a livello nazionale e sovranazionale, garantiscono (a) il controllo democratico indiretto delle scelte di politica monetaria affidate alla BCE e agli Esecutivi degli Stati membri, (b) della giurisprudenza costituzionale tedesca e sovranazionale sugli atti della BCE, e (c) del modello costituzionale sulla base del quale la stessa Banca è stata ideata, teorizza, nell’ottica costituzionalistica e con metodo interdisciplinare, (1) il consolidamento dell’evoluzione della politica monetaria da tradizionale a non-convenzionale e la conseguente sottrazione della stessa politica al controllo democratico indiretto finora esercitato dai parlamenti nazionali, e (2) il rischio che l’intervento delle giurisdizioni costituzionali in una materia intrinsecamente politica snaturi il carattere di queste peculiari giurisdizioni. Sulla base di queste ed altre osservazioni, il saggio giunge ad affermare che (3) il problema a fondamento della più ampia questione trattata non sia rappresentato dal noto deficit democratico dell’Unione europea, ma dal meno discusso deficit democratico a livello nazionale. L’analisi porta infine a sostenere la necessità di rinnovare il patto fondativo della convivenza politica pacifica nell’UE grazie a ciò che lo stesso lavoro giunge a definire come “costituzionalismi intrecciati” (europeo e nazionale), le cui origini affondano nelle note teorie del “Verfassungspatriotismus” e dello “intertwined government”.
Bonini, M. (2016). La Banca Centrale Europea tra forma di governo parlamentare, democrazia "à la UE" e "costituzionalismi intrecciati". RIVISTA AIC, 2016(4).
La Banca Centrale Europea tra forma di governo parlamentare, democrazia "à la UE" e "costituzionalismi intrecciati"
BONINI, MONICA
2016
Abstract
La crisi economico-finanziaria che ha interessato gli Stati membri dell’Unione europea può essere fronteggiata soltanto grazie a scelte politiche in grado di riportare agli obiettivi originari il disegno di convivenza sociale, politica ed economica affidato al processo di integrazione. In questa luce il saggio, una volta discussa (in ragione degli strumenti non convenzionali approntati negli ultimi anni dalla BCE “a guida Draghi”) l’ormai superata separazione netta fra politica economica e monetaria, si chiede se questa specifica evoluzione rispetti ancora i tratti coessenziali alle forme di governo parlamentari nello stesso ambito, e se, laddove la risposta sia negativa, i poteri nazionali sovrani debbano riappropriarsi delle scelte fondamentali in materia economica e monetaria, oppure possano comunque aprirsi a ulteriori decurtazioni di sovranità. Lo studio, in particolare attraverso l’analisi degli istituti che, a livello nazionale e sovranazionale, garantiscono (a) il controllo democratico indiretto delle scelte di politica monetaria affidate alla BCE e agli Esecutivi degli Stati membri, (b) della giurisprudenza costituzionale tedesca e sovranazionale sugli atti della BCE, e (c) del modello costituzionale sulla base del quale la stessa Banca è stata ideata, teorizza, nell’ottica costituzionalistica e con metodo interdisciplinare, (1) il consolidamento dell’evoluzione della politica monetaria da tradizionale a non-convenzionale e la conseguente sottrazione della stessa politica al controllo democratico indiretto finora esercitato dai parlamenti nazionali, e (2) il rischio che l’intervento delle giurisdizioni costituzionali in una materia intrinsecamente politica snaturi il carattere di queste peculiari giurisdizioni. Sulla base di queste ed altre osservazioni, il saggio giunge ad affermare che (3) il problema a fondamento della più ampia questione trattata non sia rappresentato dal noto deficit democratico dell’Unione europea, ma dal meno discusso deficit democratico a livello nazionale. L’analisi porta infine a sostenere la necessità di rinnovare il patto fondativo della convivenza politica pacifica nell’UE grazie a ciò che lo stesso lavoro giunge a definire come “costituzionalismi intrecciati” (europeo e nazionale), le cui origini affondano nelle note teorie del “Verfassungspatriotismus” e dello “intertwined government”.File | Dimensione | Formato | |
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